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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 1
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Rossi, Attilio: Opere d'arte à Tivoli, [1]
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OPERE D’ARTE A TIVOLI

i9

del Musco storico di Basilea,1 nella quale, entro una serie di dischi, sono rappresentate figure
di animali mostruosi, draghi, grifi, affrontati ed allacciati con i lunghi colli, liocorni,
nei quali la natura umana si accoppia con quella animalesca, terminanti in corpi di capra,
di pesce, di uccello, dalle code ornate di rami di foglie e muniti di strumenti musicali, come
zampogne, corni, viole.

Anche le notizie che si hanno intorno agli artisti che operarono a Roma, durante il
pontificato di Niccolò V, confortano il nostro giudizio. Poiché è noto come l’estrema raffi-
natezza del gusto di questo pontefice gli facesse ricercare in ogni parte d’Italia i talenti più
rari ai quali affidare l’esecuzione dei suoi vasti disegni. Così, mentre durante il pontificato d’ Eu-
genio IV, la preponderanza degli artisti toscani fu quasi assoluta, durante quello del suo
successore invece un sapiente eclettismo estese anche alle altre regioni d’Italia, alla Lom-
bardia, alla Romagna, al Veneto, agli Abbruzzi, all’Umbria, l’onore di recare a Roma un
più vasto contributo artistico regionale.2 Ed i libri delle spese della Camera pontificia ci
segnalano infatti anche i nomi degli orafi veneziani ai quali venivano affidate alcune com-
missioni, appunto in quel lasso di tempo in cui veniva eseguito il coronamento del reliquiario
di Tivoli.

Noi crediamo che l’esame del reliquiario ci abbia così condotti a soddisfacenti conclu-
sioni intorno arila sua storia ed agli artefici che vi collaborarono. Negli anni immediatamente
precedenti il 1435, la munificenza di una oscura dama tiburtina, Caterina Ricciardi, fece
racchiudere in una preziosa custodia argentea, a forma di trittico, una immagine del Sal-
vatore, particolarmente cara alla città di Tivoli, affidandone l’esecuzione ad un orafo fioren-
tino, forse della numerosa schiera addetta al servizio della Corte pontificia nel tempo di
Martino V e di Eugenio IV. Più tardi, nell’anno 1449,11 trittico ebbe il suo ricco corona-
mento, la sua reformatio, come leggesi nella iscrizione appostavi, e questa volta l’esecuzione
dell’opera dovette essere allogata ad un artista di origine e di educazione veneziana. Am-
bedue gli artefici impressero la propria personalità artistica e quella della scuola alla quale
appartennero sull’opera loro e questa raccolse insieme le particolarità dell’una e dell’altra.
Così la sobrietà decorativa, l’armonico equilibrio delle linee, la compostezza delle attitudini,
la ideale purezza dei personaggi muliebri e giovanili, la semplice eleganza degli abbigliamenti,
la tenuità e la delicatezza del rilievo, tutte le qualità, infine, proprie dell’arte toscana del
principio del Rinascimento, si associarono con i brillanti, lussuosi dettagli ornamentali dell’arte
veneziana, con i motivi architettonici ancora schiettamente ogivali, con lo stile prolisso ed
alquanto pesante delle vesti, con i particolari decorativi d’ispirazione ultramontana. Il con-
nubio di questi due opposti indirizzi artistici danneggiò in qualche modo l’armonia'dell’insieme,
imprimendogli un carattere di ambiguità sensibile. Però, se il valore estetico del monumento
ne rimase attenuato, crebbe invece l’interesse storico di esso. Come quello che, nella irrepa-
rabile dispersione dei tesori della oreficeria italiana, offre una preziosa testimonianza delle
condizioni artistiche di Roma, nella prima metà del Quattrocento, quando per il favore di pon-
tefici umanisti, i nostri artisti maggiori accorrevano da ogni regione d’Italia a recare alla
città nobilissima il più eletto contributo del loro talento.

* *

Due pitture frammentarie, che ora si trovano nella sagrestia della chiesa di Santa Maria
Maggiore a Tivoli, richiamano la nostra attenzione e recano considerevole lume sopra un
pittore fiorito intorno alla metà del Trecento, Bartolomeo Bulgarini da Siena, personalità
artistica oggi quasi affatto sconosciuta.

Di lui narra il Vasari 3 che fu discepolo di Pietro Lorenzetti, che lavorò molte tavole

1 E riprodotta nell’opera di M. Heine, Das deutsche 3 Vasari, Le vile dei più eccellenti pittori, scultori
Wohnungswesen, Leipzig, 1899, Voi. I, pag. 258, fig. 5g. ed architetti, Firenze 1878-1885, Voi I, pag. 477 (ed

2 Muntz, op. cit , parte I“, pag. 166-67. Milanesi)
 
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