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VITTORIO MOSCHIKI
posa, si preme con la destra il petto devotamente,
accompagnando quel gesto col moto quasi paral-
lelo dell'altro braccio, e solleva al ciclo il bel
volto sereno, senza badare ai beni terreni del
rovesciato corno d'abbondanza. In quel lento
moto circolare la figura si spazia e le danno am-
piezza le ali aperte, concave ad accoglier l'om-
bra, il drappeggio che senza enfasi alcuna la ve-
ste e si dispone sul frontispizio. L'altra figura, la
Tortezza, è assai più dura, le manca quella de-
licata ispirazione, quel ritmo gentile, già tanto
neoclassico, senza il «piale le vengon meno aria
e rilievo: i suoi panneggi si spezzettano, ne in (pici
loro frangersi possono assumere valore alcuno,
senza quel pittorico moto del (piale li avrebbe
animati un barocco, così che, venuta meno la
plastica impressionistica e la forza sintetica del
movimento, non può che restare il disordine.
Per ia stessa chiesa di S, Giovanni dei Fioren-
tini il Della Valle condusse, nei primi mesi del 1750,
il semplice monumento a memoria di Clemente
XII (fig. 4), collocato nell'andito presso l'ingresso
della sacrestia. 1 Egli disegnò l'ornato semplice ed
elegante che con tenue aggetto si delinea sulla
parete: l'ampia targa nel basso, incorniciata da
un listello di marmo giallo e da una fascia di bigio,
la parte superiore con la nicchia ovale a sfondo del
busto del papa posto su di una mensola, i due vasi
rococò con faci, ai lati, il mosso profilo dell'insieme
che culmina in uno spezzato frontispizio. Il busto
del pontefice risalta nel suo grigio campo, nella sua
I Dall'archivio della chiesa (tomo 308, pag. 132 seg.) risulta
dir il 30 settembre 1741) la confraternita decise di collocare
più degnamente il busto di Clemente XII che era stato
scolpito già da qualche anno da Filippo Della Valle per scudi
150 e che si conservava nell'archivio. Si decise d'incaricare
lo scultore di scegliere il luogo ove il busto doveva essere
collocato e di decorarlo degnamente. I.'ii novembre 1749
fu concesso al Della Valle di servirsi a tale scopo di alcuni
marmi che si trovavano nel cortile del Consolato dei Fio-
rentini. Il 24 febbraio 1750 si decise di collocare il busto ove
attualmente si trova e di consegnare al Della Valle «cinque
pezzi di colonne di marmo forestiero, ma ordinario e di poca
valuta, di color bigio » (si tratta dei suddetti marini). Il
28 aprile 1750 erano stati consegnati al Della Valle tali
marmi, Il 27 luglio 1750 (ardi, cit., tomo 250 n. 115) il ca-
pomastro muratore Giacomo Inganni presentava il conto
dei « lavori di muro » per « mettere in opra il novo deposito
accanto alla porta della sagrestia... con rimettere in opra il
deposito vecchio incontro al med£ ».
II busto era stato eseguito dal Della Valle verso il 1742:
infatti il 6 aprile 1742 si fece un mandato di scudi cento a
favore del Della Valle a saldo del pagamento del « busto di
marmo rappresentante la S. M. di Papa Clemente XII per
collocarlo nel deposito di memoria da farsi in nra chiesa per
la facciata fatta « (Arch. cit., tomo 361, n. 1021).
plastica piuttosto povera ma pure assai fine e de-
corativa: assai bene è espresso nel vecchio papa
toscano un suo carattere piuttosto contegnoso.
Tra il 1749 e il 1750 il Della Valle scolpi la
grande pala marmorea dell'altare dell'Annunziata
in S. Ignazio, 1 una delle sue opere più importanti,
(fig. 5). I a scena è tutta festosa d'angeli e di cheru-
bini in terra e in cielo, attorno all'Eterno che pen-
soso contempla e benedice, presso la Vergine che
s'inginocchia devota all'apparizione dell'angelo.
Quei cherubini, ad uno ad uno caratterizzati, deli-
ziosi studi di fanciulli, mi fanno pensare non poco
ai bimbi scolpiti dal Bouchardon (certo con ben
maggiore freschezza) nei bassorilievi delle Sta-
gioni della fontana di Grenelle a Parigi (1739-45).
che certo il Della Valle non vide mai. Ora, trovare
delle analogie, sia pur vaghe, tra il Della Valle
e il Bouchardon non è certo casuale: si tratta di
uno stesso momento di barocco classicheggiante
che doveva ben esprimersi in un francese come
in un toscano. Si pensi poi che i due artisti vis-
sero per nove anni nello stesso ambiente romano.
Si sa infatti che il Bouchardon fu a Roma dal 1723
al 1732 ed esegui ivi molte opere famose, specie
ritratti, tra i quali quello di Clemente XII ora a
Firenze nel palazzo Corsini. Anzi, se il Bouchardon
non fosse stato sollecitato a ritornare in Francia,
avrebbe lavorato anche lui per la cappella Cor-
sini, per la quale, poco prima di partire da Roma,
aveva fatto il bozzetto di una statua della Giu-
stina e di due putti.1
1 Nel 1749 si costruì l'altare, simile in tutto a quello di
fronte architettato da fratel Pozzo (1700): allora il Bracci
scolpì gli angeli della balaustra, come sappiamo dal suo
diario (cfr. C. Gradara, Pietro Bracci, pag. 104 ). Si
conserva poi una stampa del rilievo deWAnnunciazion\
disegnata da T. Solari ed incisa da A. Faldoni, nella quale
si legge della pala: « exculpta opere anaglypho a Philippo
de Valle Fiorentino anno 1750 » (Gabinetto Nazionale
delle stampe, 35. H. 19. 37650). È stato affermato che il
disegno della pala del Della Valle risale ad Andrea Pozzo.
Ritengo probabile che tale notizia derivi da ciò:
nel trattato di prospettiva del Pozzo (parte II, figura 67)
si vede un altare dipinto da questi in S. Ignazio sulla pa-
rete, con illusionismo prospettico, e nella pala è raffigu-
rata VAnnunciazione, con l'angelo che appare alla Ver-
gine in basso, e l'Eterno nell'alto. Ma di tale dipinto il
Della Valle tenne conto (certo anche per ragioni di culto) solo
per rappresentare anche nella sua scultura una Annuncia-
zione con l'angelo a volo a sinistra, la Vergine inginocchiata
a destra e l'Eterno in alto. Ma il dipinto del Pozzo era
diverso dalla pala scolpita, anche nell'atteggiamento
delle figure, e non si può far risalire al Pozzo l'idea
di questa pala, anche senza notare che ciò che conta non
è lo schematico motivo ma l'esecuzione.
- A. Roserot, ha vie et Vceuvre d'Edme Bouchardon
en Italie, in Gaz. d. lleaux Arts, voi. XL (1908), pag. 17-37.
VITTORIO MOSCHIKI
posa, si preme con la destra il petto devotamente,
accompagnando quel gesto col moto quasi paral-
lelo dell'altro braccio, e solleva al ciclo il bel
volto sereno, senza badare ai beni terreni del
rovesciato corno d'abbondanza. In quel lento
moto circolare la figura si spazia e le danno am-
piezza le ali aperte, concave ad accoglier l'om-
bra, il drappeggio che senza enfasi alcuna la ve-
ste e si dispone sul frontispizio. L'altra figura, la
Tortezza, è assai più dura, le manca quella de-
licata ispirazione, quel ritmo gentile, già tanto
neoclassico, senza il «piale le vengon meno aria
e rilievo: i suoi panneggi si spezzettano, ne in (pici
loro frangersi possono assumere valore alcuno,
senza quel pittorico moto del (piale li avrebbe
animati un barocco, così che, venuta meno la
plastica impressionistica e la forza sintetica del
movimento, non può che restare il disordine.
Per ia stessa chiesa di S, Giovanni dei Fioren-
tini il Della Valle condusse, nei primi mesi del 1750,
il semplice monumento a memoria di Clemente
XII (fig. 4), collocato nell'andito presso l'ingresso
della sacrestia. 1 Egli disegnò l'ornato semplice ed
elegante che con tenue aggetto si delinea sulla
parete: l'ampia targa nel basso, incorniciata da
un listello di marmo giallo e da una fascia di bigio,
la parte superiore con la nicchia ovale a sfondo del
busto del papa posto su di una mensola, i due vasi
rococò con faci, ai lati, il mosso profilo dell'insieme
che culmina in uno spezzato frontispizio. Il busto
del pontefice risalta nel suo grigio campo, nella sua
I Dall'archivio della chiesa (tomo 308, pag. 132 seg.) risulta
dir il 30 settembre 1741) la confraternita decise di collocare
più degnamente il busto di Clemente XII che era stato
scolpito già da qualche anno da Filippo Della Valle per scudi
150 e che si conservava nell'archivio. Si decise d'incaricare
lo scultore di scegliere il luogo ove il busto doveva essere
collocato e di decorarlo degnamente. I.'ii novembre 1749
fu concesso al Della Valle di servirsi a tale scopo di alcuni
marmi che si trovavano nel cortile del Consolato dei Fio-
rentini. Il 24 febbraio 1750 si decise di collocare il busto ove
attualmente si trova e di consegnare al Della Valle «cinque
pezzi di colonne di marmo forestiero, ma ordinario e di poca
valuta, di color bigio » (si tratta dei suddetti marini). Il
28 aprile 1750 erano stati consegnati al Della Valle tali
marmi, Il 27 luglio 1750 (ardi, cit., tomo 250 n. 115) il ca-
pomastro muratore Giacomo Inganni presentava il conto
dei « lavori di muro » per « mettere in opra il novo deposito
accanto alla porta della sagrestia... con rimettere in opra il
deposito vecchio incontro al med£ ».
II busto era stato eseguito dal Della Valle verso il 1742:
infatti il 6 aprile 1742 si fece un mandato di scudi cento a
favore del Della Valle a saldo del pagamento del « busto di
marmo rappresentante la S. M. di Papa Clemente XII per
collocarlo nel deposito di memoria da farsi in nra chiesa per
la facciata fatta « (Arch. cit., tomo 361, n. 1021).
plastica piuttosto povera ma pure assai fine e de-
corativa: assai bene è espresso nel vecchio papa
toscano un suo carattere piuttosto contegnoso.
Tra il 1749 e il 1750 il Della Valle scolpi la
grande pala marmorea dell'altare dell'Annunziata
in S. Ignazio, 1 una delle sue opere più importanti,
(fig. 5). I a scena è tutta festosa d'angeli e di cheru-
bini in terra e in cielo, attorno all'Eterno che pen-
soso contempla e benedice, presso la Vergine che
s'inginocchia devota all'apparizione dell'angelo.
Quei cherubini, ad uno ad uno caratterizzati, deli-
ziosi studi di fanciulli, mi fanno pensare non poco
ai bimbi scolpiti dal Bouchardon (certo con ben
maggiore freschezza) nei bassorilievi delle Sta-
gioni della fontana di Grenelle a Parigi (1739-45).
che certo il Della Valle non vide mai. Ora, trovare
delle analogie, sia pur vaghe, tra il Della Valle
e il Bouchardon non è certo casuale: si tratta di
uno stesso momento di barocco classicheggiante
che doveva ben esprimersi in un francese come
in un toscano. Si pensi poi che i due artisti vis-
sero per nove anni nello stesso ambiente romano.
Si sa infatti che il Bouchardon fu a Roma dal 1723
al 1732 ed esegui ivi molte opere famose, specie
ritratti, tra i quali quello di Clemente XII ora a
Firenze nel palazzo Corsini. Anzi, se il Bouchardon
non fosse stato sollecitato a ritornare in Francia,
avrebbe lavorato anche lui per la cappella Cor-
sini, per la quale, poco prima di partire da Roma,
aveva fatto il bozzetto di una statua della Giu-
stina e di due putti.1
1 Nel 1749 si costruì l'altare, simile in tutto a quello di
fronte architettato da fratel Pozzo (1700): allora il Bracci
scolpì gli angeli della balaustra, come sappiamo dal suo
diario (cfr. C. Gradara, Pietro Bracci, pag. 104 ). Si
conserva poi una stampa del rilievo deWAnnunciazion\
disegnata da T. Solari ed incisa da A. Faldoni, nella quale
si legge della pala: « exculpta opere anaglypho a Philippo
de Valle Fiorentino anno 1750 » (Gabinetto Nazionale
delle stampe, 35. H. 19. 37650). È stato affermato che il
disegno della pala del Della Valle risale ad Andrea Pozzo.
Ritengo probabile che tale notizia derivi da ciò:
nel trattato di prospettiva del Pozzo (parte II, figura 67)
si vede un altare dipinto da questi in S. Ignazio sulla pa-
rete, con illusionismo prospettico, e nella pala è raffigu-
rata VAnnunciazione, con l'angelo che appare alla Ver-
gine in basso, e l'Eterno nell'alto. Ma di tale dipinto il
Della Valle tenne conto (certo anche per ragioni di culto) solo
per rappresentare anche nella sua scultura una Annuncia-
zione con l'angelo a volo a sinistra, la Vergine inginocchiata
a destra e l'Eterno in alto. Ma il dipinto del Pozzo era
diverso dalla pala scolpita, anche nell'atteggiamento
delle figure, e non si può far risalire al Pozzo l'idea
di questa pala, anche senza notare che ciò che conta non
è lo schematico motivo ma l'esecuzione.
- A. Roserot, ha vie et Vceuvre d'Edme Bouchardon
en Italie, in Gaz. d. lleaux Arts, voi. XL (1908), pag. 17-37.