DI GIAN GIROLAMO SAVOLDO
Giambellino, ciò che lo ha curiosamente modificato, avvilendo le qualità espressive af-
fermate nel Profeta Elia e riportandole verso quell'arcaismo quattrocentista ch'era
in lui, già vedemmo, più che altro « stilistico » o per così dire « alla moda ». Si osservi
però come lo schema lineare e grafico riaffiori anche qui sulla forma: segno ch'esso non
soltanto è connesso col gusto e il ricordo del più prossimo passato della maniera pitto-
rica, ma aderisce a una tenace tendenza espressiva, la quale, combattuta ad un tempo
dal fluente plasticismo lombardo e dal cromatismo veneziano, riapparirà sul Savoldo
ogni volta che uno spunto tedesco o toscano gli dà modo di liberarla e compiacersene.
Così ne\VApostolo o Aristotele delle Gallerie di Vienna o nella Deposizione della Colle-
zione Liechtenstein, per non accennare che agli esempi più ovvii. Del pari è da credere che
a tale predilezione vada ricondottala costante cura del Savoldo nel rilegare e coordinare
in fantasiosi arabeschi il fitto gioco delle pieghe, ch'è una delle cifre più note dell'arte sua.
Fig. 2 — G. G. Savoldo : Riposo in Egitto. Monaco, Collez. Lotzbeck.
Me le modificazioni d'ordine disegnativo non riescono a nasconderci inquestatavo-
letta viennese quelle ben più notevoli e positive d'ordine pittorico; ed è anzi chiaro a chi
guardi addentro nella pittura, che Venezia ha già preliminarmente operato sull'artista,
in modo da condurlo via via verso quella realtà che di lui ci rimane più tipica e consueta.
Sovratutto la luce, acquistando una indipendenza pratica dalla scena, poiché scatu-
risce dalla sinistra e investe l'esposizione formale del gruppo, comincia a rivelarsi quale
deus ex machina della visione propria al maggior Savoldo, e a determinare il suo
officio d'accentuazione plastica, riduttrice e dimostrativa. Nè essa si limita a rive-
lare i piani e a « comporre » l'immagine (come nella magnifica spalla del Cristo) o ad
impossessarsi dei carnosi o sottili sviluppi dei muscoli, delle rughe, dalle pieghe, lungo
la cui cresta sparge, combinandosi con il minuzioso graffire del pennello sullo zuccone
del Nicodemo e nei particolari di contorno, un trito scintillio di punta secca, ma facilita
ormai — specie nelle mani delle figure — la trascrizione pittorica della forma e tende
ad adeguarla alla libera trasfusione cromatica ottenuta nel paese del fondo.
A un pittore di tali capacità ricettive, dimostrate pure dall'alvisesco Ritratto di
Bernardo di Sulla al Louvre, se questa tavoletta dal tipico colorito e dalla dura sostanza
l'Arti. XXVIII, 22.
Giambellino, ciò che lo ha curiosamente modificato, avvilendo le qualità espressive af-
fermate nel Profeta Elia e riportandole verso quell'arcaismo quattrocentista ch'era
in lui, già vedemmo, più che altro « stilistico » o per così dire « alla moda ». Si osservi
però come lo schema lineare e grafico riaffiori anche qui sulla forma: segno ch'esso non
soltanto è connesso col gusto e il ricordo del più prossimo passato della maniera pitto-
rica, ma aderisce a una tenace tendenza espressiva, la quale, combattuta ad un tempo
dal fluente plasticismo lombardo e dal cromatismo veneziano, riapparirà sul Savoldo
ogni volta che uno spunto tedesco o toscano gli dà modo di liberarla e compiacersene.
Così ne\VApostolo o Aristotele delle Gallerie di Vienna o nella Deposizione della Colle-
zione Liechtenstein, per non accennare che agli esempi più ovvii. Del pari è da credere che
a tale predilezione vada ricondottala costante cura del Savoldo nel rilegare e coordinare
in fantasiosi arabeschi il fitto gioco delle pieghe, ch'è una delle cifre più note dell'arte sua.
Fig. 2 — G. G. Savoldo : Riposo in Egitto. Monaco, Collez. Lotzbeck.
Me le modificazioni d'ordine disegnativo non riescono a nasconderci inquestatavo-
letta viennese quelle ben più notevoli e positive d'ordine pittorico; ed è anzi chiaro a chi
guardi addentro nella pittura, che Venezia ha già preliminarmente operato sull'artista,
in modo da condurlo via via verso quella realtà che di lui ci rimane più tipica e consueta.
Sovratutto la luce, acquistando una indipendenza pratica dalla scena, poiché scatu-
risce dalla sinistra e investe l'esposizione formale del gruppo, comincia a rivelarsi quale
deus ex machina della visione propria al maggior Savoldo, e a determinare il suo
officio d'accentuazione plastica, riduttrice e dimostrativa. Nè essa si limita a rive-
lare i piani e a « comporre » l'immagine (come nella magnifica spalla del Cristo) o ad
impossessarsi dei carnosi o sottili sviluppi dei muscoli, delle rughe, dalle pieghe, lungo
la cui cresta sparge, combinandosi con il minuzioso graffire del pennello sullo zuccone
del Nicodemo e nei particolari di contorno, un trito scintillio di punta secca, ma facilita
ormai — specie nelle mani delle figure — la trascrizione pittorica della forma e tende
ad adeguarla alla libera trasfusione cromatica ottenuta nel paese del fondo.
A un pittore di tali capacità ricettive, dimostrate pure dall'alvisesco Ritratto di
Bernardo di Sulla al Louvre, se questa tavoletta dal tipico colorito e dalla dura sostanza
l'Arti. XXVIII, 22.