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Bullettino di archeologia cristiana — 6.1868

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Nr. 5 (Settembre e Ottobre 1868)
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Il trionfo del cristianesimo in Occidente nel 394: notizie raccolte da un inedito carme scoperto in Parigi
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https://doi.org/10.11588/diglit.17355#0066

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— 62 —

viano spese tre interi mesi nel lustrare tutta attorno
attorno alle mura l'ampia città. In fatti i sacrifici lu-
strali erano appellati amburbali perchè si facevano
ambiendo urbem e percorrendone tutta la cerchia della
cinta e del pomerio ; e perciò anche Lucano descri-
vendo i riti del lustrum fatto dall' aruspice Arunte
adoperò la frase imitata poi dal nostro anonimo :

Mox jubet et TOTAMpavidis a civibus VRBEM
Ambiri et festo purgantes moenia lustro
Longa per cxlentos pomerio, cingere fines
Pontifices etc. (2).

Parimente nel passo importante, che narra le arti
di Flaviano per indurre i fedeli all' apostasia, da me
commentato nel Ballettino precedente a pag. 56 , ho
letto intero l'ultimo verso Mitteret inferias etc., che
il eh. Morel aveva soltanto supplito per sagace con-
gettura ; ed ho scoperto FACERE innanzi al parva
mercede profanos, col quale verbo è confermalo il
senso delia frase e dell' intero passo alludente alle
seduzioni di Flaviano , che con poca e peritura mer-
cede (parva mercede) si studiava di pervertire e pro-
fanare i fedeli ( facere profanos ).

Ma cotesto minuto lavoro d'emendazione e di de-
finitiva lettura delle difficilissime pagine richiede un
tempo più lungo di quello che io potei intorno ad
esso spendere nella mia breve dimora in Parigi. Spero
che il dotto scopritore compirà egli stesso la sua im-
presa : e poiché la sostanza del testo è già certa e
fermamente stabilita, e dei passi storici più impor-
tanti ho diligentemente confrontato e verificalo l'esatta
concordia tra la stampa ed il manoscritto , riprendo
in mano il filo della storia al punto ove lo lasciammo
neir ultimo fascicolo e m'accingo ad illustrare la tra-
gica fine di Flaviano ed il trionfo completo del cri-
stianesimo nell'. impero romano.

s-1-

L'esercito di Eugenio inalbera le insegne idolatriche;
Flaviano affida il passo delle Alpi
alla tutela di Giove.

Dalle notizie storiche e dalle testimonianze del
novello carme , che nel precedente Bullettino ho rac-
colto ed illustrato, è manifesto, la lotta impegnata tra

Eugenio e Teodosio , quantunque ambedue cristiani,
essere stata il supremo sforzo del paganesimo per at-
terrare il cristianesimo nell' impero romano o almeno
nella capitale dell' impero e nell' Occidente. La grande
trasformazione religiosa e politica fatta da Costantino
e consolidata dai successori di lui era minacciata d'una
violenta reazione pagana ; il cristianesimo correva ri-
schio di perdere i frutti del suo trionfo ed anche la
libertà; il ritorno dei tempi di Giuliano , se non di
quelli di Diocleziano , sembrava pendere dall' esito
d'una battaglia. In fatti quando i due eserciti si av-
viarono alla guerra, mentre quello di Teodosio si
gloriava del labaro costantiniano e fidava nel vessillo
della croce di Cristo, Eugenio, o sopraffatto dal pre-
valere della fazione pagana o sedotto (come afferma
Sozomeno]) dai superstiziosi vaticinii di Flaviano e
già divenuto apostata, inalberò le insegne idolatriche
e l'immagine d'Ercole invitto. L'allocuzione medesima
di Teodosio nel consiglio dei duci, dubbiosi se si po-
tesse rischiare la battaglia , dimostra che si trattava
della giornata campale tra la romana idolatria e la
croce di Cristo. « Non conviene, egli disse, che alla
» divina croce facciamo l'onta di stimarla impolente,
» e che della statua di Ercole noi medesimi sembria-
» mo confessare e temere la soprannaturale virtù.
» Imperocché alla testa del nostro esercito procede
» la croce, e a quella delle milizie nemiche il simu-
» lacro di Ercole (1) ».

Le fauci delle Alpi furono solennemente e con riti
consecratorii affidale alla tutela di Giove. A questa
speciale circostanza degli idolatrici presidii della
guerra eugeniana, come a fatto assai notorio e famoso,
allude Agostino nel libro quinto capo 26 Bella città
di Dio, nominando Jovis simulacro, nescio quibus ri-
tibus velut consecrata et in Alpibus constituta ; e ci
fa sapere , che quei simulacri del Dio fulminatore
stringevano nella destra fulmini d'oro. Il Tillemont
dalle parole di Rufino , che esamineremo nel para-
grafo seguente, raccolse, la custodia dei passi delle
Alpi e la consecrazione quivi fatta delle statue di
Giove essere stali uffici! e cure personali di Nicomaco
Flaviano (2). Il nuovo carme a questi falli dà e da
essi riceve luce abbondante. Il verso finale ed il sar-

ti) Lib. 1, v. 592 e segg.

(1) Theodoretus, Hist. eccl. V, 24.

(2) Hist. des Emp. T. V p. 376.
 
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