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Bullettino di archeologia cristiana — 6.1868

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Nr. 2 (Maro e Aprile 1868)
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Dei Cristiani condannati alle cave dei marmi nei secoli delle persecuzioni e della cura, ch'ebbe di loro la chiesa romana
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https://doi.org/10.11588/diglit.17355#0022

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— 18 —

sofia era stalo damnatus in metallum (1). Ai Cristiani
adunque di umile stato e talvolta anche a quelli tra
essi, la cui condizione non era spregiata , competè
giuridicamente siffatta condanna; essendo per le leggi
romane i professori dell' evangelo rei di delitto e di
pena capitale (2). E in vero negli atti dei martiri
fino dalle prime persecuzioni è fatta memoria dei
Cristiani condannali ad metallo,; e in quelli di s. Cle-
mente papa è scritto, eh' egli bandito da Trajano nel
Chersoneso trovò quivi due mila fedeli nelle cave dei
marmi di Inkermann. Ma la narrazione, ove è regi-
strata questa notizia , è mista di favole (3) ; ed io
voglio raccogliere soltanto le testimonianze più auten-
tiche e più precise della storia e degli scrittori con-
temporanei delle persecuzioni.

Il primo storico documento preziosissimo ed a
tutti noto, che illustra il tema proposto, è la lettera
nella quale Dionigi vescovo di Corinto ringrazia So-
tere e la chiesa romana per le copiose elemosine ed
i beneficj d'ogni maniera eh' essa largiva ai fedeli di
tutte le chiese e segnatamente oSiùjpoìg vitóp/ovaiv sv
lizxóàloiq ai fratelli che stanno nelle miniere (4). La
pia e caritatevole cura dei fratelli sparsi in tutto il
mondo e dei condannati ad metallo non fu novità in-
trodotta in Roma da Sotere, ma istituto primordiale, con-
temporaneo dell'apostolica età: e noiTpcmpfàoTPV 'Ooq
Pw/Jiaifiov , o ov [lóvov foatcTvjpv^v b [xay.àpioq iniaKonoc,
Io)rr}p, ocklà ym stoju^vjxsv , tradizionale costume dei
Romani, che il beato vescovo Sotere non solo conser-
vò , ma eziandio accrebbe. La persecuzione speciale,
che die occasione a Sotere ed ai Romani di largheg-
giare più dell' usato alimenti e sussidii ai santi (5),
cioè ai martiri della fede esinaniti dai travagli e dal-
l' inedia nelle miniere, fu quella di Marco Aurelio ,
la cui universalità anche da questo fatto dedusse e
dimostrò il Ruinart (6). Oggi noi possediamo un no-
vello documento, che conferma ed illustra questo
punto d'istoria, e c'insegna come i Romani ai tempi
di Marco Aurelio mentre ebbero cura dei fedeli della

(1) Plinii, Epist. X, 66-68.

(2) Vedi nel Bull. ,1867 pag. 28, 29 l'analisi della memoria del eh.
Le Flant «Sulle basi giuridiche dei processi criminali contro i martiri».

(3) Bull. 1864 pag. 5, 6; e sui due mila Cristiani condannati alle mi-
niere dei marmi nel Chersoneso si vegga il Tillemont, Mém. pour l'hist.
eccl. T. II pag. 564.

(4) Euseb. Hist. eccl. IV, 23.

(5) E 7ri<yu>p-oys~iv ttÌv BiccTrsiXTtop.évr,v SonpiAsiav rvv sic tovc,
ayiouf, Euseb. 1. c.

(6) Praef. ad Ada mari, sincera.

Grecia e d'altre lontane regioni condannati ai me-
talli, dovettero provvedere anche ai loro proprii con-
cittadini in quella medesima persecuzione deportati in
Sardegna e quivi posti al lavoro nelle miniere. Nel
libro nono dei Filosofumeni è narrato come il papa
Vittore ottenne da Commodo la liberazione dei mar-
tiri dai metalli della Sardegna (1). E il contesto del
racconlo insieme alla storia della chiesa e dell'impero
dimostra, che il massimo numero di quei martiri era di
Romani, i quali dovevano essere stati condannati sotto
M. Aurelio; imperocché Commodo lungi dall'aggravare
la mano sopra i Cristiani sedò la persecuzione, che era
stata rinnovata circa il 177 dell' èra volgare. Vero è
però, che anche nei primi anni di Commodo qualche
fedele fu talvolta per casi speciali condannato ai me-
talli per la fede cristiana ; come avvenne a Callisto,
che fu flagellalo e deportato alle miniere della Sar-
degna (2).

Forse non tutti i confessori metallici (cioè servi
della poena metalli) furono da Commodo liberati,
ma i soli deportali da Roma in Sardegna ; ov-
vero appena morto Commodo e nei primissimi anni
di Settimio Severo ricominciarono siffatte condanne
contro i confessori della fede. Imperocché Tertulliano
nell' apologetico scritto nei primi ed occulti inizii della
persecuzione ridestata dal senato romano sotto Setti-
mio Severo registra fra le spese, per le quali la ca-
rità dei Cristiani forniva di danaro la cassa ecclesia-
stica, quella degli alimenti ai condannali ad metalla,
dei quali egli dice, che alumni confessionis suae fie-
bant, cioè divenivano alunni del loro martirio (3).
E molto più numerosi dovettero essere poi cotesti
martiri metallici alumni confessionis suae , quando la
persecuzione apertamente infierì fino al 211. Certo
è, che Tertulliano divenuto montanista scrivendo
contro Callisto circa il 218 fece allusione ai confes-
sori della fede lornati dai metalli (4). Uno di co-
storo credo essere stato quel Natale , che ai giorni
di /.dirino in Roma fu sedotto dagli eretici artemo-
niti e poi con tanto pentimento tornò alla chiesa (5).
Egli aveva i segni delle piaghe fattegli dalla flagel-
lazione sofferta pel nome di Cristo. E appunto la fla-
gellazione soleva precedere la pena capitale sia del

(1) Philosophum. Lib. IX, 11 : cf. Bull. 1866 pag. 6, 7.

(2) Bull. cit. pag. 4, 5.

(3) Apologet. cap, 39.

(4) De pudicilia in fine.

(5) Euseb. 1. c. lib. V cap. alt.
 
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