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Bullettino di archeologia cristiana — 6.1868

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Nr. 6 (Novembre e Decembre 1868)
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https://doi.org/10.11588/diglit.17355#0096

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— 1)2 —

di quell'importantissimo soggetto di sacra iconografia;
del quale, dopo tanti scrittori, negli scorsi mesi hanno
eruditamente trattato i dotti signori E. aus'm Weerth
e H. Otte nel fascicolo XLV degli Annali della società
archeologica renana (1).

II. Di Pietro nuovo Mose e dei monumenti, nei quali
talvolta Cristo dà a s. Paolo in luogo di
s. Pietro il volume sacro.

Nei fascicoli di Gennaro e Febbraro e di Maggio
e Giugno di quest'anno ho trattato per disteso dei mo-
numenti figurati, nei quali Pietro è effigiato come Mose,
che percuote la mistica pietra e ne trae l'acqua spi-
rituale, e che riceve da Cristo la legge evangelica. Un
dotto amico ha chiamato la mia attenzione sopra un'in-
signe sentenza registrata nella XXVI delle omelie, che
vanno sotto il nome di Macario d'Egitto. Qualunque
egli sia dei celebri Macarii anacoreti, certo è quelle
omelie essere slate pronunciale da uno dei padri del
deserto nel secolo quarto (2). E questi c'insegna quanto
noto e famigliare anche ai solitarii lontanissimi da
Roma e dalla vista dei suoi monumenti fu il paragone
di Mose con Pietro. Imperocché nell' omelia citata leg-
giamo le parole seguenti : « a Mose successe Pietro ,
» cui fu data la cura di istituire la nuova chiesa di
» Cristo e il vero sacerdozio » (3).

Da questo concetto e da questo simbolico tipo
sembra alieno qualche monumento, ove il sacro vo-
lume dell' evangelica legge da Cristo è dato a Paolo
in luogo di Pietro. Le quali eccezioni ho discusso nelle
pag. 42 e segg. ; ed ho congetturato che in una di esse
(nella pittura celimontana del secolo IX) s. Paolo riceva
da Cristo il volume come dottore, perchè a Pietro forse
fu riservata la prerogativa di ricevere le simboliche chia-
vi. La verità di questa congettura nel dipinto cclimon-
tano non è verificabile pel cancellamento dei colori
nello spazio appunto, ove fu delineato il dono che Cristo
faceva a s. Pietro. Ma ecco una scultura assai più
antica dell'affresco romano, la quale conferma il mio
pensiero e ci mostra, che il gruppo di Cristo porgente
le chiavi a s. Pietro, il volume a s. Paolo, fu veramente

(1) Zar Ihonographie des Crucifixus [Jahrbilch. des Vereins von
Allerthumsfreunden in Rheinlande XLV, 1868).

(2) V. T. Tillemont, Meni, pour l'hist. eccl. T. Vili pag. 619, 810.

(3) ITsTpo^ M«<t£« SisSe^o-to, t'/jv y.cuvnv 'F^x.y.X-qala.v XpiiXTOÙ, y.cc't
•njv dXviStvòv ìepcccruviv sy^sipcrSsi'j, Macarii, Homil. XXVI p. 154
edit. Paris. 1621.

talvolta effigiato sui cristiani monumenti. In s. Apolli-
nare in Classe a Ravenna è conservato un sarcofago
del secolo in circa quinto o del sesto, pessimamente
inciso in rame nelle tavole del Ciampini (1). Sulla
fronte di quest' urna è sonito il Salvatore sedente :
alla sinistra l'apostolo Pietro tiene stese le braccia, co-
me nel piatto portuense (2), coperte di velo; sul quale
però in luogo della LEX DOMINI è posata la simbo-
lica chiave dal Signore affidatagli: alla destra Paolo
prende dalla mano divina il sacro volume. Se per nuove
scoperte m'avverrà di tornare sopra un sì importante
argomento, farò delineare nel Bulletlino un accurato
disegno del sarcofago ravennate (3). Intanto basta que-
sto cenno per far intendere come qualche variazione
fatta in età posteriore all'originario tipo del principe
degli apostoli che riceve la legge, non contradice al
primitivo e solenne concetto , nè sostituisce Paolo a
Pietro come nuovo Mosè.

III. E falso che s. Agostino abbia scritto i Romani
ai suoi giorni essere stati tuttora pagani.

A pagine 71 e seguenti ho trattato dello storico
problema se Roma ai tempi di Teodosio sia stata nella
sua maggiore e miglior parte pagana o cristiana. E
nel discutere quel punto oscurato da testimonianze e
da fatti in apparenza contradittorii, mi sono studiato
di spiegare in quale senso debba essere inteso ciò che
scrisse s. Agostino nel 397: ecclesia toto terrarum orbe
diffusa exceptis Romanis et adhuc paucis orientalibus.
Veramente questa sentenza è sì strana, che non avrei
dovuto riferirla e dichiararla senza tenerne sotto gli
occhi l'intero contesto. Ma la fiducia nella tedesca di-
ligenza d'un dotto Alemanno , il quale cita le alle-
gate parole come prova del paganesimo regnante in
Roma nella fine del secolo quarto, non mi fece na-
scere nella mente il menomo sospetto sulla genuinità
del senso loro attribuito; e la fretta dello scrivere mi
distolse dal ricorrere, come sempre soglio, all'origi-

(ì) fet. monum. T. Il tab. III.

(2) Vedi sopra pag. 38.

(3) Esso ha inoltre il raro pregio di confermare , che l'apostolo il
quale porla sulle spalle la croce, è certamente s. Pietro. Imperocché l'apo-
stolo, che in questo sarcofago tiene sul velo la chiave , porta altresì la
croce, come in tante e tante simili rappresentazioni del gruppo di Cristo
tra i due apostoli. In altre urne di Ravenna il Signore dà il volume ad
un apostolo, che sta alla sua destra : chi egli sia, lo discuteremo quando
pubblicherò il singolare sarcofago sopra accennato.
 
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