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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 3
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Bouchot, Henri: L' esposizione dei Primitivi francesi ed i suoi risultati
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0290

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L'ESPOSIZIONE DEI «PRIMITIVI» FRANCESI ED / SUOI RISULTATI 239

riusciti che a richiamare l’attenzione su questa questione di buon senso, potremmo rallegrarci
del risultato raggiunto. Ma ecco che i manoscritti ci provano che anche la più piccola pro-
vincia possedeva, e già nel xm secolo, i propri maestri pittori; che i normanni, che quelli
di Poitevin, i limosini, i provenzali avevano propri maestri in ogni arte, per l’appunto come
li avevano Tours e Parigi.1

La nostra Esposizione è il preambolo di un lungo lavoro di ricostruzione che coloro
che verranno, più giovani e più accorti, potranno compire. Essi godranno dell’incontestabile
benefizio di non avere dinnanzi a sè le ingombranti cronache di un Karel van Mander o
di un Vasari. Se per la Francia fu male il non aver posseduto degli storici dell’arte, essa
oggi si ripaga di ciò. Coloro che s’interessano di questi problemi non hanno da riparare
membro a membro, come i nostri vicini del nord o del mezzogiorno, un edificio screpolato e
cadente; essi vanno più a rilento, orientati — circa quaranta anni or sono — dalle rivela-
zioni del Montaiglon, di quest’uomo geniale al quale mai non cesserò di inneggiare. Dietro
a costui altri hanno fornito i documenti genuini ; il Guiffrey, ora amministratore dei Gobe-
lins, l’abate Dehaisne, il sig'nor Bernard Prost, ispettore generale delle Biblioteche, cui noi
dobbiamo gli atti più decisivi, ritrovati qua e là negli archivi. Speciale menzione va fatta
dell’abate Requin il quale, per mezzo di ricerche negli studi notarili, districò il complesso
problema dell’arte del mezzogiorno, rivelandoci Enguerrand Charonton, Grabusset, Changenet,
Pierre Villate, nomi ieri oscuri e fra poco forse i più illustri.

E se lasciati i maestri ricercatori di documenti, ci volgiamo verso gli osservatori, verso
coloro che fanno confronti, induzioni e deduzioni, e dal noto giungono a determinare l’ignoto,
a classificare, a formare dei gruppi, è ancora a Montaiglon che noi rivolgiamo il pensiero,
a Courajod che trattò l’archeologia con un che di fantasia, con molta divinazione e con una
mirabile ricchezza di dottrina.

Fra questi collocherei Henry Martin, della Biblioteca dell’Arsenale, la cui scoperta,
come esposi, è veramente sensazionale; il conte Paul Durrieu, il quale ha restituito al
Fouquet una delle sue opere maggiori, il Luigi XI con le assise di San Michele, in un ma-
noscritto della Biblioteca nazionale; il signor Georges Lafenestre, coi suoi notevoli studi sul
Fouquet; il signor Camille Benoit, del Louvre, cui il vero talento musicale ha aperto gli
occhi anche per le altre arti : egli, trovò il grazioso nome di « maestro di Moulins » per
indicare, all’uso tedesco, il delizioso pittore dei Borboni. In un’altra schiera dovremmo men-
zionare anche il signor Raymond Kachlin il cui studio sulla influenza degli scultori fran-
cesi in Fiandra resterà esemplare nel genere; i signori Marquet de Vasselot, Paul Leprieur,
Jean Guiffrey, i quali, in forma diversa, contribuirono ad apportare ordine nei più complicati
problemi, e sin dal primo momento ci diedero l’aiuto del loro nome e della loro iniziativa.
Questi ed altri ancora continueranno l’opera, recandovi il noto loro entusiasmo meditato e
prudente. Forse essi non avrebbero ammesso, al paro di altro del quale non dirò il nome,
fra i francesi il maestro di Flémalle, chè in ora la follia e l’audacia non appartengono
più alla giovinezza, ma all’età matura. Passerà tempo prima che molti di essi osino.

Vorremmo anche ringraziare tutti i giovani che non ci misurarono nè il loro tempo nè
la loro fatica; il signor C. A. Lemoisne, segretario dell’Esposizione; il signor Metman, con-
servatore del Museo delle arti decorative; il signor Carlo Dreyfus. Un omaggio speciale è
dovuto al signor Jean Masson, il quale percorse dal nord al sud tutta la Francia alla ricerca
di opere rare, mostrandosi così felice nelle sue scelte. Questi e quanti altri non posso qui
nominare, poiché lungo ne è il novero, contribuirono a fare dell’Esposizione dei Primitivi
francesi una cosa senza pari; a loro e a tutti i membri dei nostri comitati io presento qui,
a nome del Presidente e a nome mio, la nostra profonda gratitudine.

Un movimento fecondo ebbe impulso dall’Esposizione; ne sono prova gli innumerevoli

1 Una statistica dell’abate Requin mostra che ad Avignone, nel xv secolo, di fronte a tre o quattro
artisti italiani, e ai rari tedeschi e fiamminghi, i francesi d’ogni provincia erano in immensa maggioranza.
 
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