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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 25.1922

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Fasc. 3
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Venturi, Adolfo: Esposizione della raccolta Holford nel Burlington Fine Arts Club di Londra: uno sconosciuto do Botticelli
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https://doi.org/10.11588/diglit.17342#0179

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ESPOSIZIONE DELLA RACCOLTA HOLFORD

NEL BURLINGTON FINE ARTS CLUB DI LONDRA

UNO SCONOSCIUTO BOTTICELLA

Gli studiosi d'arte, che si sono recati in Inghilterra, hanno ammirato a Dorcester
House la grande raccolta Holford, nel superbo palazzo eretto all'italiana di fronte
all'Hyde Park; ma ben pochi hanno conosciuto l'esistenza di un'altra casa della fa-
miglia Holford, « Westonbirt », in Gloucestershire, piena di oggetti d'arte, che, nello
scorso inverno, sono stati esposti al Burlington Fine Arts Club, e dei quali si sta ora
pubblicando il catalogo.

Un'opera di capitale importanza, variamente giudicata e attribuita a Cosmè Tura,
a Baldassare d'Este, al Montagna, a Gentile Bellini, al Bonsignori, al Signorelli, è invece,
a nostro avviso, di Sandro Botticelli. Trattasi del San Tommaso Aquinate, qui ri-
prodotto (fig. i).

Unito, come nel ritratto di giovanetto alla National Gallery di Londra, è il fondo
del quadro, da cui si stacca per gl'incisivi ferrigni e nervosi contorni la figura del Santo,
tra le immagini più intense di vita che il Botticelli abbia creato. Col libro e il calamaio in
una mano, la penna sottile nell'altra, in atteggiamento tradizionale alle immagini
dei Dottori, di chi si accinga a scrivere, l'Aquinate sembra elevarsi dietro il para-
petto di una invisibile cattedra e parlare dall'alto di essa, non con la voce, ma col
lampeggiante sguardo, a un uditorio dominato dalla sua imperiosa figura: più che lo
sforzo del pensiero, la mobile fisionomia esprime l'attenzione distolta istantaneamente
dalla scrittura e volta altrove con la vivacità di uno spirito acuto e pronto: la penna
e il libro non hanno, in quelle nodose e nervose mani, le cui dita aderiscono e si sol-
levano dal volume con mobilità di tentacoli, altro carattere se non di simbolo della
sacra dottrina del Santo. Più che dello scrittore di teologia, l'immagine è il ritratto par-
lante di un focoso predicatore. Ogni particolare della fisionomia esprime energia, imperio,
fuoco: le labbra severe, nonostante l'arco botticelliano, le nari vibranti, le mobili rughe,
le folte sopracciglie inarcate di scatto, il lampo acuto dell'occhio indagatore, sagace,
risoluto.

Quest'opera, che certo prende parte fra i maggiori ritratti del Quattrocento ita-
liano, è probabilmente vicina di tempo alle opere romane di Sandro, come rivelano la
precisione e la vitalità meravigliosa del segno, e a un tempo la larghezza del modellato,
la delicatezza estrema delle trasparenze argentine sulle mani dalle dita favate, sulle
unghie seriche, sul metallico bagliore del tessuto che fodera la cocolla, l'elettricità
stessa dello sguardo.

L'avvicinamento massimo del Botticelli alle opere di Andrea del Castagno è se-
gnato dal Sant'Agostino nella Chiesa di Ognissanti, e questo quadro ne ripete la me-
tallica duttilità del segno, aggiungendo nuova grandiosità e vigoria, derivate probabil-
mente dall'abitudine dell'affresco.

L'arco delle labbra teso e sottile, le affilate e vibranti narici, la trasparenza periata
dell'occhio, la sorprendente animazione di ogni linea di quel volto imperioso, e il

l'Arto. XXV, 20.
 
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