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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 25.1922

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Fasc. 1
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Grigioni, Carlo: Il pittore Francesco da Faenza: collaboratore di Andrea del Castagno a Venezia$nElektronische Ressource
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https://doi.org/10.11588/diglit.17342#0033

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IL PITTORE FRANCESCO DA FAENZA

COLLABORATORE DI ANDREA DEL CASTAGNO A VENEZIA

Tra la schiera dei pittori faentini che Gian Mar-
cello Valgimigli rivelò per primo, con diligenti se
non complete e conclusive ricerche,1 Francesco di
maestro Pietro fusaio è stato fino a ieri nient'altro
che un nome di dubbio valore (anche un limile de-
coratore di camere poteva allora, come ai nostri
tempi, pretendere al titolo di pittore), senza alcuna
risonanza nelle opere. Oggi non più, dopo lo studio
degli affreschi della cappella di S. 'Iarasio nella
ihicsa <li S. Zaccaria in Venezia. In essi, accanto
ali'« Andreas de Florentia », che nell'agosto 1442
pose la propria firma sotto le figure della vòlta,
giganti formidabili per grandezza e per potenza
d'arte, sta subordinatamente, come il nome del di-
scepolo e del collaboratore, un « Francescus (sic)
de Faventia », che firmò i putti e le mezze figure dei
profeti nel sottarco della medesima cappella.

La proposta di identificare questo Francesco da
Faenza col Francesco di maestro Pietro fusaio delle
note del Valgimigli spetta a Corrado Ricci, il quale,
i ome vedremo, ha colto giustamente nel segno. Non
si era invece andati innanzi nella identificazione di
Andrea da Firenze; ma la scoperta recente di Giu-
seppe Fiocco che da quei dipinti, esaminati da vi-
cino, ha udito levarsi la grande voce rude di An-
drea del Castagno, getta una luce piena e decisiva
sulle origini della pittura veneziana, rimaste sem-
pre un poco enigmatiche nonostante studi pro-
fondi e ricerche assidue. Fu dunque lo schietto
campione del naturalismo fiorentino che trasfuse
un poco del suo rutilante e sano sangue e della
sua gagliardia popolana nell'ancora anemica scuola
veneziana.

Così comprendiamo meglio il sorgere di Jacopo
Bellini e di Andrea Mantegna.

Così, posta accanto alla figura dell'artista im-
mortale, anche quella del suo collaboratore acqui-
sta un interesse e un rilievo che maestro Francesco
avrebbe invano sperato per altra via e tanto da
far desiderare maggiori e più precise notizie intor-
no alla sua vita. E questo anche se finora, nel con-

1 Dei l'iltori e degli Artisti Faentini de' secoli XV e XVI,
2a edizione, Faenza, 1871.

fronto istituito dai critici tra il maestro e il disce-
polo, sono stati messi in rilievo più i difetti che i
meriti del secondo, perchè non può essere piccolo
vanto nè tema da trascurare l'avere avvicinato e
cooperato all'opera di Andrea del Castagno.

E gli archivi faentini non sono così poveri, come
parrebbe dai magri risultati del Valgimigli, da non
potere soddisfare in parte il desiderio.

Si comincia da un documento del padre, « Petrus
quondam Bitinj Torellj fuxarius habitator Favolile
in capella sancii ypolitj », che il 16 aprile 1431 ri-
ceve a mutuo lire 50, con la quale somma « promi-
xit laborare et traficare in arte fusaria ad medietatem
litcrj et damnj ».* Una somma non indifferente per
quei tempi; gli affari di maestro Pietro dovevano
essere abbastanza notevoli e prosperi. Poi, per 15
anni, nessuna notizia di lui o del figlio ci soccorre.
Deficienza di documenti o assenza continuata di
maestro Francesco dalla patria? Non possiamo de-
cidere.

Finalmente, il 4 novembre 1446, Francesco figura
a Faenza come testimonio: ■ presente Magistro Fran-
cisco quondam petrj pletore capette santi habrae de
Faventia ».2 È significativo il titolo di Maestro »
e mette conto di osservare che in sua compagnia si
trova, pure come testimonio, un altro pittore faen-
tino, Benvenuto Butelli.

Meno di un anno dopo, il 4 ottobre 1447, altra
testimonianza e, questa volta, insieme ad uno spa-
daio: « presentibus Magistro Michaete Nichclaj de
spadis et Magistro Francisco quondam petrj pletore ».3

Pochi giorni dopo, il 16 novembre, « Magister
Franciscus quondam petri pictor capette sancti ha-
brae de Faventia » riceve un mut o di 40 lire.4 Il no-
taio è, come per l'atto di un anno prima, Minghino
Ramberti, che roga sotto il portico di Maestro Zan-
none « ab urceolis », e, fra i testimoni, è un pittore,

1 Biblioteca Comunale di Faenza, Documenti del Munici-
pio di Faenza, Pergamene, XIX (1425-37).

- Archivio Notarile di Faenza, Atti di Minghino Ruminiti,
Voi. II (1446-47), fol. 982.

3 Ivi, Atti di Girolamo Cottoli, Voi. VI (1447), fol. 102 r.

4 Ivi, Atti di Minghino Ramberti, Voi. II, fol. 200 r.
 
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