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Bullettino di archeologia cristiana — 6.1868

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Nr. 6 (Novembre e Decembre 1868)
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L' immagine del pastor buono scoperta nel cemetero sotto il bosco degli Arvali
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https://doi.org/10.11588/diglit.17355#0094

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— 90 —

altrettanti Cristi (1). E questa citazione sola basta per
farci conoscere quanto inesatta cognizione lo scrittore
abbia dei monumenti, ai quali fa appello con tanta
sicurezza. Nelle circa dodicimila cristiane iscrizioni,
che fino ad oggi ci hanno fornito i cimiteri e le ba-
siliche di Roma, neppur una sola io conosco, che al-
l'anima del defonlo dia il nóme Cristo. Del rimanente
poiché il segno veramente si trova e nei monu-
menti delle catacombe romane e in quelli delle reli-
gioni indiane, vale la pena esaminar questo punto.
Non intendo fare una dissertazione completa sul pro-
posto argomento; e se mi volessi accingere a trattarla
per ogni verso, la riserverei ai volumi di maggior mole.
Ma non professando io la scienza delle lingue e let-
terature orientali, lascio ai cultori profondi di siffatti
studii il merito di discutere a pieno, se lo crederanno
necessario, la proposta questione. Ciò non toglie ch'io
possa dare intorno ad essa qualche breve e forse suf-
ficiente schiarimento.

Il segno, del quale parlo, in sanscrit è appellato

10 svastika; che vale segno di benedizione o di buon
augurio (2). Esso è assai antico nelle Indie sì presso i
Bramani, che presso i Buddisti: ma al celebre Burnouf,

11 seniore , sembra più da questi che da quelli usi-
tato (3). Le iscrizioni incise nelle caverne buddistiche
all'occidente delle Indie sono per Io più precedute o
chiuse da cotesto segno solenne ; come le iscrizioni
cristiane del secolo sesto sono precedute o chiuse dal-
l'immagine della croce. Da ciò non discende, che il
cristianesimo al suo primo nascere ereditò direttamente
dalle Indie la tradizione di quel segno religioso. In
primo luogo esso è un incrociamenlo di linee sì ovvio,
che si trova adoperato nei meandri ornamentali delle
più rozze e primitive stoviglie, come dei manufatti più
eleganti di popoli diversissimi: nò v'è ragione di cre-
dere che in tutti questi monumenti quel meandro abbia
un origine comune ed un simbolico o geroglifico si-
gnificato. Laonde anche nella fibula del celebre se-
polcro etrusco di Cere (4), nei vasi italo-greci ed in
altri siffatti utensili panni incertissimo se quel giuoco di
linee assomigli per caso fortuito o per deliberata inten-

zione al segno, che in altri monumenti ha senza dubbio
un valore convenzionale. I monumenti poi, nei quali
l'isolato l'incrociamento dei quattro gamma ha eviden-
temente un senso geroglifico o simbolico, non costituì-
scono punto una famiglia o figliazione esclusivamente
indo-cristiana. Quel segno fu battuto sulle monete
di Gaza in Palestina, di Corinto in Grecia, di Siracusa
in Sicilia (1). In un sepolcro sannitico di Capua è di-
pinto sopra la tunica indossala dal personaggio quivi
effigiato; nò ò rilegato ai lembi della veste, come nella
tunica del pastore testé rinvenuto, ma regna nel mezzo
del petto (2). Anche i Romani sotto l'impero ritras-
sero quel segno in molti e diversi manufatti; per la
quale ragione io non attribuisco senz' altra prova ai
Cristiani qualsivoglia stoviglia o metallo o pietra dei
tempi imperiali è insignita della cifra gammata. En-
nio Quirino Visconti ha illustrato un musaico rappre-
sentante un rito pagano romano, Yignispicio (3), e
quivi presso l'ara è delineato un flabello e dentro que-
sto le dimensioni dell' area consecrata sono scritte
così :

PED

x

PED XX

fu

Nell'Africa romana, in Tebessa, è venuto in luce, sono
pochi anni, un epitaffio concepito nelle consuete for-
inole pagane, e che niun indizio c'insinua essere
cristiano; sulla cui cima domina il segno gammato (I).

FU
DM S
APVL...
MISS...
YIT AN..
XXVI...

HS..

Non è stato fino ad ora chiarito il senso preciso at-
tribuito dagli antichi nei varii paesi e nelle varie età

(1) Dans les catacombes on voit souvent les ames des'^morls ap-

pellées des Christs (I. c. p. 889). (1) V. Raoul Rochette, 1. c. e nell' Jlercule assyrien p. 377-380;

(2) Burnouf (il seniore), Le lotus de la borine hi, tiràduU da sanscrit Minervini, 1. c.
accompagné de vingt el un mémoires relaiifs au Buddhismo p. 625. (2) V. Minervini, 1. c.

(3) L. c. Cf. Journ. asiat. Sue. of Greai-Britain T. Vip. 454. (3) Opere varie ed. di Milano T. 1 p. 141 e segg.

(4) Grifi, Monum. di Cere tav. VI n. 1. (4) Annuaire de la socielé de Consiantine 1858-59 p. 205, 87.
 
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