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Un Julius Crehpinus erede di Mamom'o Basso E- Prael. Mis. momm. Neapoli, 1852. n. 192.); questi
giziano , il quale militò sulla trireme Polluce, è nella forse ebbe alcun vincolo di parentela con Giulia Cri-
mia raccolta dei marmi della flotta di Miseno(v.C7ams spina nominata in questa lapida,

2. V31A1Y3 COSMVS - TESTAmento US • tot

MACELLVM • EXORNARI • IVSSIT ■ FISIA • Serena? malcr
SVPPLETA • VICESIMA • CONSVMMAV1T • IDQVe nomine
FILI • SVI • EXORNATmj» • dedicami

Questa epigrafe mi proviene da certe schede , che la piazza delle suppellettili, che le erano necessarie,

ho ritrovato nel piccolo museo dei RR. PP. di S. detti ornamenta, omationes, it[Jox.<j$\k-r\\xtj.rtj. (Maffei

Pietro a Cesarano. Non sarebbe facile determinarne Mus. Veron. XL ), e 1' aprì al pubblico. Di questo

la patria, ma poiché quelle schede contengono quasi senso della voce ornamentimi ho detto nella mia storia

sole iscrizioni di Aeclanum, di C. Betizio Pio (Momm. d'Isernia a p. 94, in proposilo appunto di un Ma->

I. N. 190), di C. Nerazio Proculo (Momm. 1136), eellum, che L. Abollio Destro fecit CVM ORNA-*

di Eggius Felix? (Momm. 1203, nel cognome FEVS, MENTIS SVIS. Questi vengono detti AERAMENTA

che le schede mie leggono FELES, riconoscerei FE« in una singoiar lapida di Sepino (Guarini, //. Vag.

LIX), e Gnalmente quella di Rabiria Bebia, della Mansio 1, 29), e si può confrontare Macrobio, elio

quale si ha una copia assai diversa nel Lupoli (Monini. parlando dei tempii dice : Ornamenta sunt clypei,co-

1181 ) : ' ronae, et huìuscemodi donarla, neque enim ornamenta

■ RABIRIAE • BAE dedicantur eo tempore quo tempia sacraniur (Saturn,

BIAE • CONIVGI III, 12, cf. Gronov. allo Pseud. di Plauto , 1, 101,

THESEVS • ' ' 109). Laonde anche nel linguaggio gladiatorio ornare

COL • AECLANE vale dar la corona , la palma , la rudis al gladiatore.

B • M 1 P Simile facere te reputato, alque illud facitis, ubi eos

può ragionevolmente tenersi, che la lapida di Staio qui beslias strenue inlerfecerint popolo postulante or--

appartenga al medesimo municipio. Di falli in Eclano nalis, et manumittilis, scrive Frontone a M. Aurelio

era già nota la gente Staia per la lapide di Numerius (II, 1 ). Il senso di exornare è spiegato anche nella

Status Rcmissus liberto (/. N. 1240). Nuova è la bella epigrafe salernitana di T. Tettieno Felice, che

frase, ma non nuova la dottrina del cinque per cento legò cinquantamila sesterzii ad exornandam aedem

sui legali e sulle eredilà. Ne ha discorso colla solita Pomonis, dalla qual somma dicesi ivi: factum est fa-^

dottrina il eh. nostro collega sig. Gervasio , il quale sligium inauratimi podium, pavimenta marmorea, o-

oltiraamente richiama il S1NE DEDVCTIONE VI- pus teclorium (v. le mie Illustrazioni di alcuna iscr.

CESIMAE della lapida Venosina [Jscriz. Messin. p. ant. di Salerno, Napoli, 1851, p. 17.). Lascio libero

S , n. ) ; Fisia però supplì del suo la vigesima che di supplire N , o V il prenome di Staio , ed ho dato

andava per legge al fisco dal legato del figlio , e ter- il cognome Serena a Fisia, perchè la Fisia Serena è

minata la fabbrica della piazza di comeslibili, po- famiglia illustre, nella vicina Nola (v. Gervasio Iscr,

scia a nome del figlio IDQV[E • NOMINE •] FILI • di Napoli, p. 56),
SVI • EXORNAT[VM DEDICAV1T], (che così leggo

e supplisco quest'ultima parte della leggenda), fornì (continua) Garrucci.

P. Raffaele Garrccci d.c.d.g. Tipografia dì Giuseppe Cataneo.

Giulio Mixervini — Editori,
 
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