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Bullettino di archeologia cristiana — 6.1868

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Nr. 2 (Maro e Aprile 1868)
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Dei Cristiani condannati alle cave dei marmi nei secoli delle persecuzioni e della cura, ch'ebbe di loro la chiesa romana
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Scoperta d'un cimitero cristiano nel bosco sacro degli Arvali al quinto miglio fuori della porta portuense
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Nuove scoperte nel cimitero sopra descritto
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https://doi.org/10.11588/diglit.17355#0035

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e nel sepolcreto. Ai giorni di lui gli edifici dovettero
essere conservati; e l'esame dei sepolcri mi conferma
in questa sentenza. Ninno dei cristiani epitaffi trovati
fino ad oggi è inciso nel rovescio delle tavole arva-
liche; nelle gallerie del sotterraneo cimitero sono stati
rinvenuti frantumi delle arvaliche epigrafi precipitati
colle terre e macerie; niuno però con indizi che ab-
bia servito a chiudere la bocca d'alcun loculo (1). Le
decorazioni architettoniche dell'edificio damasiano sono
tutto lavoro scolpito a bella posta nel secolo quarto,

(1) Alcune gallerie furono poi empite di terra, e nella terra furono
sepolti cadaveri: nel piano di quelle gallerie furono costruiti sepolcri della
forma volgarmente appellata a capanna. I cavatori dicono, che in qualche
sepolcro di questa forma fu trovato qualche pezzo di marmo arvalico.
Coleste arche sepolcrali sono di tempi posteriori ai loculi delle gallerie,
nei quali giammai si trovano chiusure fatte con gli arvalici marmi.

non spoglie di più antiche fabbriche. Le tavole mar-
moree scritte, che rivestirono le pareli del tempio della
Dea Dia, sono state in molta parte e in varii tempi
dal secolo XVI ai nostri giorni ritrovate giacenti e in-
frante a piè di quelle pareti medesime. Adunque, ben-
ché non sia impossibile nè inverisimile, che qualche
lastra per caso caduta o distaccata dalle pareti del
tempio sia stata trasferita alla cima del colle e posta
nel cristiano sepolcreto o nel damasiano edificio, certo
è però che di quelle lastre allora non fu fatta dai
Cristiani una completa usurpazione. E i sepolcri
anonimi ed anepigrafi, nei quali ne troviamo adope-
rate alquante , spettano più probabilmente al secolo
quinto innoltrato e al sesto e seguenti, che al quarto
ed ai tempi di Graziano, di Teodosio I e di Onorio,
quando le leggi sancite in favore della conservazione
dei templi come pubblici monumenti erano in pieno
vigore.

Nuove scoperte nel cimitero sopra descritto.

Dopo scritto e composto in tipografia 1' articolo
precedente sono avvenute scoperte di grande impor-
tanza , che illustrano e coronano le prime sopra
accennate. Ho pregato il sig. Pietro Ceccarelli di
aprire un banco di escavazione nel punto preciso del
colle, che sovrasta alla parete dell'ipogeo , ove sono
le immagini dei santi corteggiatiti il Salvatore: impe-
rocché molti indizi persuadevano quivi essere stato
eretto il superiore oratorio ; e speravo trovare il ri-
manente dell' epistilio colla storica epigrafe incisa in
damasiana calligrafìa. Il successo ha già cominciato a
corrispondere alle concepite speranze. Mentre scrivo
quest'appendice è staio rinvenuto un pezzo dell' epi-
stilio desiderato, che si congiunge col meschino fran-
tume, il quale fu il primo messaggero della scoperta.
Nei due pezzi riuniti ognuno sa leggere e supplire
sanctis martyribus Simplicio FaVSTlNO . YIATIil-

CI....... Adunque egli è certo, che a colesti celebri

marliri sepolti sulla via portuense fu dedicato l'oratorio
e il cimitero , che occuparono il luogo dell' arvalico
bosco. Già si veggono mura e gradini del cristiano
edificio, il quale fu ornato di musaici, come gli sciolti
cubi di smalto raccolti a piene mani fra le rovine di-
mostrano. Molti sepolcri costruiti sotto il pavimento

dell'edificio e della sua area esteriore sono forniti di
epitaffi del secolo quarto, e fra questi parecchi insi-
gni per date consolari. La più antica è del 382; cioè
dell'anno appunto, nel quale m'è parso probabile, che
Damaso abbia consecrato al culto dei martiri di Cristo
il sito del lucus Deae Diae. Niuno dei citati epitaffi,
benché incisi sopra enormi tavole marmoree, ha nella
faccia rovescia alcuna arvalica memoria: niuna delle
lastre componenti le arche sepolcrali dell'età dama-
siana presenta indizio d' essere stata tolta dai templi
degli Arvali. Anche questo fatto concorda colle opi-
nioni sopra accennate. La serie cronologica degli epi-
taffi e delle loro formole consolari fornirà argomento
di belle osservazioni illustranti la storia civile e l'ec-
clesiastica.

Ma assai più importante e degna di speciale com-
mento è l'epigrafe dedicatoria ai marliri, della quale
spero che tornerà in luce l'intero testo. Paragonando
quell'epigrafe con le immagini dipinte nel sotterra-
neo e con le storiche e topografiche notizie dei sepol-
cri di Simplicio, Faustino e della loro sorella egli
è naturale il dimandare: non potrebbe essere questo
il sito medesimo della sepoltura di quei martiri e il
cimitero di Generosa ad Sextum Philippit La posi-
 
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