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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 1
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Rossi, Attilio: Opere d'arte à Tivoli, [1]
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ATTILIO ROSSI

degli stessi patroni tiburtini, rappresentati negli sportelli, e più quella di San Giovanni
Battista (fig. 4, 5).

Fra i tabernacoli si aprono cinque finestrelle bifore, di cui una vivace fantasia d’artista
decorò i lati con la più singolare e pittoresca decorazione zoomorfica. In ciascuna delle otto
lastrelle, sono lavorate a sottile rilievo, mostruose figure di uomini e di animali, coppie di

grifi affrontati ed allacciati al collo da una corona od avvinti dalle
lunghe code, orridi draghi striscianti e mostruose figure umane
in attitudini le più fantastiche e bizzarre.

L’una, uscente dalla bocca di un enorme e squamoso delfino
(fig. 6), dal capo nascosto in un grande cappuccio piumato, che si
prolunga fino a metà del torace, è in atto di sonare con l’arco una
grande viola; l’altra (fig. 7), senile, calva, dalla lunga barba, le
zampe di pipistrello ed una sonagliera alla cintura, agita furiosa-
mente con ambo le mani grossi campanelli in aria; una terza ha
pure il capo coperto di uno strano cappuccio e di una stretta
maglia sfrangiata, che la veste fino a metà del torso, ed ha le
zampe di capra ed è in atto di dar fiato ad un gran corno ; l’ultima,
infine, dal capo chiomato, coperto di un cappellaccio conico, il
volto largo, schiacciato, gonfio dallo sforzo che spiega per sonare
una lunga zampogna, ha di drago la parte inferiore del corpo e le
zampe artigliate. Robusti rami di piante strane, dalle larghe foglie
che s’intrecciano e si allargano, completano la mostruosa natura
delle figure umane ed animalesche, innestandosi nel loro corpo
come lunghe code od uscendo dalle loro bocche spalancate.

Nella base del reliquiario, alcune figure inginocchiate, con tor-
cetti accesi nelle mani, che guardano in alto verso l’effigie del
Cristo, rappresentano i soci della confraternita del Salvatore.

Infine un gran numero di cornici, dai motivi decorativi i più
delicati, foglie, perline, stelle, rosette ; applicazioni imitanti gemme
e pietre preziose ; una grande profusione di ornati a giorno, spe-
cialmente nella parte superiore del reliquiario e di dorature, nelle
vesti dei santi, nelle cornici, nella volta del semicatino, arricchi-
scono e completano la brillante decorazione di questa rara opera
d’arte.

Intorno alla provenienza ed agli artefici di essa, tacciono affatto
le numerose storie e le guide cittadine, per quella spiccata indif-
ferenza verso le opere d’arte medioevale e del Rinascimento che
tutte le distingue. Sull’esempio di due fra i più antichi ed auto-
revoli storici di Tivoli, il Nicodemi1 ed il Zappi,2 3 tutti gli altri
posteriori, il Crocchiarne, 5 il Viola, 4 il Sebastiani, 5 il Bulgarini, 6 si restringono a fare una
oggettiva descrizione dell’opera od a darne un cenno fuggevole, pur sempre riportandola
all’una o all’altra delle tradizionali- origini accennate. Recentemente il Bindi, 7 nella sua opera
sopra i monumenti abbruzzesi, pubblicò in appendice una lettera, nella quale gli si dava
comunicazione dell’esistenza di quest’opera a lui ignota e, per mera affermazione, se ne
attribuiva la fattura a Nicola da Guardiagrele.

Fig. 4

Tivoli, Cattedrale
Il Battista

statuetta nel reliquario
(xv sec.)

1 Nicodemi, loc. cit.

2 Zappi, Annali della citta dì Tivoli, (manoscritto
nella biblioteca comunale di Tivoli).

3 Crocchiante, loc. cit., pag. 48.

4 Viola, loc. cit., Voi. II, pag. 177.

s Sebastiani, Viaggio a Tivoli, Fuligno 1828,
Pag- 43-

6 Bulgarini, loc. cit. pag. 63.

7 Bindi, Monumenti storici ed artistici degli Abruzzi,
Napoli, 1889, (appendice).
 
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