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Bullettino di archeologia cristiana — 6.1868

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Nr. 4 (Luglio e Agosto 1868)
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Il culto idolatrico in Roma nel 394: notizie raccolte da un inedito carme scoperto in Parigi
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https://doi.org/10.11588/diglit.17355#0062

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— 58 —

bizione dei pubblici offìcii e governi, a'quali furono
promossi da Flaviano; nulla di simile narra intorno
ad Ierio. Costui adunque facilmente non fu un ma-
gistrato. Del rimanente la storia ci addita in questi
anni medesimi un Hierivs, che nel 395 fu Vicario
dell' Africa , e poi due volle prefetto del pretorio
d'Oriente e nel 427 console ordinario (1). Ma appunto
l'essere stato costui nel 395 vicario dell'Africa dimo-
stra, ch'egli non prese parte alla fazione eugeniàna,
i cui fautori dopo la vittoria di Teodosio nel 394
perdettero gli onori e le dignità.

Viene ora che io parli di Leucadio e di Marciano,
anch'essi nominati nel carme come sedotti da Flavia-
no. Imperocché dopo i versi sopra commentati, che co-
minciano Christicolas mullos voluti sic perdere demens,
e dopo accennalo che a coloro qui vellent sine lege
mori ( cioè morire spiritualmente rinunciando alla legge
di Cristo) Flaviano donabat honores, Muneribus cupiens
quorumdam frangere mentes, prosegue alludendo ad un
Leucadio, cui fu dato 1' ufficio di praefectus fund'orum
patrimonialium africanorum; e ad un Marciano creato
da Flaviano suo proconsole.

Solvere.....(per pro)fa(n)a foedera leges (i)

Leucadium fecit, fundos curar et Afrorum,
Perdere Marcianum sibi proconsul ut (esset).
Nella fine del secolo quarto il solo proconsole ordi-
nario dell'Occidente era quello dell'Africa; e bene sta
che Flaviano investilo della prefettura del pretorio e
governante collTtalia e l'Illirico anche l'Africa abbia
promosso Leucadio alla prefettura fundorum africano-
rum, dignità pari a quella dei presidi (3), e Marciano
al proconsolalo. Vero è che il proconsul Africae non
dipendeva dal prefetto del pretorio: ma Flaviano oltre
la potestà ordinaria di prefetto, ebbe quella straordi-
naria di capo della fazione di Eugenio e dispose a
suo talento di somma e quasi arbitraria autorità. Leu-
cadio non è personaggio noto : Marciano però è , a
mio avviso, senza dubbio colui, che fu amicissimo di
Simmaco (4), l'intimo di Flaviano, e nel 384 tenne la
sede di Vicario delle Spagne e. dell' Italia (5). A lui

(1) V. Gotofred. Prosop. cod. Theod. v. Hierius.

(2; >'el codice ... FA...AFOEDERA. Ho supplito per profana foe-
dera; e il confronto con altri versi dell' anonimo dichiara , che I! oscura
costruzione di questo passo è la seguente: [Flavianus] fecit Leucadium
solvere per profana foedera leges [Christi] ut curaret etc. et perdere
Marcianum ut esset sibi proconsul.

(3) V. Bocking, Notitia Dignit. Occid. pag. 149.

(4) V. Symmachi Epist. Vili, 23, 54, 58, 73.
5] V. Gotofred. ad Cod. Theod. IX, 38, 7.

ed al suo corso degli onori ottimamente conviene, che
dal vicariato pochi anni dopo sia salito alla curule
proconsolare; e ciò dal novello carme apprendiamo.

Le notizie fino ad ora inaudite, che ho indagato e,
per quanto era possibile, chiarito sui Cristiani tentati
d'apostasia nel 394 dimostrano, che le arti adoperate
a quest'uopo furono soltanto seduttrici non persecu-
trici. Nè sembra che abbiano prodotto notabile effetto.
Imperocché sarebbe stato ridicolo nominare tre sole
persone di mediocre dignità , se molto fiore di citta-
dini avesse accettalo i favori della prevalente fazione
pagana a prezzo della fede. Flaviano però e i suoi
partigiani non promettevano durare nei miti proposili.
Anzi minacciavano persecuzioni alla chiesa dopo la
sconfitta, che si tenevano in pugno, dell'esercito di
Teodosio. Proximo bello infìdeles et sacrilegi facesse-
bant ( Theodosium) in Domino confidentem et regnimi
ejus eripere contendebant, ecclesiis Domini persecutio-
num saeva minitantes, scrisse Ambrogio poco dopo
il 394 (1). E Paolino, lo storico testimone della vita
e dei falli del medesimo Ambrogio, narra che Arbo-
gasle generale dell' esercito e Flaviano prefetto nel
partire da Milano promisero, che al loro ritorno trion-
fale avrebbero mutato la basilica cristiana in stalla e
arruolalo i chierici nella milizia, perchè ad Eugenio
conlaminalo di complicità idolatriche era siala nega-
la la comunione della chiesa. Promiserat Arbogastes
lune comes et Flavianus praefectus Mediolano egredien-
tes, cum victores revertentui\ stabulimi se esse facturosin
basilica ecclesiae mediolanensis atque clericos sub armis
probaturos... Causa autem commotionis haec fuit, quia
numera imperatoris, qui se sacrilegio commiscuerat, ab
ecclesia respuebantur, nec orandi UH cum ecclesia socie-
tas Iribuebatur (2). E Sozomeno nelle parole sopra al-
legate testifica, che Flaviano prediceva sicura con la
vittoria di Eugenio la rovina della religione cristiana.
Vedremo nel seguito del discorso le notizie che l'ano-
nimo carme c' insegna intorno alla fine tragica di sì
arrogante disfida da Flaviano gittata in faccia alla
cristianità.

Ma poiché il tema è prolisso, nè vorrei per chiu-
derlo lutto in questo fascicolo, compendiarne e quasi
strozzarne lo svolgimento, rimetto al venturo Bulletti-
no il discorso sulla sconfitta e sullo scorno dei pagani,
sulla morte di Flaviano e sul trionfo definitivo del cri-
stianesimo nell'impero romano.

(1) In psalmum XXXVI v. Framea peccatorum.
2) Paulinus in vita Ambrosii.
 
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