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Bullettino di archeologia cristiana — 6.1868

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Nr. 2 (Maro e Aprile 1868)
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Dei Cristiani condannati alle cave dei marmi nei secoli delle persecuzioni e della cura, ch'ebbe di loro la chiesa romana
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Scoperta d'un cimitero cristiano nel bosco sacro degli Arvali al quinto miglio fuori della porta portuense
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https://doi.org/10.11588/diglit.17355#0034

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— 30 —

me del secolo quarto o del quinto testificanti sepol-
cri preparatisi dai viventi.

ROMVLA SE BIYA SIV LOCVM
FEGIT

V USACIVS ET LEA SI BIVO F1CERVN LOGV

Romulei se biva siv{i) locum fecit - Ursacius et Lea
si biro (cioè se vivis) fecerun{t) loculi). Queste for-
molo appunto furono usitasissime nei sepolcreti dei
secoli quarto e quinto: e basterebbe quello solo della
basilica di s. Paolo nella via Ostiense per insegnarcelo.

Narrato cosi sommariamente quanto è stalo scoperto
fino ad oggi (20 Maggio), e rimettendo ad escavazione
più completa e ad uno dei futuri Bullettini il ragio-
namento definitivo sopra un sì importante ed inaspet-
tato cimitero, toccherò un solo punto per conchiudere
il discorso fatto in questo primo articolo sul possesso
preso dalla chiesa romana del bosco arvalico.

A quale epoca precisa delle ultime vicende del pa-
ganesimo dobbiamo attribuire cotesto nuovo trofeo della
religione cristiana sull'idolatria: e il papa Damaso avrà
egli cominciato ed ordinato lo spoglio delle arvaliche
epigrafi affisse al tempio della Dea Dia per farle ado-
perare nella costruzione dei sepolcri?

Per rispondere a questa dimanda richiamo alla
mente dei lettori ciò che ho scritto nel Bullettaio del
Gennaio 186o p. li e segg. sullo statue e sui monu-
menti pagani sotto i cristiani imperatori. Quivi dimo-
strai, che le leggi di Costantino e dei figliuoli di lui
contro il culto idolatrico poco 0 nulla in Roma fu-
rono osservate, e che Graziano medesimo confiscando
nel 382 le rendite dei romani templi e sacerdoti, non
perciò abolì al tutto in Roma l'antico culto, del quale
a spese private fu continuato il pubblico esercizio. A
questo punto di storia allude l'epigrafe testé rinvenu-
ta e divulgala nel Bullettino dello scorso anno a pa-

gine 76, che fa ricordo d'un tempio di Mitra costruito
in Roma a spese private tra il 382 e il 391 , come
sagacemente ha dimostrato il eh. Henzen (1). Adun-
que non è difficile a credere, che il bosco sacro degli
Arvali malgrado le leggi registrate 0 commemorate nel
codice teodosiano sia rimasto in potere dei pagani
almeno fino a Graziano ed all'anno 382.

In quanto ai tempi però posteriori all'anno citato
non veggo veruna probabilità, che il Incus Deae Diae
sia slato tolleralo. Imperocché le leggi di confisca delle
loca vel praedia juris templorum sancite dai primi
imperatori crisliani, abolite da Giuliano e rinnovate
nel 364 (2), furono da Graziano espressamente rin-
vigorite: omnia loca, guae sacris error veterum depu-
tavi, secundum Divi Gratiani constituta nostrae rei ju-

bemus sociari ..... ea autem guae multiplicibus con-

stitutis ad venerabilem ecclesiam voluimus pertinere ,
Christiana sibi merito religio vindicavit dice 1' editto
di Onorio ai provinciali dell'Africa nell'anno 415 (3).
Dalla relazione di Simmaco e dalle risposte di s. Am-
brogio apprendiamo, che le costruzioni del divo Gra-
ziano ricordate da Onorio furono in Roma eseguite
nel 382. Nè il bosco sacro degli Arvali poteva es-
sere conservato a titolo di monumento e ad ornato
pubblico , come il tempio della Dea Dia e gli altri
arvalici edifici. Laonde la storia e le leggi c'insegna-
no, che il Incus Deae Diae,se non era stato taglialo
e profanato prima del 382, lo dovette essere in quel-
Fan no. Ora poiché oggi troviamo, che Cristiani ebbe-
ro certamente il possesso del Incus al tempo del papa
Damaso, il quale governò la chiesa appunto sotto Gra-
ziano e prese attiva parte alla lotta tra il culto ido-
latrico e la religione cristiana nel 382 , è naturale
inferirne, che a lui in queir anno fatale per la ro-
mana idolatria fu dall' imperatore concesso il bosco
sacro della Dea Dia, come altri simili luoghi Onorio
volle poi, che Christiana sibi religio vindicaret. 11 pro-
gresso delle escavazioni e l'analisi del sotterraneo ci
mostreranno se l'edificio damasiano è veramente con-
temporaneo dell' ipogeo sepolcrale; 0 se queslo è al-
quanto più antico, quello posteriore.

Ma non perciò io credo, che Damaso abbia ordi-
nato lo spoglio dei rivestimenti marmorei degli arva-
lici edifici, per adoperarli nell'oratorio da lui costruito

(1) Bull, dell Ist. di corrisp. ardi. 1868 pag. 95-97.

(2) V. il Gotofredo alla legge 8 lib. X tit. 1 del codice teodosiano.

(3) Cod. Theod. XVI, 10, 20.
 
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