LE CHIESE GOTICHE DI GUBBIO
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Ma nel secolo xm l'arte gotica trova a Gubbio
fervida diffusione e la città ne esce quasi total-
mente rinnov ata nelle sne fabbriche civili, per as-
sumere quella espressione severa che sembra quasi
miracolo sia potuta giungere intatta fino a noi.
I palazzi e le case eugubine del duecento e del
trecento, tutte presentano, nelle porte e nelle
finestre, l'arco a sesto acuto; mentre altrove, a Pe-
rugia, a Todi, a Spoleto, a Città di Castello, l'edi-
lizia non subisce un così radicale mutamento e
ne le solide costruzioni di pietra calcarea delle cit ' à
ricordate, vediamo porte e, più spesso, finestre
arcuate a pien centro. Il caso di Gubbio non si
spiega senza pensare ad un forte e diretto influsso
dell'arte ogivale, che nel secolo xm non poteva
avere che origine monastica.
Tuttavia, stabilita l'origine del motivo che do-
mina nell'architettura eugubina, non può disco-
noscersi lo sforzo delle maestranze locali a tra-
durlo, nelle chiese che abbiamo studiate, con un
carattere proprio, per l'arditezza delle proporzioni
e per l'originale succedersi dei contrafforti. E a
Gubbio comincia, proprio fino dal duecento, una
reazione all'arco acuto coi portali a pien centro di
San Francesco e si afferma nel secolo successivo
col portale diS. Giovanni, con le porte del Palazzo
del Comune per dominare quindi nel Palazzo dei
Consoli, monumento sovrano dell'architettura
umbra del Medio Evo. Ho detto reazione: è da
credersi infatti che nelle opere decorative, si eser-
citassero in ispecie gli artefici locali che tendevano
inconsciamente ad emanciparsi dalle pure forme
gotiche, procedendo verso un'arte che fosse espres-
sione del loro sentimento, il più alto punto delle
quali fu raggiunto nella mole in cui operarono
Angelo da Orvieto e Gattapone da Gubbio.
Mario Salmi.
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Ma nel secolo xm l'arte gotica trova a Gubbio
fervida diffusione e la città ne esce quasi total-
mente rinnov ata nelle sne fabbriche civili, per as-
sumere quella espressione severa che sembra quasi
miracolo sia potuta giungere intatta fino a noi.
I palazzi e le case eugubine del duecento e del
trecento, tutte presentano, nelle porte e nelle
finestre, l'arco a sesto acuto; mentre altrove, a Pe-
rugia, a Todi, a Spoleto, a Città di Castello, l'edi-
lizia non subisce un così radicale mutamento e
ne le solide costruzioni di pietra calcarea delle cit ' à
ricordate, vediamo porte e, più spesso, finestre
arcuate a pien centro. Il caso di Gubbio non si
spiega senza pensare ad un forte e diretto influsso
dell'arte ogivale, che nel secolo xm non poteva
avere che origine monastica.
Tuttavia, stabilita l'origine del motivo che do-
mina nell'architettura eugubina, non può disco-
noscersi lo sforzo delle maestranze locali a tra-
durlo, nelle chiese che abbiamo studiate, con un
carattere proprio, per l'arditezza delle proporzioni
e per l'originale succedersi dei contrafforti. E a
Gubbio comincia, proprio fino dal duecento, una
reazione all'arco acuto coi portali a pien centro di
San Francesco e si afferma nel secolo successivo
col portale diS. Giovanni, con le porte del Palazzo
del Comune per dominare quindi nel Palazzo dei
Consoli, monumento sovrano dell'architettura
umbra del Medio Evo. Ho detto reazione: è da
credersi infatti che nelle opere decorative, si eser-
citassero in ispecie gli artefici locali che tendevano
inconsciamente ad emanciparsi dalle pure forme
gotiche, procedendo verso un'arte che fosse espres-
sione del loro sentimento, il più alto punto delle
quali fu raggiunto nella mole in cui operarono
Angelo da Orvieto e Gattapone da Gubbio.
Mario Salmi.