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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 1
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Corrieri
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0126

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8o

CORRIERI

cui egli è patrono. Ne] fondo, sì dell’uno che del-
l’altro dipinto, è un bel paesaggio. Non si conosce
l’autore dell’ancona, ma per certi caratteri e special-
mente per la maniera con cui è trattato il panneggia-
mento delle figure — si guardi, ad esempio, l’aurea
stoffa dal pittore imitata nel rovescio del manto della
Madonna — non sarei alieno dal pensare ad un allievo
di Piergentile, l’autore della singolare e grande tela
nel duomo di Camerino ; ma un allievo più gagliardo
nel colore e più sicuro nel disegno dello stesso maestro.

Nell’abside di sinistra sono state collocate altre due
tavole provenienti dal convento di San Francesco. La
prima misura m. i.35X°-98 e rappresenta la Ma-
donna seduta in trono col bambino sul braccio sini-
stro e due angioli ai lati del trono. L’altra rappre-
senta San Bernardino in atto di predicare. Il Ca-
valcasene le giudicava del fioccati.

Al posto d'onore della piccola galleria, vale a dire
nell'abside centrale, si vede una tavola con YAnnun-
ciazione, erroneamente attribuita al Paimezzano, So-
vrasta il quadro la lunetta con entrovi la Pietà. L’im-
portante pittura, come ebbi a notare altra volta nel
mio lavoro dedicato all’artista forlivese, fu attribuita
anche al grande Melozzo da Porli, ma non appartiene
invece a nessuno de’ due maestri romagnoli.

Il quadro, proveniente dal convento detto di Spe-
rimento, presso Camerino, è stato tormentato da perfidi
restauri e sarebbe lodevole cosa, poiché si è ancora
in tempo, che una mano abile e amorosa lo restituisse
al suo pristino stato.

• x- * #

Lodevole pensiero inoltre fu quello di raccogliere
nello stesso locale, lungo le navate laterali, la serie
dei ritratti degli antichi principi di Camerino, che il
Comune acquistò sin dal 1888 dagli eredi del marchese
Rodolfo, ultimo della famiglia Varano.

Sono circa trenta tele di dimensioni e mani diverse,
interessanti la storia del luogo, anche se la maggior
parte di esse rappresentano ritratti ideali, eseguiti su
semplici indicazioni suggerite verosimilmente da tra-
dizioni di famiglia; d’altronde chi oserebbe negare
che alcuni di essi, benché eseguiti nel Sei e Sette-
cento, non riflettano immagini di più antichi dipinti
o di vecchie stampe?

Infine, cinque grandi prospetti topografici dell’an-
tico Stato di Camerino ; un grande quadro calligra-
fico (1677), di Leonardo di Vialardis, proveniente dalla
eredità dei Varano, con la genealogia di detti prin-
cipi ; un ritratto in terracotta di Alfonso Varano; vari
quadri provenienti dalle soppresse corporazioni reli-
giose, tra cui non manca qualche capo pregevole ; una
grandiosa incisione francese del secolo xvm, espri-
mente il trionfo della croce; un paliotto in cuoio, im-
presso e dorato ; un medagliere, non ricco per numero
di medaglie, ma importante per le monete di Came-

rino autonome o varanesche, sono più che sufficienti
per asserire, senza eccedere nella lode, che il piccolo
Museo, grazie al buon volere degli studiosi camerinesi,
non poteva sorgere sotto migliori auspici, nè con mag-
giori attrattive.

* * *

Aggiungo che per la caduta del tetto sovrastante
il coro nella chiesa delle Clarisse, avvenuta il giorno
26 dello scorso gennaio, il Museo si arricchirà di
molti e pregevoli frammenti di un’opera dell’Indi vini,
l’autore del celebre coro in San Francesco d’Assisi e
di Sanseverino. La preziosa opera d’arte, conservatasi
fino ad ora in luogo di clausura, era affatto scono-
sciuta anche in Camerino.

I pezzi che si sono potuti salvare saranno ricom-
posti nel modo più acconcio e conservati nel Museo.
Intanto si potè ricostruire subito la targa centrale ov’è
scritto: Opus Dominici Severinatis 1489, e non è
improbabile che gran parte del coro possa essere con-
venientemente ricomposta. Trattasi, come si vede, di
un’opera d’indubbio valore artistico, ordinata dal duca
Giulio Cesare Varano, quegli stesso che fece costruire
anche il convento e la chiesa di Santa Chiara.

E. Calzini.

Notizie Romane.

L’Ufficio fotografico del Ministero della pub-
blica istruzione. — Quando giunse la notizia che il
fuoco aveva distrutto i preziosi cimeli della Biblioteca
di Torino fu spontaneo in ognuno il rammarico di
avere soltanto di pochi fra essi conservato in riprodu-
zioni, anche frammentarie, un qualche ricordo. Per
fortuna i fogli del celebre Libro d’ore del duca di
Berry erano stati fotografati poco tempo prima del-
l’incendio e studiati in modo da porre in luce, nel
punto in cui stavamo per perderli, il loro sommo
valore !

In Francia giustamente si pensò che i danni di tali
disastri sarebbero minori ove i codici venissero a tempo
riprodotti, e tosto il Governo, porgendo ascolto ai
consigli degli studiosi, stanziò un considerevole/ondo
per iniziare l’opera dei fotografi nelle Biblioteche.

E noi? Ecco una delle poche occasioni in cui il bi-
sogno non ci abbia còlti impreparati.

Da qualche anno il Ministero della pubblica istru-
zione ha istituito un proprio ufficio fotografico, affidan-
dolo ad un uomo che sa vincere con ricerche pazienti ogni
difficoltà tecnica e che è animato , da un ardente amore
dell’arte: cosi è già stata formata una copiosissima
serie di riproduzioni di opere di ogni epoca, sfuggite
in gran parte all’attenzione degli altri fotografi.

Appunto alcune settimane or sono, T ing. G. Gar-
giolli, il valentuomo che dirige l’ufficio, recatosi a
Parma per fotografare gli affreschi del Correggio nella
 
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