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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 28.1925

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Fasc. 4
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Nicco Fasola, Giusta: Ravenna e i principi compositivi dell'arte bizantina, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17345#0287

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RAVENNA E I PRINCIPI COMPOSITIVI DELL'ARTE BIZANTINA 259

stilli; ma noi ne vediamo il candore steso con belle
pause sul verde. Il simbolo è concetto, non fa
parte dell'atto artistico; qui il pittore lo trovava
già formato nel pensiero teologico; ma se anche
fosse stato sua invenzione, occorreva, perchè egli
tosse pittore ed artista, che questi agnelli, una
volta pensati sapessero interessare per qualche
carattere visivo, e clic si prestassero a nuova in-
venzione. Finché si dice - arte simbolica non s'è
definito ancora nulla; s'è appena notato che si
tratta di opere dove manca l'ispirazione personale
diretta di fronte agli elementi rappresentati. Questi

/.ione fanno anche più ampia la figura maestosa.
1 piedi sono molto discosti per farci pensare che
la veste cada con linee non di capriccio ma di ne-
cessità. L'aureola è chiusa da perle, e poi il bianco
ritorna a note singole ma legate: come luce sulle
pietre, nei gigli, negli agnelli; ed invece il punto
più scuro della scena è questo manto scuro di Apol-
linare, sopra il bianco, nel centro.

L'ingenuità completa esiste solo per l'osserva-
tore superficiale.

Se allarghiamo lo sguardo all'arco trionfale;
ecco il verde terreno e gli agnelli, analoghi a quelli

Fig. 13. — Interno di S. Apollinare in classe. (Fot. Alinari).

oggetti pensati concettualmente vanno ripensati
con la fantasia. La oggettività va superata nell'arte.

A pensare come scarso nel numero degli elementi'
e come povero di forma è il regno di S. Apollinare,
la sua può sembrare una sovranità di bimbo sulle
casette di cartone e sui venti soldatini di stagno.
In questo caso, questa glorificazione non si salve-
rebbe dal grottesco, e la concezione sarebbe
puerile.

Ma quel mondo scheletrito e povero è un an-
nuncio, sia pure deliziosamente infantile, del regno
di Dio, perchè è il regno dell'ordine e dell'armonia.
Il Santo è regale nella figura; veste la dalmatica
bianca, e, sopra, la penula scura a segni d'oro, che
gli cade a punta davanti con larga curva, e si al-
larga ancora dietro, per un tratto.

Al collo la stola, di nuovo bianca, forma anche
essa un collare a punta; le braccia allargate in ora-

delia parte più bassa della conca, posti intorno alla
curva superiore dell'abside, dove questa porta ce-
leste e oro; e la parte sottostante allungata dove
sono le palme è di color azzurro-indaco, in corri-
spondenza al verde dell'abside, un azzurro che
non esiste nella conca interna, e che riecheggia in
alto, questa volta orizzontalmente.

I colori stringono rapporti tra l'abside e l'arco:
più scuri generalmente nell'arco, prendono carat-
tere di cornice, e nella collocazione delle parti
chiare sanno comporsi architettonicamente.

Questa meravigliosa opera di Classe è dunque un
insieme di compattezza architettonica realizzato
non soltanto per via della forma piana, ma per
via del colore, stringendo con il colore legami tra
le parti ed organizzando la visione.

II colore, che rivelò all'Oriente la continuità del
piano, e che si mostrò capace soltanto di comporre
 
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