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Bullettino di archeologia cristiana — 6.1868

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Nr. 3 (Maggio e Giugno 1868)
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Utensili cristiani scoperti in Porto
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https://doi.org/10.11588/diglit.17355#0037

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Il Bullonino Mce ogni due mesi. t|t tt tt Jr*T\ m tTVT /^x Le associazioni si ricevono in Ro

V associazione per un anno costa scudi due. 1-c 1-^ [mi I 1 Tipografia Salviucci ai SS. XII Apostoli.

DI ARCHEOLOGIA CRISTIANA

DEL CAV. GIOVANNI BATTISTA DE ROSSI

ANNO VI. Roma Maggio e Giugno 1868. N.° 3.

Utensili cristiani scoperti in Porto.

Più volle ho ragionato degli scavi portuensi ordi-
dinati da S. E. il sig. principe Torlonia e dei cristiani
monumenli, che indi sono tornali in luce. Grande in-
teresse ha destato la scoperta del magnifico edifìcio, la
cui pianta con alquanti saggi di basi, di capitelli, di
cornicioni ho dato nell'ultimo foglio del 1866. Le ra-
gioni da me proposte e dichiarate per riconoscere in
quell'edificio il celeberrimoXenodochio di Pammachio,
l'amico di s. Girolamo, sono state generalmente accolte
con favore e persuasione. Sotto quelle rovine e quivi
presso giacevano molti utensili di terra cotta, di vetro,
di bronzo e di argento, parecchi dei quali adorni di
segni e di simboli della religione cristiana, lutti ma-
nufatti non più recenti del secolo quarto o degli inizii
del quinto. Noi abbiamo adunque sotto gli occhi una
parte della suppellettile probabilmente appartenuta alto
Xenodochio pammachiano. I cultori delle sacre anti-
chità debbono essere assai grati al principe Torlonia
per il provvido e generoso proposito da lui in questi
giorni eseguilo di donare al museo lateranense quei
marmi, i quali potranno servire a memoria del sacro
monumento portuense e della sua architettura: e alla
raccolta di piccoli cimelii della biblioteca vaticana tutti
i predetti argenti, bronzi, vetri e terre cotte. Dei marmi
abbastanza ho parlato nel 1866: oggi ragionerò dei
predelti utensili, parte dei quali è stata scoperta re-
centemente. L'importanza di questo discorso è maggio-
re, che il minuto tema non sembra promettere; e spero
fare cosa assai utile agli studiosi ed ai ricercatori di
monumenti trattandone con diligenza e per disteso.

§• I-

Descrizione degli argenti, bronzi, vetri e terre cotte,
di che qui si ragiona.

sono grandi piatti ornati con scanalature e rabeschi
assai semplici a cesello; e nel centro di uno è graf-
filo a doppia linea il monogramma A 1 CO colle let-
tere CAMPA scritte attorno a cerchio (1). Con i piatti
slavano tre sollocoppe del medesimo metallo ed arti-
ficio; ed un bellissimo bicchiere pure d'argento di forma
assai elegante, scanalato e assai più largo nella bocca
che nel piede: nel fondo interno regna una croce lati-
na x effigiata a lavoro di niello. Finalmente un

cucchiajo d'argento privo di qualsivoglia ornamento
completa questa suppellettile da mensa: perocché è
noto che le forchette non furono adoperate dagli an-
tichi , anzi uè anche nel medio evo, essendone comin-
ciato l'uso soltanto nel secolo XVI.

Cotesti argenti potranno sembrare un tesoretto na-
scosto a bello studio, e così rimasto- intatto per tanti
secoli. Ma che diremo dei bronzi, dei vetri e delle
terre cotte? Circa il sito del medesimo edificio, che
celava i descritti arnesi di metallo prezioso, è stata tro-
vata poi una lucerna di bronzo di forme assai eleganti
e conservata a meraviglia, eccetto che mancano le ca-
tenelle per sospenderla. Non ne divulgerò il disegno,
perchè è di quel modello medesimo, del quale già abbia-
mo due esemplari, uno nel museo sacro deila biblio-
teca vaticana, uno nel Kircheriano ; esso è dise-
gnalo nel volume del Bosio, Roma sott. pag. 20o, nelle
Lucerne del Bartoli P. Ili lav. XXV, e nella Rome
Souterraine del Perret T. IV tav. V a. 6. È quasi si-
mile ad una barca chiusa, la cui alta poppa è fog-
giata a collo e testa di grifo, che stringe nel becco
un pomo. Sul capo del mostro b infissa la croce mo-
nogrammalica ^ e sopra la cima di questa siede la
colomba. Sul corpo della lucerna in ambi i lati e ri-

Degli argenti scoperti fino dall'anno 186o ho dato
un cenno nel Bullettino del 1866 a pagine 51. Essi

(1) Intorno a queste lettere ripeterò ciò che scrissi nel 1866. Campa
è genitivo del cognome Campas, in greco Koftjrà?, y. Bull. cit. pag. 51.

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