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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0112

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66

MISCELLANEA

Centenarii come figlio di sorella. Questi era pure pit-
tore, abitava a San Vitale, molto probabilmente in
casa dello zio, che gli lasciò il godimento della pro-
pria casa per tutta la vita. Forse a questa coabita-
zione dovea il soprannome di Caroto, che gli è dato,
ad esempio, dall’Estimo del 1448. Io. Petrus Carolus
de Zentenariis sol. 9.

L’anagrafe del 1529 lo fa nascere nel 1503. 1

Giovanni Francesco e Giovanni morirono nell’ istesso
anno 1555, a pochi mesi l’uno dall’altro; il testamento
del primo è del 29 aprile,1 2 quello del secondo del
15 novembre ;3 nell’estimo poi del 1558 non li tro-
viamo più ; invece ci vediamo i due nipoti di Gio-
vanni Francesco, Pietro e Baldassare, che, avendo
raccolto le due eredità, hanno l’estimo raddoppiato. 4

Gli ultimi giorni di Giovanni Francesco furono con-
tristati dalla morte del figlio che lo precedette nella
tomba. L’anagrafe del 1555 ci dà Bernardino come
ancor vivo, invece quando il padre fece testamento
ai 29 d’aprile, era già morto, ed eredi universali ven-
gono nominati i due nipoti, con un legato di cinque
scudi d’oro alla loro sorella Lucia.

Altre disposizioni fissano la sepoltura nella chiesa
di Santa Maria in Organo, nel monumento suo pro-
prio, e gli uffici di terza, settima, trigesima e dell’an-
niversario, più alcune messe di San Gregorio.

Giovanni invece era senza figli (quelli indicati dal-
l’anagrafe del 1541 devono essere nipoti): egli vuole
essere sepolto in monumento per eum constructo in
ecclesia Sancte Marie in Organis, ante eius capelloni
sub vocabulo Sancii Nicolai, dove l’avea preceduto il
fratello : la propria casa a San Vitale, presso la chiesa
di Santa Maria del Paradiso, lascia in usufrutto al
nipote Giovati Pietro Centenarii ; cinquanta ducati a
Giovanna figlia del fu Baldassare Bassi, vedova di
Bernardino Caroto, figlio del suo defunto fratello Gio-
vanni Francesco, lodato pittore. Il resto dovea andare
tutto ai due nipoti Pietro e Baldassare, ai quali in-
combeva l’onere dell’ufficio funebre nell’anniversario,
per dieci anni.

È noto che la cappella di San Nicolò era la quarta
a sinistra di chi entra in Santa Maria in Organo dalla
porta maggiore, quella ove ora si trova la tela del
Savoldo. Lo zio dei due pittori, D. Stefano, era cap-
pellano della chiesa, e questo ci spiega perchè i Caroto
vi avessero la sepoltura : Giovanni ne avea dipinto la
pala con il proprio ritratto e quello della moglie Pia-

1 152Q S. Vitale.

Io. petrus Carothis pictor.anni 26

Lucretia uxor. » 16

Veronica filia. » 1

Marieta ancilla. » 13

2 Petrus Carotus aromatarius ad plaustrum cuin Baldassare

fratre estim.L. 2. s. 12.

3 Arch. notarile di Verona, anno 1555, n. 198.

4 Arch. notarile di Verona, anno 1555, n. 458.

cida. Ora, ahimè, neppure una pietra segna il luogo
ove riposano le ossa dei due valenti artisti, e la Ma-
donna che Giovanni aveva dipinto, quasi perchè col
suo sorriso fugasse l’orror della tomba, chissà a quali
lidi è volata.

La casa di Giovanni non ci è indicata con preci-
sione, ma io la identificherei con quella che si trova
in Corticella Paradiso n. 2, la quale è appunto accanto
alla chiesa di Santa Maria del Paradiso, e mostra an-
cora, sotto l’ampia grondaia, un fregio a chiaroscuro
di putti della prima metà circa del xvi secolo.

Ritornando a Giovan Francesco, il quadro della
Pinacoteca di Modena ce lo indica già attivo ed ope-
roso nel 1501, ed infatti nell’estimo del 1502, della
contrada di Santa Maria in Organo, lo troviamo come
ditta separata: Ioannes Franciscus de Carotis pictor
s. 8. Verso il 1504 deve essersi ammogliato, perchè
il figlio Bernardino sembra nato nel 1505 ; ma ai 3 di
gennaio del 1508, 1 egli è già vedovo (e questo s’ac-
corda col racconto del Vasari) e, in nome del figlio,
compra dal proprio suocero Baldassare di fu Bartolo-
meo di Bologna per 100 ducati una parte della casa
di esso alla Beverara in Verona, parte che egli subito
gli dà in locazione per il fitto annuo di 25 lire vero-
nesi. Questa compera, fittizia con ogni probabilità, non
dovea mirare che a garantire i diritti del figlio sulla
dote della madre morta. Essa ci permette di correg-
gere lo strano nome di Braliassarte, imposto dal Va-
sari al suocero del pittore. Il cognome invece Grandoni
è quasi esatto, poiché era in realtà Gandoni, come
ricaviamo dall’estimo del 1515 della Beverara: Bal-
dessar de Gandonis de Bononia est. s. io.

Ma i due atti del 1508 non c’indicano solo questo:
da essi apprendiamo che i Caroto venivano da Cara-
vaggio. Il nostro pittore è infatti chiamato Maestro
Giovanni Francesco Charoto pittore egregio di fu Ser
Pietro di Caravaggio, che abita a Verona con la fami-
glia da ventiseì anni e più e vi subisce gli oneri col
Comune di Verona, in contrada di S. Maria in Or
gano etc., e Maestro Francesco pittore di fu Ser Pietro
Caroto di Caravaggio, etc. A questa notizia fa riscontro
un’istanza presentata dallo zio, don Stefano di fu messer
Betin Baschi di Caravaggio, cappellano di Santa Maria
in Organo, al Consiglio di Verona dei XII e dei L, il
3 febbraio 1499 2 per ottenere la cittadinanza vero-
nese : in essa egli dichiara che da molti anni risiede
a Verona, e che ora, essendogli pervenuta l’eredità
paterna, intende di vendere i beni toccatigli a Cara-
vaggio, per comperarne altri a Verona. L’istanza fu
accolta il 15 febbraio dell’istesso anno, e subito egli
venne aggiunto al libro dell’estimo. Queste due no-
tizie si accordano e completano fra di loro : don Ste-

1 Arch. notarile, volume 218 dell’ufficio registro, anno 1508, 6
e seg.

2 Atti del Consiglio, voi. M, pag. 102.
 
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