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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 3
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Brunelli, Enrico: Antonello de Saliba
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0323

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ENRICO BRUNELLI

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l’Archìvio notarile di Messina) che a lui si riferiscono, Antonello de Saliba appare vissuto
fra il 1497 e il 1535. La data del 1497 è segnata in una Madonna posseduta dal Museo di
Catania; quella del 1535 in una postilla, aggiunta a un contratto relativo a un’ancona, dipinta
da Antonello per un Nicola Chiriaco della terra di Motta San Giovanni in Calabria.1 Questa
data ultima può ritenersi, come vedremo, prossima alla morte dell’artista; ma prima del 1497
è lecito supporre che un periodo non breve della sua attività si sia svolto fuori dell’isola
natale. Se anche Antonello non seguì lo zio a Venezia, a Venezia per fermo egli deve aver
avuto o compito la sua educazione artistica.

Lungo tutta la costa orientale della Sicilia (e nell’opposta Calabria) noi troviamo tracce
d’arte e d’influenza veneta; ma le opere d’origine schiettamente veneta vi scarseggiano. Si
vede a Messina, nella chiesa di Santa Maria di Montalto, una Santa Famiglia, assegnata per
tradizione a Tiziano, ma che potrebbe con fondamento ritenersi opera di Vincenzo Catena.1 2 *
Di altri due artisti veneti, Alessandro da Padova e Giovanni Maria da Treviso, abbiamo
parecchie opere a Siracusa.5 Può qui ricordarsi anche il coro della cattedrale di Messina,
opera dell’intagliatore Giorgio veneziano; ma l’epoca in cui fu eseguito questo lavoro (1540)
ci porta già fuori del periodo in cui visse il de Saliba.

Il carattere veneto che domina nelle pitture e anche nelle sculture della fine del XV secolo
e dei primordi del secolo seguente, da Messina fino a Siracusa, si può piuttosto spiegare con
l’influenza di Antonello seniore che, contro a quanto si è creduto sin qui, visse e operò lunga-
mente in patria, tornandovi anche dopo il suo primo soggiorno a Venezia ;4 e col fatto pro-
babile che alcuni fra i pittori messinesi, seguendo l’esempio del loro grande concittadino,
siano andati essi stessi a Venezia, a cercare ispirazione ed esempio. Oltre ad Antonello vi
andò certamente quel Pietro da Messina, noto come suo collaboratore, e forse parente di lui.
Vi andò, crediamo, quel Salvo d’Antonio, di cui l’autore delle Memorie dei pittori messinesi
racconta che fu alla scuola di Leonardo e di Raffaello : certo è che egli, unico d’alto valore
fra i messinesi del tempo (oltre ad Antonello seniore) unisce nelle sue opere, in armonioso
eclettismo, forme veneziane e toscane.5 E vi andò, secondo ogni verisimiglianza, anche il
de Saliba, nelle opere del quale l’influenza diretta di Cima da Conegliano si accompagna
e prevale a quella dello zio; indubbio è comunque che egli visse e operò fuori dell’isola
natale.6

Sebbene le manifestazioni di questo periodo della sua vita siano da riferirsi all’età più
giovanile di Antonello de Saliba, conviene tuttavia parlare in precedenza di quelle che riman-

1 Di Marzo, I Gagini, pag. 391.

2 CrOwe & Cavalcaseli^, op. cit., V. pag. 266;
Bode, op. cit., pag. 720.

5 Mauckri, Pittori vissuti in Siracusa nel Rinasci-
mento1 ne L’Arte, anno VII, pag. 161 e seg.

4 Antonello era certamente in Messina nel 1473, e
anche nel 1478. Mandalari, Ricordi di Sicilia, Ran-
dazzo, Città di Castello, 1902, pag. 91; Di Marzo,
Dì Antonello d’Antonio. Quest’ultimo lavoro del Di
Marzo è assolutamente prezioso per la nuova luce che
diffonde sulla vita del maggiore Antonello.

5 Salvo venne creduto parente e discepolo di Anto-

nello; ma nè l’una nè l’altra ipotesi hanno, per ora
almeno, conferma nei fatti. Questo squisito e fine ar-
tista ha lasciato uno splendido saggio del suo valore
pittorico nel quadro, purtroppo malamente ritoccato,
della Morte della Vergine, conservato nella sacrestia
del duomo di Messina. Salvo senti probabilmente la
influenza di Leonardo, ciò che potrebbe aver avuto
luogo in Messina stessa, pel tramite di Cesare da Sesto.

Ma l’influenza veneziana, e quella, profonda, di Andrea
del Verrocchio, che appaiono in lui non meno chiara-
mente, sembrano prova palese che egli visse e studiò
fuori della patria.

Di Salvo abbiamo altre opere in Sicilia, ma nella
Pinacoteca di Palermo (n. 685) gli è attribuita, a gran
torto, un’altra Morte della Vergine; che non è se non
una rozza e volgare imitazione di quella di Messina.

6 Anche fra i pittori palermitani del tempo appari-
scono, quantunque in grado assai minore, tracce d’in-
fluenza veneziana. Così in un quadro del Museo di
Siracusa (1497), firmato da un Antonello da Palermo,
che il Cavalcasene e il Di Marzo hanno identificato,
credo a torto, con Antonello Crescenzio. Del pari la
influenza veneziana è palese nel quadro dell’Incoro-
nazione della Vergine di Riccardo Quartararo (Pina-
coteca di Palermo, n. 104). È da ricordare che questo
valentissimo fra i pittori palermitani del secolo xv,
collaborò a Napoli con un pittore veneto, come risulta
dai documenti pubblicati dal Filangieri.
 
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