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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 28.1925

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Fasc. 3
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Moschini, Vittorio: Filippo Della Valle
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https://doi.org/10.11588/diglit.17345#0206

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VITTORIO MOSCHINI

quanto a scultura, non sia stato che uno stanco
continuatore del barocco più vivace, come ve-
diamo anche nei rilievi della cappella Corsini al
Carmine che, per quanto nel loro moto animato

nelle accentuazioni del rilievo contengano non
poche goffaggini, sono tra le opere migliori di
quel mediocre scultore.

Il Della Valle venne assai giovane a Roma,
ov'era già nel 1725, quando vinse un primo
premio nel concorso dementino dell'Accademia
di S. Luca.1 Tanto giovane egli era da avere
ancora bisogno di mettersi con qualche famoso
maestro: questi fu Camillo Rusconi. Vedremo
in seguito quanto poco il Della Valle possa dirsi
veramente seguace del Rusconi (ben altrimenti
la plastica del Rusconi tu continuata da Pietro
Bracci); ma che tale artista gli abbia molto in-
segnato, certo pili che altro in quanto a tecnica,
è il Della Valle stesso che lo afferma, nella sua nota
lettera del 10 gennaio 1732 a Giovanni Bottari:
« volentieri comunicherò a V. S. ili. quelle notizie
che ho di Camillo Rusconi... e tanto più volen-
tieri lo fo, perchè stimo d'adempiere a un atto
di gratitudine avendo da esso appresi molti in-
segnamenti, sì in voce e si dalli esemplari delle
sue opere ».2

È questo il momento di notare in ([nella let-
tera alcuni interessanti accenni che mostrano i
gusti del nostro. Egli dice Ercole Ferrata » scul-
tore eccellente e di gran nome »: ciò è assai ge-
nerico e non potremmo ricavarne molto, dato
che, lodando il Rusconi, era logico, allora, lodare
la sua origine, e il suo maestro doveva essere
« eccellente e di gran nome » (ben altro avrebbe
fatto un apologista moderno a mostrare l'indi-
vidualità del suo prediletto). Ma, pure, il Della
Valle dovette certo ammirare le opere cosi com-
poste e classicheggianti del Ferrata, il quale ebbe
tanta importanza per l'educazione degli scul-
tori del tardo Seicento (pure il Foggi ni fu nella
sua bottega), anche senza operare con lui, come
fantasticamente affermò il Ticozzi.3 per la sem-

1 È forse questa l'occasione di far note le notizie (per
noi di scarsa importanza) che risultano dall'archivio del-
l'Accademia circa i rapporti del Della Valle con essa: il
4 giugno 1730 fu nominato accademico — il 2 gennaio
1752 gli fu dato il possesso del principato, al quale era
stato eletto — tale possesso gli fu dato nuovamente il
6 gennaio 1760 e il 16 novembre di quell'anno fu confer-
mato principe per il 1761 — la sua firma ricorre più volte
nei registri delle adunanze dell'Accademia - ivi si con-
serva il suo ritratto, datato 1766.

- Bottaki Ticozzi, Raccolta di lettere, ecc., voi. II, pa-
gina 310 e sgg.

3 Stefano Ticozzi, Dizionario, ecc., Milano, 1832.

plice ragione che quando il Ferrata morì (1686)
il Della Valle non era nato.

Ecco poi, ben più significativo, un accenno
alla statua di S. Giovanni Evangelista, del Ru-
sconi, nella basilica lateranense. Delle quattro
statue del Rusconi il Della Valle ricorda a! Bot-
tari specie quella: « e V. S. ili. si ricorderà del
panneggiamento del S. Gio. e quante lodi, nel
riguardarlo con ammirazione, gli abbiamo date
insieme ». 1! panneggio di quella statua è il più
semplice e il più nobile e, tutto sommato, il meno
lontano dal genere più tardi prediletto dal neo-
classico Cicognara: 1 si confronti con quello del
S. Iacopo (la statua più vicina come posa a quella
di S. Giovanni), affastellato in un grosso nodo
sul petto dell'apostolo e non già così semplice
e liscio. Tale accenno ci mostra la preferenza del
nostro per l'accademico, anziché per lo scenogra-
fico, nello scegliere tra quelle statue del Rusconi
nelle quali tutte, in fondo, la scenografia era ac-
cademia d'enfasi e d'atteggiamenti. Egli pre-
teriva proprio la statua meno rusconiana, la
p'ù semplice, la più nitida: ciò è sintomatico,
come poi si vedrà meglio.

I.a prima opera nota del Della Valle è un ri-
lievo in terracotta conservato all'Accademia di
S. Luca. Un opuscolo del 1727,2 dedicato dagli
accademici a Benedetto XIII, ci dà notizia del-
l'opera. Il tema proposto per il concorso de-
mentino di scultura del 1725 era: « Rappresen-
tare in bassorilievo di greta cotta Giosia Re di
Giuda che consegna il denaro raccolto ad Amasia
Governatore della Città, a Safano Cancelliere,
a Iota Segretario ed al Pontefice Eliacia per fare
la spesa di ridurre il Tempio a suo perfetto ter-
mine e compimento ».

I due primi premi furono assegnati a Pietro
Bracci ed a F'ilippo della Valle, il secondo al porto-
ghese Giuseppe Almeida.

II confronto del rilievo del Bracci e di quello
del Della Valle fu già fatto dal Von Damarus, 3
ma non sarà male ritornarvi, perchè ci darà modo
di notare chiaramente il fare caratteristico del
nostro scultore, che in tale opera giovanile si
mostra già padrone dell'arte sua. Mentre il rilievo

1 ClCOGNARA, Storia della scultura, ecc.:

1 I panni che producono un bell'effetto nelle opere di
scultura vogliono essere sottili, adattati alle forme, or-
denti e molli quasi fossero inumiditi; flessibilità che pur
anche in natura servono ad indicarci mirabilmente i co-
toni dell'Indie e le lane orientali ».

- Il trionfo delle tre nobili e belle arti... mostrate nel Cam
pidoglio... l'anno del Giubileo MDCCXXV, Roma, presso
Giov. Maria Salvioni, 1727.

3 Kurt von amarus, Pietro Bracci, Strassburg, 1915
 
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