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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 28.1925

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Fasc. 3
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Bollettino bibliografico
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https://doi.org/10.11588/diglit.17345#0255

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BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO

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primo sempre e signore in ogni campo, il Facchini e il
D'Ancona, che, soli in Italia, si erano applicati a definire
l'opera del maestro da quella degli aiuti, e in particolare
di Benozzo Gozzoli. Che, in generale, dal padre Marchesi
in poi, molti avevano scritto suì\'Angelico ma, trascinati
da estatica ammirazione, non avevano fatto che cantare
a gola spiegata le lodi del soave pittore. Accanto a questa
critica puerile di esaltazione, Clara Ciraolo e Bianca Maria
Arbib, hanno inteso far opera di seria coltura; che venisse
cioè a completare le ricerche degli studiosi che le ave-
vano precedute, giungendo a limitare in modo, per quanto
fosse possibile, definitivo la gran quantità di opere attri-
buite all'Angelico; e a portare un'ordine in questa vasta
produzione, distinguendo la mano del maestro da quella
dei collaboratori, definendo nettamente l'arte di lui, e fa-
cendola apparire in tutta la sua limpidezza.

Era necessario penetrare ben addentro nello spirito del-
l'argomento, mettersi in profonda intimità con l'opera di
arte da illustrare, acquistare una sensibilità che potesse av-
vertire le minime divergenze formali e spirituali da quella
che è la vera espressione artistica dell'Angelico. E a risultati
giusti e sicuri sono giunte senza dubbio le due Autrici, dopo
uno studio assiduo ed attento, aiutato da un intuito ar-
tistico veramente assai fine.

Parecchie importanti opere, già comunemente attribuite
a Fra' Giovanni da Fiesole, sono state così, dalle autrici,
coraggiosamente radiate dal numero delle opere originali e
le ragioni di questi cambiamenti sono sempre presentati
nel modo più convincente. II Beato Angelico trova, senza
dubbio, la sua prima espressione a Cortona, e specialmente in
quelle indimentic abili predelle, cosi festose di colori, cosi
vivaci di aggruppamenti c cosi architettonicamente com-
poste. Ed ecco farsi avanti gli imitatori, colpiti dalla gio-
vanile bellezza di queste opere con le quali l'Angelico dice
forse la sua più fresca parola. Giustamente Clara Ciraolo
ha designato come opera di collaborazione VAnnunciazione
del Prado, nella quale si rivela una mano più dura, che al-
tera i dolci lineamenti, irrigidisce le morbide pieghe, mate-
rializza forma ed espressione, imita, insomma, rozzamente, la
quasi irreale delicatezza del Maestro. E lo stesso per VA nnun-
dazione di Montecarlo in Valdarno e per quella della Na-
tional Gallery, artificiosa la prima, volgare la seconda. Il pe-
riodo di Fiesole è definito il periodo della grazia, fra la viva-
cità festosa delle opere di Cortona, e la semplicità solenne
degli affreschi di S. Marco; periodo di opere finissime, minu-
ziose, scintillanti, partecipi di miniaturistiche squisitezze;
dell'Adorazione dei Magi, della Madonna della Stella, della
famosa Incoronazione della Vergine, espressione massima
dell'arte del Beato in questo periodo, per l'armonioso svi-
luppo della composizione, il paradisiaco splendore delle au-
reole, delle vesti, dei volti e i sublimi cori degli angeli. Ben
diversa da questa opera raggiante di celeste letizia, Vinco-
ronazione conservata al Louvre, con le sue figure statiche e
grevi! Anche nel tabernacolo dei Linnaioli l'autrice distingue
la mano del collaboratore nelle scenette della predella e nelle
figure esterne degli sportelli; e negata al Maestro la Madonna

in trono e Santi di S. Marco (proveniente dal Convento del
Bosco), coraggiosamente gli toglie anche il trittico di Pe-
rugia ionie opera che nonostante pregi notevoli di disegno
e di colore mostra l'impronta di una mano che non è quella
del Beato.

Negli affreschi di San Marco, l'arte del Beato Angelico
raggiunge la sua massima espressione; la semplificazione e
estrema; il mistico sentimento raggia in tutta la sua potenza
dalla pura nudità delle forme. II colmo della semplicità e
della purezza è espresse» da quella ineffabile Annunciazione
della terza cellctta, la più alta espressione mistica che mai
sia stata tradotta in forme pittoriche; lo stesso m-WInco-
ronazione della Vergine, non festosa di suoni e di danze, ma
ridotta a puro atto spirituale; e cosi via. Accanto a queste
composizioni solennemente, austeramente essenziali, il Noli
me tangere appare assai terrestre; e Bianca Maria Arbib,
subentrata alla Ciraolo nello studio delle opere dell'Angelico,
lo dà alla scuola. Lo stesso per la Madonna in trono e santi
nel corridoio, nella quale vede un'imitatore che si è attenuto
strettamente al modello del Maestro. Un gruppo organico di
dipinti nelle celle, è cosi attribuito a Zanobi Strozzi, e nella
Adorazione dei Magi della cella di Cosimo I è notata l'opera
di Benozzo Gozzoli, già evidentemente personale. Anche
l'opera di Benozzo ad Orvieto è stata definita dall'Autrice
in modo più preciso di quanto era stato fatto, giungendo a
più complete conclusioni. L'opera degli aiuti diventa, del
resto, sempre più eviden te a 111.ino a mano che ci avviciniamo
alla fine della vita dell'Angelico, benché molte opere gli
siano coinuncini'iite attribuite, che. a ragione, l'A. dichiara
di mano degli alunni, ad esempio il Giudizio Universale di
Berlino e quello della Galleria Corsini a Roma.

Ormai vecchio e stanco, non più uso, per il lungo esercizio
dell'affresco, ai lavori minuti, frate Giovanni lasciava del
tutto agli alunni l'esecuzioni; delle opere che gli venivano
commesse.

Le due Autrici sono dunque venute, con notevoli risultati,
al compimento dell'opera che si erano prefissa. Il loro amore
per il Maestro che hanno studiato si rivela cosi, non in esal-
tate espressioni di ammirazione, ma nell'intima conoscenza
dell'opera sua, nella ampiezza di visione in sintesi e in parti-
colare, ed anche nell'abbandono (che non hanno potuto trat-
tenere) alla descrizione delle varie produzioni, nella quale
indugiano con cura amorosa.

B. Serra.

André De Hevesy. Jacopo De Barbari - Le
Maitre au caducéc, Paris et Bruxclle:, G. Van
Oest éditeur, 1925.

Nelle poche righe di « avant-propos » che André De He-
vesy premette alla sua opera SU Jacopo de' Barbari, questo
multiforme artista del primo rinascimento, profano, sen-
suale, nervoso e fantastico è disegnato con pochi tratti pre-
cisi c sintetici. « Compare aux grands gèni69 de soli epoque
Jacopo de' Barbari ne fut qu'tin petit maitre mystcrieux
et charmant II vecut tour à tour à Venise, dans Ics Alle-
magnes et en Fiandre. Dvìrer l'admirait. Une lille du roi


 
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