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della visla affievolita, non riescisse a leggere intera
l'epigrafe , e confondesse la protome d' augello, ov-
vero di drago alato , che sovrasta all' elmo della testa
feminile galeata nel ritto della nuova sua moneta di
Palacium con la maschera alata del riverso dell'altra
moneta della città medesima edita un cinquant' anni
prima dal Sestini.

Ora mi giovi proporre alcuni riscontri e conghiet-
ture intorno alle sovra descritte rare e curiose meda-
glie. 11 Sestini indicò un luogo classico di Dionisio
d'Alicarnasso (Ant. Rotti. I, 14), che attenendosi ai
libri delle antichità di Varrone, pone Palalium, Ha-
"koCrioY , fra le citlà primitive degli Aborigini, verso
i gioghi degli Apennini, alla distanza di 25 stadii da
Reate della Sabina. E con lui consuona Varrone stesso
scrivendo intorno all'origine del colle Palatino di Ro-
ma (L. L. V, 53): tertiae regionis (collis) Palalium,
quod Palantieis cum Euandro venerunt, aut quod Pa-
latini Aborigines ex agro Reatino , qui appellalur Pa-
lalium, ibi consederunt. Analogo si è il nome di
VHRARfl di un bronzo osco delle vicinanze di Lan-
ciano, che a parere del eh. Mommsen (Unlerìtal.
dial. p. 169, taf. Vili, 1 ) parrebbe lo stesso che il
Pallanum della tavola Peutingeriana, situato tra An~
xanum ed Hislonium.

Il ritto della prima delle due monete di Palacium
confronta con quello di una rarissima monetuccia di
rame attribuita dal Seguin alle famiglie Romane Sta-
tia e Trebonia (cf. Morelli, fam. Statia, n. II. J. Il
tipo della testa del dio del fuoco Vulcano, riferir po-
trebbesi ai monti Ceraunii della Sabina (Dionys. Ha-
lic. Ani. Rom. I, 14), ovvero a qualche terreno ar-
dente di quelle montuose contrade , giacché reperilur
apud auclores, in agro Sabino et Sidicino unclum fla-
grare lapidem (Tlin. II, 111 ).

La maschera a bocca spalancata, fornita di tenie ,
e talora con pedo pastorale o tirso al disotto (Sestini,
Descr. num. vet. p. 2), sembra appellare alle feste
paganiche agresti solite celebrarsi da' prischi abitatori
di quelle contrade (Virgil. Georg. II, 385):

Necnon Ausonii, Troia gens missa, coloni
Versibus incomlis ludunt risuque soluto,
Oraque corticibus summit horrcnda cavalis,
Et te, Bacche, vocant, per carmina laela, tibìque
Oscilla ex alta suspendunl mollia pimi.

La larva della moneta Palacina, di aspetto orrendo ,
forse è fornita di tenie per mostrare che andava so-
spesa ai rami di un pino o d'altro arbore. La parti-
colarità poi delle ale attorcigliate all' insù , di che è
ella fornita, non saprei ben dire , se alluder possa a
quell'arbore dell'India , la cui foglia alasaviumimi-
tatur, e che avea nome pala (Plin. XII. 12)■ Nò fa-
rebbe in ciò difficoltà la distanza grande dell' India
dalla Sabina , sapendosi come la umile città Casperula
della Sabina dicevasi a Baclris nomina ducens (Silìus,
Vili, 416: cf. Servius ad Aen. Vili, 638J.

La galea della testa feminile in sul ritto dell' altra
moneta di Palacium, riguardando al disegno, che
me ne trasmise il Millingen , mi parve ornata nel
sommo di una protome di dragone alato , che pro-
tenda il capo con bocca aperta, in atto di metter ter-
rore coli'irato suo sibilo: e cotale attributo convenir
potrebbe sì a Roma come a Pallade (cf. Eckhel, t.VII.
p. 329). La corona poi di quercia glandifera, con
entro il nome PAUACINV, probabilmente vuoisi ri-
ferire alle origini Arcadiche de'primi abitatori sì del
Palalium di Roma come dell'agro Realino di simil
nome ('Varrò, L. L. V, 53); poiché gli Arcadi pri-
mitivi in ispecie dicevansi ghiandivori, $vX<x.yr{§%yoi
fPausan. Vili, 42, 4), e dal loro Pallanleum cre-
devasi denominato quello di Roma e della Sabina
('Virgil. Aen. Vili, 54). Quella corona peraltro,
consistente di due rami di quercia forniti delle loro
ghiande , può tuli' insieme accennare alla fertilità dei
monti della Sabina , che oltre le uve e le olive da-
vano grande copia di ghiande, P-xXavoy ri ìxtyspu
toXXV (Strab. V, 228).

C. Cavkdoni.

P. Raffaele Garrccci d.c.d.g.
Giulio Minervini — Editori.

Tipografia di Giuseppe Cataneo.
 
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