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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 5
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Corrieri
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0552

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496

CORRIERI

grigio producono l’effetto di un insieme dei più armo-
nici e fini. Rammenta in certi particolari il ritratto
indubitato di Van der Helst nella Galleria: La signora
col ventaglio, ma il modellato più solido, le tinte lu-
minose delle carnagioni, la maniera di trattare luce ed
ombra, ricordano piuttosto il fare di Nicolas Maes, al
quale viene ascritto da alcuni critici, mentre altri indi-
cano come autore il De Keyser.

Dalla stessa collezione di lord Northampton pro-
viene anche un quadro attribuito a Alberto Durer, il
ritratto del di lui padre. Fin da quando fu fatto l’ac-
quisto venne osservato che il dipinto avrebbe dato
occasione a moltissime discussioni, supposizione già
pienamente verificata. Da una parte viene ritenuto
l’originale fra tre esemplari finora conosciuti, cioè:
quello di Syon House (collezione del duca di North-
umberland) inciso da Hollar, di Francoforte e di Burg-
hausen, e quello della Pinacoteca di Monaco di Ba-
viera, identificato col ritratto, che apparteneva già al
re Carlo I d’Inghilterra, al quale fu offerto nel [636
dalla città di Nuremberg insieme ad un ritratto del
pittore stesso con la data 1498. Porta l’iscrizione se-
guente di epoca posteriore : 1497 . Albrecht • Thurer
• Der • Elter • Und • Alt ■ 70 • Jor ; iscrizione che si
trova pure riportata con variazioni negli esemplari di
Syon House e di Francoforte. D’altra parte il ritratto
è stato affatto condannato, mentre alcuni scrittori si
limitano ad indicare i meriti e difetti senza compro-
mettersi con opinione definitiva. Senza dubbio non è
stato detta l’ultima parola in proposito,e noi intanto
diamo una riproduzione del tanto discusso ritratto, la
quale offre occasione di studiare la composizione e il
disegno senza lasciarsi disturbare dal colorito poco
piacevole e alquanto ritoccato (fig. 3).

Un grazioso quadretto caratteristico di colore, ap-
partiene a quella scuola franco-fiamminga la quale in
seguito all’esposizione dei Primitivi a Parigi desta ora
il più vivo interesse. Passò da una vendita da Christie
nell’estate passata, ad arricchire la Galleria Nazionale.
Vi è rappresentato la Madonna col Bambino seduta
in un giardino; attraverso il muro che chiude l’orto
celeste, si vede una compagnia di santi e sante, mentre
un giovane cavaliere sta inginocchiato all’uscio di un
edifizio. Il quadro porta il n. 1739 ed è collocato nella
vicinanza delle due tavole attribuite a Simon Marmion,
cui furono ascritte altresì altre due di squisita esecu-
zione nella collezione Wied, esposte a Dusseldorf nel
maggio-ottobre, le quali, insieme alle due di Londra,
formavano parte delimitare nell’abazia di San Berlin
a Sant’Omer.

Fra i più insigni acquisti degli anni 1902-903 sa-
ranno da notare l’interessante ritratto di una signora
sotto la figura di una santa Margherita, uno dei più
importanti e brillanti esempi dello spagnuolo Zurbaran.
Fu acquistato dalla collezione della defunta Luisa, lady
Ashburton, e collocato nella sala XIV, al n. 1930.

Così pure un ritratto del barone di Linter de Namur
di mano di Jacob Jordaens. Sul cielo in fondo, a destra
vi è lo stemma del ritrattato con la data 1626.

Nel 1902 fu pure comperata V Incoronazione della
Vergine, attribuita a Lorenzo Monaco, acquisto da non
registrare fra i più importanti. Al tempo del Milanesi
il dipinto stava in una cappella della già badia Adelmi,
poco distante da quella di San Pietro a Cerreto presso
Certaldo (Vas., II, pag. 18-9). Dà alcuni fu ritenuto
possibile che fosse un avanzo dell’altare nominato dal
Vasari, come esistente originariamente nel monastero
di S. Benedetto fuori porta Pinti e dopo la rovina di
questo (nell’assedio dell’anno 1529) trasportato nella
cappella degli Alberti nel monastero degli Angeli a Fi-
renze, dove fu visto dall’Aretino e annoverato nella sua
biografia fra le opere di Don Lorenzo. I signori Crowe
e Cavalcasene sospettavano che in due tavole con
santi, della Galleria Nazionale (nn. 215-6) attribuiti a
Taddeo Gaddi, si abbiano a ravvisare pure delle opere
di Don Lorenzo, formanti in origine, insieme a codesta
Incoronazione, un solo altare; supposizione ripetuta
pure nella nuova edizione della Storia della pittura
del 1904. Se non che le qualità della pittura e del
disegno in codeste due tavole ci paiono del tutto diverse
da ciò che si vede nell’Incoronazione, mentre nè l’una
nè l’altra sono degne d’essere considerate esempi della
squisita tecnica di Don Lorenzo. IIIncoronazione ci
pare troppo casalinga, troppo povera nelle espressioni
e rozza nel colorito e nel disegno, per poter essere
ascritta al monaco camaldolese, e difetta del pari della
maniera fine e miniaturistica cosi distintiva delle sue
opere autentiche. Ci rimane da rammentare che il
quadro fu scoperto a tempo del Milanesi, il quale pel
primo l’attribuì a Don Lorenzo Monaco, e che la sua
ipotesi che avesse appartenuto all’altare citato dal
Vasari, si riduce ad una pura congettura.

Donazioni e legati. — I doni e legati ultimamente
pervenuti alla Galleria, furono per la più parte opere
di pittori inglesi ; fra quei pochi appartenenti ad altre
scuole, va notata un’opera firmata da quel raro pit-
tore che fu l’olandese Pietro Saenredam, dono del
signor Kay di Glasgow. Rappresenta l’interno di una
chiesa, con bel disegno e vivido lumeggiamento (s. X,
n. 1896). Inoltre un ritratto maschile, offerto dal sig. He-
seltine, attribuito a Lucas Cranach il vecchio (sala XV,
n- 1925), recante l’impresa conosciuta del pittore, colla
data 1524, ma nonostante codeste testimonianze pare
cosa alquanto sospetta.

Due buoni esempi di vedute di Jan van der Heyden
furono legati da sir James Carmichael ; e un bellissimo
paesaggio di mano di Jan Both da lord Cheylesmore,
tela di dimensioni grandi, tutto suffuso, per così dire,
di luce dorata e chiara.

Prestiti. — Ma il più insigne accrescimento in ma-
teria di quadri italiani verificatosi in Galleria, consiste
 
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