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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 1
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Rossi, Attilio: Opere d'arte à Tivoli, [1]
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OPERE D'ARTE A TIVOLI

17

opere di scultura in bronzo e di oreficeria, eseguite in quel lasso di tempo, ed alcune dai
più insigni artefici di Firenze, attestano lo stesso sviluppo. Le porte bronzee di San Pietro,
fuse dal Filarete, fra gli anni 1439 e 1445, la lastra tumulare eseguita da Simone Ghini per
Martino V, la croce d’argento per l’altare di San Giovanni a Firenze, commessa nel 1447
ad Antonio Poliamolo, il San Giovanni Battista fuso da Michelozzo per lo stesso altare nel
1451,1 ed infine gl’innumerevoli lavori di oreficeria oggi perduti, che in questo tempo ese-
guirono i rappresentanti più autorevoli del Rinascimento, il Ghiberti, il Filarete, Maso Fini-
guerra, il Verrocchio, attestano il predominio assoluto del nuovo stile nella oreficeria fioren-
tina intorno alla metà del secolo XV.

Perciò conviene ricercare in altre regioni d’Italia la scuola artistica ancora governata
da questo stile fiorito goticizzante, dalla ricerca dell’espressione fastosa, capace di concepire
figure come quelle racchiuse nei cinque tabernacoli e specialmente la fantastica, singolarissima
decorazione zoomorfica delle lastrelle che fiancheggiano le piccole bifore della cornice. Solo
l’arte veneziana, a nostro avviso, offre particolarità stilistiche affini e riscontri sicuri.

Non occorre dilungarsi a dimostrare come la scultura e specialmente la oreficeria vene-
ziana del secolo XV attestino un carattere decorativo tutto penetrato ancora di elementi
gotici e come la corrente del nuovo stile, diffuso per mezzo degli artisti fiorentini in tutti i
centri più operosi d’Italia, non avesse che una debolissima ripercussione nelle venete lagune.
L’influenza degli artisti fiamminghi e tedeschi, antica e costante a Venezia fino a tutto il
Quattrocento,2 nonché le sue antiche predilezioni per gli elementi della lussureggiante orna-
mentazione orientale, prepararono e mantennero in questa città condizioni poco propizie alla
assimilazione sincera delle peculiarità decorative del Rinascimento toscano, all’accettazione
del suo generale carattere di chiarezza, di armonia, di semplice eleganza.

L’altare d’oro che Gregorio XII donò nel 1408 alla cattedrale di Venezia,3 i numerosi
reliquiari del tesoro della chiesa di Sant’Antonio a Padova,4 il calice d’argento smaltato della
chiesa di Santa Maria ai Servi,5 la croce episcopale della chiesa di San Cipriano a Murano,6
la bellissima croce del duomo di Venzone,7 il reliquiario di Santa Marta, eseguito nel 1472
da un orafo di Colonia, i due grandi candelieri in argento dorato, offerti fra il 1462 e il
1471, dal doge Cristoforo Moro al tesoro di San Marco,8 infine il magnifico ostensorio di
San Giovanni Battista nella chiesa di Sant’Ermagora9 ed altri innumerevoli monumenti della
oreficeria veneziana del Quattrocento, attestano la tenace sopravvivenza in tutto questo secolo
delle tradizioni gotiche trecentistiche, arricchite dal magnifico apparato di lusso e di splendore,
particolarmente caro ai cittadini di Venezia.

Con il carattere di queste opere a noi sembra che si uniformi esattamente anche quello
dell’archivolto, che nel 1449 venne sovrapposto al reliquiario di Tivoli.

La sua decorazione varia, esuberante, che si distende sopra tutta la superficie disponi-
bile, in forma di ornati lineari dalle combinazioni più capricciose, come quelle dei due peducci
degli archi, di fregi floreali applicati, di cornici ad archetti trilobati, come quella che fa da
base ai tabernacoli, di finestrelle dallo stile ogivale fiammeggiante, infine il carattere archi-
tettonico veneziano dei cinque tabernacoletti, manifesto nelle curve bulbose degli archi, nella
profusione delle torricelle, dei cirri, dei ricchi e multiformi accessori, palesano l’artista veneto,
che nel più fervido fiorire del Rinascimento reca lungi dalla patria le sue tenaci ed alquanto
antiquate tradizioni artistiche, anche in una regione ormai già da lungo tempo assicurata

1 La nicchia in stile gotico nella quale è collocato,
fu eseguita prima del 1425. Cfr. Labarte, op. cìt.,
Voi. II, pag. 97.

2 Molinier, Venise, ses arts décoratifs, ses musées
et ses collections, Paris, 1889, pag. 114; Urbani de
Gheltof, Les arts industriels à Venise an moyen age
et à la renaissance, Venise, 1885.

3 Pasini, Il tesoro di San Marco, tav. LXVI, n 162.

4Gonzati, Il santuario delle reliquie di Sant'Anto-
nio a Padova.

s Urbani de Gheltof, op. cit., fig. 20.

6 Urbani de Gheltof, op. cit., fig. 22.

7 Urbani de Gheltof, op. cit., fig. 12.

8 Pasini, op. cit., tav. LIX e LIXa.

9 Urbani de Gheltof, op. cit., pag. 35.

L’Arte. VII, 3.
 
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