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Bullettino di archeologia cristiana — 6.1868

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Nr. 1 (Gennaro e Febbraro 1868)
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Escavazioni nel cimitero di Callisto
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Epitaffio cristiano scoperto in Evreux
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https://doi.org/10.11588/diglit.17355#0019

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— 15 —

comincia dalle parole Laetare Hierusalem e allude
alla letizia dei santi nella superna Gerusalemme; la
stazione è nella basilica sessoriana, il cui nome fino
dal secolo quarto fu Sancta Hierusalem. Tutti gli scrit-
tori del medio evo , che di cotesto rito ragionano,
ne riferiscono il significato al gaudio celeste ed alla
mistica Gerusalemme. Alle testimonianze citate dal
Zaccaria nella Biblioteca liturgica T. I p. 438 ora
possiamo aggiungerne una più antica delle altre ,
quella cioè di Sicardo il Cremonese , che nel seco-
lo XII della predelta stazione scrisse così : ipsa ec-
clesia ad quam statio hodierna praefigitur sanctam
civitatem caelestem Hierusalem nomine suo designai—
haec statio quasi praesentis beatitudini1? est contem-

platiOj inde et festivius agimus , quia spei nostrae
festivitas est.... In hac die rosam auream romanus
pontifex propriis manibus gerii non gratia temporalis
delectationis, sed spiritualis signi ficationis. Flos enim
iste florem illum significat... , cujus rubor apparuit
in insignibus passionis et odor in gloria resurrectio-
nis (1). Nelle quali parole udiamo l'eco delle vetuste
formole ed allegorie, che la rosa applicano in guisa
speciale alla gloria dei martiri ; e perciò essa com-
pete per eccellenza al re dei martiri Cristo, che con
i suoi fedeli trionfa nella celeste Gerusalemme.

(i) Sicardi Cremon. Mitrale VI, 8 , ed. Migne, Paris. 1855 p. 275.

Epitaffio cristiano scoperto in Evreux.

In una delle torri della cattedrale di Evreux sono
stati testò scoperti quattro frammenti d'un'iscrizione
sepolcrale cristiana incisa sopra una lastra di mar-
mo bianco. La cortese bontà di Mgr Vescovo di
Evreux ha voluto onorarmi dell' invito di illustrare
colesta iscrizione nel mio Ballettino, sperando che io
possa restituirne il testo e determinarne l'età. «Un'
» epigrafe cristiana del quarto o del quinto secolo ,
» mi scrive l'illustre prelato , in qualsivoglia paese
» sarebbe di qualche interesse ; ma nel settentrione
» della Francia un monumento di siffatto genere è
» d' un' importanza assai grande. » E veramente la
città di Evreux nella grande raccolta delle iscrizioni
cristiane delle Gallie, opera insigne del eh. mio col-
legn il cav. Edmondo Le Blant, ci dà appena un me-
schino frammento di lapide monumentale del secolo
in circa sesto, ed un rocchio di colonna sul quale è
inciso un greco monogramma di significazione e di
tempo assai incerti, ma spettante alla classe dei mo-
numenti cristiani (1). Perciò 1' epitaffio d' un fedele
del secolo quarto o del quinto avrebbe in Evreux la
prerogativa d'essere il più antico monumento cristiano
di quella città.

Accingiamoci adunque al proposto esame. Questo
però ci condurrà a togliere ad Evreux 1' epigrafica
memoria quivi ritrovata: e forse mentre io scrivo i
dotti di Francia già avranno anch'essi riconosciuta la
vera patria dell'iscrizione. Comunque ciò sia, parmi
utile insegnare con un bell'esempio agli studiosi quanto
certi e solidamente fondati sieno i canoni, che oggi
possiede la scienza della cristiana epigrafia per di-
scernere le patrie e le età delle epigrafi fatte nei primi
cinque o sei secoli.

Nella pagina 12 n. 6 ho delineato il disegno dei
frammenti, di che ragiono, tratto dal calco in carta
trasmessomi da Mgr vescovo di Evreux. Egli è chiaro,
che mancano soltanto tre lettere nel principio della
terza linea, due in quello della seconda una in quello
della prima :

mIISINVS CVM COIVj/e .... NTIA
vi\\T ANN1S XX .... etfuiT IN
secVLQ ANIS XLV1I1....... kaL. 1VN

11 litoletto chiuso in una cartella con ause a coda
di rondine, che gli antichi chiamavano securiclate,
inciso sopra una lastra oblunga ha un aspetto simi-
lissimo a quello delle iscrizioni affisse alla bocca dei
loculi incavati nelle pareti dei nostri cimiteri romani,
e che sogliamo appellare cimiteriali. I sepolcri dei
paesi , ove i cimiteri non furono sotterranei uè sca-
vati nella forma dei nostri suburbani, sono necessa-
riamente dissimilissimi dai loculi predelti : e i loro
titoli epigrafici non sogliono avere le dimensioni assai
oblunghe e di pochissima altezza, che sono uno dei se-
gni distintivi delle lapidi cimiteriali romane. All'aspetto
materiale dell' epitaffio corrisponde lo stile del suo
formolario. Le sagaci osservazioni del sopra lodato
mio collega Le Blant ci hanno dato la storia ed i
canoni dello stile epigrafico cristiano degli epitaffi
delle Gallie. Il massimo numero di questi appartiene
ai secoli quinto e seguenti ; e sogliono cominciare
delle formole hic jacet, hic pausata hic quiescit, le
quali col procedere degli anni si vennero allungan-
do e complicando in varii modi (1). Cotesti epitaffi
terminano assai sovente colla data della morte o del-

ti) Op. cit. T. I pag. 221 e segg.

[i] V. Le Blant. op. cit. T. I pag. VII e segg.
 
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