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Bullettino di archeologia cristiana — 6.1868

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Nr. 1 (Gennaro e Febbraro 1868)
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Escavazioni nel cimitero di Callisto
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https://doi.org/10.11588/diglit.17355#0018

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Insieme alle due predette iscrizioni è stata sco-
perta quella, che ho ricomposto di molti minuti fram-
menti ed è delineata nella pag. 12 n. 5. Si legga:
Severae conjugi, Severo filio, dulcissimis Arz(igi)us (1).
Quae pausat V hai. Octobres : qui pausat III hai.
Octobres. Il singolare pregio di questo titolo sepol-
crale è nella pianta di rose, che graziosamente graf-
fila a capo dell' iscrizione fa riscontro alla colomba
sopra un tralcio di vite carico di grappoli effigiata
nell' altra estremità. Rarissimo è nei cristiani epitaffi
il simbolo delle rose. Non parmi probabile, che esso
quivi significhi la caducità della vita mortale, il quale
senso indusse gli antichi a coronarsi di rose nei con-
viti per ammonimento e stimolo a godere i beni fu-
gaci. Indi l'uso tanto solenne delle rose nel culto
pagano dei sepolcri e negli epuli funebri ; e le feste
appellate rosalia, rosatió, e le testamentarie istitu-
zioni di redditi destinati all'acquisto delle rose per
siffatte solennità e per i sepolcrali monumenti (2).
Anzi il fondo medesimo, nel quale fu scavato il ci-
mitero di Balbina, era appellato rosarium, e prima
d'essere posseduto dalla chiesa probabilmente servì
alle profane rosalia (3). Ma appunto il senso epicureo
attribuito dai pagani alle rose dovette stornare i Cri-
stiani dall' adottarle come simbolo della caduca vita
terrena ; ed in falli essi ebbero grande ripugnanze
alle corone convivali e sepolcrali , ed i pagani ne
fecero loro gravi rimproveri. I fedeli avevano pre-
senti alla mente le parole del libro della Sapienza :
dixerunt (impii).... coronemus nos rosis antequam
marcesmnt, nullum pralum sit, quocl non pertranseat
luxuria nostra... Haec cogitaverunt et erravenint :
excaecavit enim illos tnalitia illorum, et nescierunt
sacramenta Dei, ncque mercedem speraverunt justitiae
nec judicaverunt honorem animarum sanctarum (4).
Appunto alla divina e misteriosa mercede delle anime
sante, piuttosto che alla caducità della vita corporea
dobbiamo riferire il senso delle rose qualche volta
effigiate nei cristiani sepolcri. E veramente negli atti
di s. Perpetua, che hanno tanto valore per l'interpre-
tazione dei simboli, leggiamo che a Saturo rapito

(1) Arzigius è cognome rarissimo, ma del quale abbiamo un illustre
esempio nel magistrato, cui Pelagonio dedicò la sua Veterinaria. Vedi
Borghesi nella prefazione del Goni alla predetta opera di Pelagonio e il
eh. De Vit, Onomasticon lat. v. Argyrius.

(2) V. Marini, Arvali, p. 562.

(3) V. Bull. 1867 pag. 4.

(4) Lib. Sapientiae cap. II, 8, 21, 22-

14 —

fuori dei sensi , mentre nella prigione attendeva il
martirio, parve essere trasportato insieme a Perpetua
in un giardino immenso e adorno di bellissime rose;
ed egli voltosi alla sua compagna disse : « eccoci al
» possesso delle promesse del Signore». Cipriano
durante la persecuzione di Decio esclamava : o bea-
tam ecclesiam nostrani, quarti temporibus nostris glo-
riosus martyrum sancjuis illustrai ! Erat ante in ope-
ribus fratrum candida, nunc facla est in martyrum
cruore purpurea : floribus ejus nec lilia nec rosae
desunt ...In caelestibus castris et pax et acies habent
flores suos, quibus miles Christi oh gloriam corone-
tur (1). Anzi la rosa simbolo del premio e della co-
rona dei martiri fu un concetto tanto comune presso
gli antichi, che divenne formola solenne nei tra'tati
simbolici. Nella Clavis melitoniana edita dall' Emo
card. Pitra è scritto: Rosae , martyres rubore sangui-
nis ; altrettanto ripetono Eucherio , Rabano e tutti i
commentatori di siffatte formole, le cui sentenze sono
slate raccolte dal dottissimo editore ed illustratore
della predetta chiave simbolica (2). Queste testimonian-
ze ed altre degli antichi scrittori, che Sarebbe facile
citare , potranno indurci a credere Severa madre e
Severo figliuolo , il cui titolo sepolcrale fu adorno
del simbolo d'una bella pianta di rose, essere stati
martiri della fede. L'età dell' iscrizione non si op-
porrebbe a questo pensiero , essendo essa facilmente,
come le sue vicine, anteriore almeno di qualche anno
a Costantino. La madre ed il figliuolo morti l'uno
dopo l'altra in pochi giorni, è circostanza, che può
accrescere il sospetto del loro martirio. Ciò però non
basta a stabilire nè anche alquanta probabilità : e le
rose furono emblema del giardino celeste e del gau-
dio concessi non ai soli martiri ma a tutti i giusti
per le loro virtù ed opere sante (3). Negli affreschi
delle cripte di Lucina di rose è smaltato il campo,
nel quale gli uccelli simboleggiatiti le anime disciolte
dai vincoli del corpo spaziano liberamente attorno
all' albero di vita (4). E questa allegorica immagine
del paradiso è la vera ragione del rito, la cui ori-
gine non è bene certa, che prescrive la rosa d'oro
in mano al sommo pontefice nella domenica quadra-
gesimale appellata Laetare. La messa di quel giorno

(1) Epist. Vili in fine.

(2) Pitra, Spicil Solesm, T. II pag. 414, 415, III, 405.

(3) V. Allegranza; Monum. di Milano pag. 35, 36.

(4) Roma sott. T. I pag. 323 tav. XII.
 
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