ADOLFO VENTURI
leone accosciato ai piedi di Girolamo e il daino pascolante sulla montagna; la solitaria
chiesetta nella blanda uniformità della luce sul marmo, la cupa immobilità degli alberi
spinosi, l'asprezza del suolo coperto dai detriti delle imminenti montagne, esprimono il
silenzio, l'abbandono dell'eremo.
In quella solitudine, che sembra ripercuotersi e pesare sulla robusta figura, l'eremita
si sprofonda nella meditazione: il suo sguardo penetrante e doloroso perdesi sulle
vie dell'infinito, e questo sguardo lungimirante, assorto e staccato dal mondo, quasi
smarrito nell'intimità dolorosa del pensiero, e la solennità del luogo selvaggio richia-
mano le lodi del Guarino a un San Girolamo, dono del Pisanello:
« Singula quid refero? prcsens exemplar habetur
Nobile Hyeronimi munus quod mittis amandi
Mirificum prefert specimen virtutis et artis.
Splendida canicies mento, frons ipsa severo
Sancta supercilio quae contemplatio mentem
Abstrahit in superos. Presens quoque cernitur absens.
Hic et adest et abest; corpus spelunca retentai
Celo animus fruitur. Ouod cum declaret ymago
Pietà quidem sed signa tamen vivatia monstrans.
Hiscere vix auxim. clausisque susuro labellis
Ne contemplantem celestia regna deumque
Vox interpellet, vociter quoque rusticus asper ».
I.a corrispondenza evidente tra la descrizione del Guarino e il quadro rafforza la no-
stra ipotèsi clic il dipinto di Londra appartenga al Pisanello stesso. Contro la ipotesi,
dobbiamo riconoscerlo, sta, non il carattere della pittura, ma la qualità sua, inferiore a quella
dei dipinti a noi noti sin qui del maestro. Tuttavia certi particolari più arcaici che nelle
altre opere riconosciute, come ad esempio le lumeggiature auree sulle rocce, ci fanno
credere che la tavoletta di San Girolamo sia la più antica del Pisanello, ancor memore
dell'arte della miniatura, alla quale verosimilmente si dedicò nella sua giovinezza.
Adolfo Venturi.
leone accosciato ai piedi di Girolamo e il daino pascolante sulla montagna; la solitaria
chiesetta nella blanda uniformità della luce sul marmo, la cupa immobilità degli alberi
spinosi, l'asprezza del suolo coperto dai detriti delle imminenti montagne, esprimono il
silenzio, l'abbandono dell'eremo.
In quella solitudine, che sembra ripercuotersi e pesare sulla robusta figura, l'eremita
si sprofonda nella meditazione: il suo sguardo penetrante e doloroso perdesi sulle
vie dell'infinito, e questo sguardo lungimirante, assorto e staccato dal mondo, quasi
smarrito nell'intimità dolorosa del pensiero, e la solennità del luogo selvaggio richia-
mano le lodi del Guarino a un San Girolamo, dono del Pisanello:
« Singula quid refero? prcsens exemplar habetur
Nobile Hyeronimi munus quod mittis amandi
Mirificum prefert specimen virtutis et artis.
Splendida canicies mento, frons ipsa severo
Sancta supercilio quae contemplatio mentem
Abstrahit in superos. Presens quoque cernitur absens.
Hic et adest et abest; corpus spelunca retentai
Celo animus fruitur. Ouod cum declaret ymago
Pietà quidem sed signa tamen vivatia monstrans.
Hiscere vix auxim. clausisque susuro labellis
Ne contemplantem celestia regna deumque
Vox interpellet, vociter quoque rusticus asper ».
I.a corrispondenza evidente tra la descrizione del Guarino e il quadro rafforza la no-
stra ipotèsi clic il dipinto di Londra appartenga al Pisanello stesso. Contro la ipotesi,
dobbiamo riconoscerlo, sta, non il carattere della pittura, ma la qualità sua, inferiore a quella
dei dipinti a noi noti sin qui del maestro. Tuttavia certi particolari più arcaici che nelle
altre opere riconosciute, come ad esempio le lumeggiature auree sulle rocce, ci fanno
credere che la tavoletta di San Girolamo sia la più antica del Pisanello, ancor memore
dell'arte della miniatura, alla quale verosimilmente si dedicò nella sua giovinezza.
Adolfo Venturi.