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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 4
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0442

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MISCELLANEA

387

Sull’autore del monumento funebre di Enrico
Scrovegni. — In un volumetto or son pochi mesi
pubblicato su La cappella degli Scrovegni e gli affre-
schi di Giotto in essa dipinti, 1 parlando dell’arca
marmorea di Enrico Scrovegni e della statua sopra
di essa giacente, dimostrai, in modo che parrai sicuro,
non essere quel lavoro nè anteriore, come sino allora
si credeva, nè contemporaneo alla morte di Enrico,
ma opera di valentissimo artista della seconda metà
del secolo xiv, anzi verosimilmente eseguita verso
il 1360. « Chi possa essere questo artista, soggiun-
gevo, non so; diligenti studi e confronti ho fatto con
tutti i monumenti di quel periodo che esistono a Pa-
dova, a Venezia e nelle altre vicine città, ma non
uno ne ho trovato che a questo si possa paragonare
o accostare».2 E che io nell’asserire di questi studi

e ricerche non usassi millanteria, vorrà credermi il
lettore quando gli avrò detto che fui per essi a Ve-
rona, a Vicenza e a Venezia, non lasciando passare
inosservata nessuna delle statue del '300 che si veg-
gono in quelle città. Se poi abbia ad uno ad uno ri-
veduto tutti i monumenti padovani è, a dirittura, su-
perfluo il ripetere.

Primi anzi fra questi furono, come ben natural-
mente, i due monumenti di Ubertino e di Jacopo da
Carrara eretti in antico nella chiesa di Sant’Agostino
e nel primo quarto del secolo scorso trasportati in
quella dei Santi Filippo e Giacomo degli eremitani.
Ma nessuna concordanza tra essi e il monumento
Scrovegni si rivelò allora alla mia attenzione. Forse
mi nocque la loro collocazione eccessivamente alta e
la mancanza di un mezzo adatto per giungere loro
vicino, talché non potevo osservarli se non dal basso
col cannocchiale ; forse la composizione architettonica

1 Firenze, Alinari, 1904.

2 Pag. 37.

loro non poco diversa da quella del monumento Scro-
vegni; forse sopratutto l’esecuzione del lavoro in essi
alquanto meno finemente e minutamente condotta che
nell’altro. Invece, poco dopo la pubblicazione del mio
libro, avendomi il prof. Venturi pregato di fargli ese-
guire, a mia libera scelta, la fotografia di alcuni par-
ticolari di questi monumenti,1 ed avendo io trovato
lì presso uno di quei comodi castelli di legno, di cui
si servono i restauratori e i decoratori nelle chiese ed
essendo sopra di quello salito, ebbi subito la perce-
zione dell’errore, in cui ero sino allora vissuto, e
provai, assieme ad una assai naturale mortificazione,
la gioia di chi, disperando ormai di trovare cosa lun-
gamente cercata, all’improvviso crede o spera di averla
potuta raggiungere.

La composizione architettonica e il disegno dei due

monumenti carraresi sono di tanta ricchezza e di tanto
studio, quanta è semplicità e modestia nel monumento
Scrovegni, chè in questo non solo le due grandi ogive,
incluse in una cornice riquadra e ornata copiosamente
di statue e di rilievi, sono sostituite da una piana tet-
toia dentellata, da cui pendono le tendine sorrette
dagli angeli, ma l’arca stessa ha tutte le linee sue
rette e le superficie piane e il prospetto semplicemente
diviso in riquadri marmorei inclusi in una ancor più
semplice cornicetta, mentre nelle arche dei Carraresi le
linee curve s’alternano alle rette e i piani alle nicchie e
i riquadri marmorei sono inclusi in multiple cornici, e
le statue di quattro angeli negli spigoli e della Ver-
gine col Bimbo nel mezzo del prospetto aumentano
ricchezza e bellezza all’ insieme. A primo aspetto
dunque il monumento Scrovegni non sembrerebbe

1 Desidero dichiarare che il prof. Venturi condivide perfetta-
mente la mia opinione, e che anzi delle relazioni intercedenti fra
l’arca Scrovegni e le tombe degli Eremitani egli aveva, già prima
della mia scoperta, tenuto parola nelle sue lezioni all’ Università
di Roma.
 
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