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Bullettino di archeologia cristiana — 6.1868

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Nr. 3 (Maggio e Giugno 1868)
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Un' impostura epigrafica svelata: falsità delle insigni iscrizioni cristiane di Alba, che si d'cevano trascritte dal Berardenco nel 1450
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https://doi.org/10.11588/diglit.17355#0050

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— 46

» Berardenco. Se Ella adunque può fornirmi altri
» leslimonii di veduta sia delle pietre archetipe, sia
» almeno delle schede originali del Berardenco, i
» quali ne assicurino che queste erano sincere e scrit-
» tura veramente del secolo XV , io smetterò il mio
» dubbio. Mi dia almeno notizie del quando e come
» furono tulli quei monumenti interamente distrutti.
» In ogni caso però l'iscrizione di Frontiniano sem-
» brami o interpolata o male trascritta ; chè non so
» facilmente piegarmi a credere ricordato il mese
» Quinctilis in epitaffio cristiano del 396 ». Così io
scrissi al Gazzera, or sono 19 anni; ed egli mi ri-
spose ai 9 di settembre 1850. « Il Berardenco lasciò
» fama di uomo dotto ed onorato, da non dar luogo
» a sospetto di impostura. Che le iscrizioni dei ve-
» scovi Al bensì più non esistano , ciò vuol essere
» ascritto a che per essere tutte situate nel Duomo
» di s. Lorenzo, essendo questo stato gettato a terra
» nell'anno 1490 dal vescovo Novelli, onde costruir-
» ne un altro, vennero esse impiegate nelle fonda-
» menta della nuova fabbrica. Rimasero però nella
» stessa città non poche delle pagane dallo stesso
» Berardenco copiate a far fede della sua diligente
» veracità. Non è poi meraviglia, che dopo la morte
» del Meyranesio il manoscritto del Berardenco abbia
» incontrato la stessa sorte delle altre carte e libri
» dello slesso, di essere cioè abbruciate e disperse ».
Ricevuta cotesta risposta, non ardii perseverare nel-
l'intentata accusa di completa impostura ; dichiarai
però nel tomo I delle Inscriptiones christianae (1),
che le copie di epitaffi di Alba attribuite al Berar-
denco erano interpolate e supplite a capriccio del
trascrittore , e promisi di scrivere un giorno di pro-
posito intorno a quest' argomento. Oggi sono liberato
dal nojoso debito di questa promessa ; essendo di-
mostrati veri i miei antichi sospetti di assoluta e so-
stanziale impostura. E però pregio dell'opera indicare
i tenui indizi, che m'avevano posto in tanta diffidenza
verso i cristiani epitaffi pseudo-berardenchiani.

Prima d'accennare questi indizi fa d'uopo che io
rammenti un'altra insignissima epigrafe, che alla chiesa
albense fu regalata dal Meyranesio. Egli affermò,
che il Berardenco vide nella cattedrale di Alba presso
1 altare maggiore a cornu evangelii una grande tavola
di marmo contenente la serie dei vescovi di quella
chiesa, colle date della sede e della morte di ciascuno

(il Proleg. pag. XXII; cf. comm. ad inscr. n. 900 pag. 401.

in ordine cronologico. Il Barone Vernazza ebbe dai
Meyranesio una copia anche di questa insigne storica
iscrizione, ma non la comunicò al Marini. Forse egli
dubitò della sua sincerità: certo è che la tenne in
serbo tutta la vita, promettendo di pubblicarla e non
mantenendo mai la parola (1). Dopo la morte di lui
quella copia per lungo tempo fu cercata in vano. Il
Gazzera poi la rinvenne e con grande letizia la di-
vulgò nel tomo XYI della serie li delle Memorie del-
l'accademia delle scienze di Torino. Oggi anche questo
singolare monumento delle ecclesiastiche antichità perde
ogni valore, venendo dall'immaginario codice del Be-
rardenco; e bene fece il Vernazza a tenerlo celato
nelle sue carie e a non concedergli l'onore delle pub-
bliche slampe. Ma i miei antichi sospetti non pote-
rono avere in mira cotesta serie dei vescovi di Alba,
il cui lesto in vano avevo cercato; sibbene i quindici
epitaffi, dei quali m'accingo ad additare le singola-
rità, che mi davano imbarazzo e diffidenza.

L'epitaffio di Vitaliano (Gazzera, 1. c. p. 20) se-
gna l'anno 365 così: VI IDYS MART. AVG, VA-
LENTINIANO ET VALENTE COSS. Ora è modo irre-
golarissimo il porre in una siffatta data l'AVGwsto di-
nanzi al nome. Ma bene veggo donde viene cotesta
anomalia. L'epigrafe di Vitaliano è copiata quasi ad
verbum da quella di un colai Lorenzo edita dal Mu-
ratori pag. 383, 3 (2). Quivi è scritto 1DVS AVG.
YALENTINIANO etc. e il falsario imitando l'esem-
plare muratoriano, nel quale mutò il nome LAYREN-
TIO in VITALIANO, per disattenzione mutò altresì
l'AVGwsto, nome del mese, in AVGwsZo epiteto di
VALENTI NI ANO.

Tra le epigrafi di Alba lo pseudo-Berardenco ce
ne dà tre del 396. La prima è del XII KAL QV1N-
CTILes ARCADIO IV ET HONORIO III COSS; la se-
conda del V KAL. OCT. D. N. HONORIO III. AVG.

(1) Il eh. Muratori opina che il Vernazza sia finalmente venuto in
chiaro della falsità del codice berardenchiano, e lo deduce da alquante pa-
role d'un trattato inedito di lui intitolato Bibliografia patria lapidaria.
lo ho da qualche anno nelle mie carte quel trattato per cortese liberalità
del eh. P. Bruzza; e quivi ho veduto, che il Vernazza circa il codice dei
Berardenco adottò presso a poco quella opinione medesima, alla quale io
mi appigliai dopo avuta la risposta del Gazzera. Egli credette, che le iscri-
zioni fossero state male trascritte del Berardenco; ma contro l'esistenza e
la storica verità del codice non mi sembra avere lui avuto sospetto. Ciò non
ostante, le difficoltà, che incontrò nel volere illustrare i fasti marmorei dei
vescovi d'Alba, debbono avergli ispirato qualche sfiducia verso questo
monumento, che egli ne produsse nè al Marini comunicò con gli altri epi-
taffi da lui stimati sinceri.

(?2) Vedi la vera lezione di quell'epitaffio nelle mie Inscr. christ. T. 1
pag. 98 n. 181.
 
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