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LIONELLO VENTURI
cento: l'arte, e particolarmente la pittura, esigeva più che la stienza altezza di valore
umano.
Come si concreta quel valore? Perchè il riguardate-re si diletta e loda l'ingegno o
la mano del pittore? Occorre che la creazione del pittore sia così naturale che sembri
vivere e respirare, e gli atteggiamenti delle immagini siano così convenienti che espri-
mano azioni come il discorso, il pianto e il riso. Realismo fisico ed espressione psicologica:
ecco dove, secondo il Villani, dovevano tendere l'ingegno e la mano del pittore. L'in-
gegno era alta fantasia ed era memoria tenace; la mano era delicata, trecentisticamente,
e docile al volere dell'ingegno. Chiesti sono gli schemi, sommarii e ingenui, che il Vil-
lani adopera per definire il soggetto e l'oggetto dell'arte. L'oggetto dell'arte non era
ancora distinto da quello della scienza; si trattava pur sempre della conoscenza della
realtà esteriore. Era distinto il soggetto, anzi il soggetto dell'arte era preferito al sog-
getto della scienza. Ma poiché l'oggetto rimaneva scientifico, il risultato non poteva
essere se non questo, che si preferiva l'artista allo scienzato, ma si affidava all'artista
il compito dello scienzato. E di fatto tale è la base su cui si eleva tutta la critica
del Rinascimento.
* * *
Sono cinque i pittori di cui parla il Villani, eppure si potrebbe affermare ch'egli
ha scritto soltanto la vita di (dotto. C'è infatti un esordio che riguarda gli antichi, i medioe-
vali e il primo iniziatore dell'arte moderna, il maestro di Giotto, Cimabue. Ma tutto
ciò è detto per preparare l'animo a (dotto. Quanto a Maso a Stefano a Taddeo, essi sono
soltanto i ruscelli più nitidi del gran fiume pittorico che ha nome (dotto, sono gli sco-
lari di lui, servono a maggior gloria di lui.
Ma la personalità di (dotto com'è determinata? Dirlo più grande degli antichi
e più geniale dei maestri delle arti liberali, dirlo superatola- di Cimabue e maestro a Maso
a Stefano a Taddeo, non poteva bastare. Oggi per determinare la personalità di (dotto
si parlerebbe dello stile delle sue pitture. Ma per avere la concezione dello stile occorre
che non il soggetto soltanto ma anche l'oggetto dell'arte sieno differenziati da quelli
della scienza, come d'altronde da quelli di tutte le altre attività umane. Poiché per il
Villani l'oggetto dell'arte era soltanto la natura fisica e psicologica, esso rimaneva
distaccato dal soggetto, immutabile, comune a tutti i pittori, non peculiare quindi alla
personalità di (dotto. Escluso l'oggetto, la personalità dell'artista poteva essere ricer-
cata soltanto nell'uomo, nelle sue qualità di uomo.
Franco Sacchetti aveva raccontato che Giotto era stato « maestro delle sette arti
liberali »; il Villani, più scettico sul valore delle arti liberali, è più discreto: Hystoriarum
insuper notitiam plcnam liabcns. ita poesis extitit emulator, ut pingere que i/li fingere
subtiliter considcrantibus perperidatur. Conoscitore di storia ed emulo di poeti: ecco le qua-
lità intellettuali necessarie pei" elevare il pittore alla dignità di uomo famoso.
Nè basta: fame potius quam lucri cupidus. (dà la letteratura antica aveva avuto il
suo effetto: al pittore si dava per contenuto morale la sete di gloria. E si trattava di
gloria terrena, se la Navicella era stata creata da (dotto davanti a S. Pietro in Roma
ut confluenti orbi terrarum ad urbcm indulgcntiarum temporibus de se arteque sua spccta-
culum faceret. Non più a gloria di Dio, come voleva Teofilo monaco, lavorava il pio
artigiano; l'artista, nella mente del Villani, lavorava perchè la sua gloria fosse universale
nell'orbe, per mostrare sè stesso e l'arte sua. Appunto l'interesse dei letterati per l'arte
figurativa ha servito a sostituire al tipo manuale e utilitario dell'artigiano il tipo intel-
lettuale e morale dell'artista.
E dopo aver conosciuto il tipo intellettuale e il tipo morale che cosa poteva inte-
ressare della personalità dell'artista'-' Ma eerto: il tipo tisico! E il Villani finisce la Vita
con l'indicazione del luogo ove il lettore può ritrovare l'autoritratto di Giotto.
LIONELLO VENTURI
cento: l'arte, e particolarmente la pittura, esigeva più che la stienza altezza di valore
umano.
Come si concreta quel valore? Perchè il riguardate-re si diletta e loda l'ingegno o
la mano del pittore? Occorre che la creazione del pittore sia così naturale che sembri
vivere e respirare, e gli atteggiamenti delle immagini siano così convenienti che espri-
mano azioni come il discorso, il pianto e il riso. Realismo fisico ed espressione psicologica:
ecco dove, secondo il Villani, dovevano tendere l'ingegno e la mano del pittore. L'in-
gegno era alta fantasia ed era memoria tenace; la mano era delicata, trecentisticamente,
e docile al volere dell'ingegno. Chiesti sono gli schemi, sommarii e ingenui, che il Vil-
lani adopera per definire il soggetto e l'oggetto dell'arte. L'oggetto dell'arte non era
ancora distinto da quello della scienza; si trattava pur sempre della conoscenza della
realtà esteriore. Era distinto il soggetto, anzi il soggetto dell'arte era preferito al sog-
getto della scienza. Ma poiché l'oggetto rimaneva scientifico, il risultato non poteva
essere se non questo, che si preferiva l'artista allo scienzato, ma si affidava all'artista
il compito dello scienzato. E di fatto tale è la base su cui si eleva tutta la critica
del Rinascimento.
* * *
Sono cinque i pittori di cui parla il Villani, eppure si potrebbe affermare ch'egli
ha scritto soltanto la vita di (dotto. C'è infatti un esordio che riguarda gli antichi, i medioe-
vali e il primo iniziatore dell'arte moderna, il maestro di Giotto, Cimabue. Ma tutto
ciò è detto per preparare l'animo a (dotto. Quanto a Maso a Stefano a Taddeo, essi sono
soltanto i ruscelli più nitidi del gran fiume pittorico che ha nome (dotto, sono gli sco-
lari di lui, servono a maggior gloria di lui.
Ma la personalità di (dotto com'è determinata? Dirlo più grande degli antichi
e più geniale dei maestri delle arti liberali, dirlo superatola- di Cimabue e maestro a Maso
a Stefano a Taddeo, non poteva bastare. Oggi per determinare la personalità di (dotto
si parlerebbe dello stile delle sue pitture. Ma per avere la concezione dello stile occorre
che non il soggetto soltanto ma anche l'oggetto dell'arte sieno differenziati da quelli
della scienza, come d'altronde da quelli di tutte le altre attività umane. Poiché per il
Villani l'oggetto dell'arte era soltanto la natura fisica e psicologica, esso rimaneva
distaccato dal soggetto, immutabile, comune a tutti i pittori, non peculiare quindi alla
personalità di (dotto. Escluso l'oggetto, la personalità dell'artista poteva essere ricer-
cata soltanto nell'uomo, nelle sue qualità di uomo.
Franco Sacchetti aveva raccontato che Giotto era stato « maestro delle sette arti
liberali »; il Villani, più scettico sul valore delle arti liberali, è più discreto: Hystoriarum
insuper notitiam plcnam liabcns. ita poesis extitit emulator, ut pingere que i/li fingere
subtiliter considcrantibus perperidatur. Conoscitore di storia ed emulo di poeti: ecco le qua-
lità intellettuali necessarie pei" elevare il pittore alla dignità di uomo famoso.
Nè basta: fame potius quam lucri cupidus. (dà la letteratura antica aveva avuto il
suo effetto: al pittore si dava per contenuto morale la sete di gloria. E si trattava di
gloria terrena, se la Navicella era stata creata da (dotto davanti a S. Pietro in Roma
ut confluenti orbi terrarum ad urbcm indulgcntiarum temporibus de se arteque sua spccta-
culum faceret. Non più a gloria di Dio, come voleva Teofilo monaco, lavorava il pio
artigiano; l'artista, nella mente del Villani, lavorava perchè la sua gloria fosse universale
nell'orbe, per mostrare sè stesso e l'arte sua. Appunto l'interesse dei letterati per l'arte
figurativa ha servito a sostituire al tipo manuale e utilitario dell'artigiano il tipo intel-
lettuale e morale dell'artista.
E dopo aver conosciuto il tipo intellettuale e il tipo morale che cosa poteva inte-
ressare della personalità dell'artista'-' Ma eerto: il tipo tisico! E il Villani finisce la Vita
con l'indicazione del luogo ove il lettore può ritrovare l'autoritratto di Giotto.