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Bullettino di archeologia cristiana — 6.1868

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Nr. 1 (Gennaro e Febbraro 1868)
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Vetro sul quale è effigiato Pietro che percuote la rupe
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https://doi.org/10.11588/diglit.17355#0009

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è confermata dall' esame delle pitture sotterranee. Tra
quelle del cimitero di Callisto, divulgate nel tomo li
della Roma sotterranea, primeggiano per importanza
simbolica le catene di scene misteriose alludenti alla
fede, alla grazia dei sacramenti, alla vita eterna, che
furono ritratte circa la fine del secolo secondo e gli
esordii del terzo (1). Le quali catene e composizioni
hanno per loro capo e principio la rupe percossa da
Mosè e l'acqua indi scaturente. Ma che quel Mose
non sia personaggio storico è manifesto dal com-
plesso di quelle medesime composizioni, nelle quali
la fonte sgorgante dalla rupe forma il ruscello, ove
l'evangelico pescatore prende coli' amo l'apostolica
preda, il pesciolino ; e le acque di quel ruscello ba-
gnano un fanciullo che riceve il battesimo. Egli è
adunque certissimo la figura di Mose percuotente la
rupe essere slata elevata a concetto simbolico nei
monumenti cristiani assai prima dei sarcofagi e dei
vetri, che manifestamente ci rivelano in essa Pietro,
nuovo Mosè; anzi essere essa stata nei più antichi
monumenti immagine primaria e capo del ciclo mi-
stico spettante alla fede , ai sacramenti ed al loro
frutto , che è la vita eterna e la risurrezione beala.
Or bene nelle grandi controversie del secolo terzo
siili' unita della chiesa contro i Novaziani e sulla va-
lidità del battesimo conferito dagli eretici vediamo ,
che appunto i tipi della pietra e della fonte, simboli
dell' origine e dell' unità della fede, del battesimo e
della chiesa, erano allora inseparabili dalla menzione
di Pietro sul quale Cristo medesimo fondò quell'ori-
gine e queir unità. r\e ho dato sufficienti cenni nel
citato tomo della Roma sotterranea a pag. 331,332;
nè mi accingerò qui a ripeterli e molto meno a tra-
scrivere i notissimi passi del libro de imitate eccleaiae
di Cipriano, sui quali e sui luoghi paralleli nelle epi-
stole di lui si vegga il capo III della prefazione del
Maran alle opere di quel padre (2). Tutto ciò natu-
ralmente ci guida a riconoscere che l'epigrafe PETRVS
scritta presso Mosè percuotente la rupe , e Pietro
identificato parimente a Mosè nei sarcofagi del secolo
quarto sono segni dichiarativi di concelli simbolici
assai antichi, ed effigiati sui vetri e sui marmi se-
condo i sensi del ciclo misterioso delle pitture cimi-

(1) L. c. pag. 331 e segg.

(2) Rinvio ai luoghi paralleli chiamati a confronto dal Maran per
cagione delle varianti dei codici nel passo principale del libro de unitale
relativo a Pietro ed alla sua cattedra.

teriali del secolo terzo e del secondo. In fatti in un
affresco sotterraneo, ove le immagini di quel mede-
simo ciclo sono esplicate in forme meno misteriose e
perciò di senso più. trasparente, nel primo quadro
vediamo due Mosè ; quello del vecchio testamento ,
che si toglie i calzari per salire al Sinai e ricevere
la legge chiamato dalla mano di Dio che esce dalle
nubi ; e quello del nuovo che percuote il sasso e ne
fa scaturire l'acqua (1). Il primo è imberbe , il se-
condo barbato ; e il volto dell' uno è diversissimo da
quello dell' altro, benché storicamente dovrebbero es-
sere identici , ambedue le scene appartenendo alla
storia del medesimo personaggio. Così il pittore con
materiali segni dimostrò il secondo Mosè essere di-
verso dal primo ; e la folla capigliatura, la barba
corta e rotonda, i lineamenti del volto non discon-
vengono al tradizionale tipo iconografico dell' apo-
stolo Pietro.

Ma gli antichi pittori per lo più non curarono di
dimostrare per mezzo di segni iconografici Pietro es-
sere sostituito a Mosè. Nei uostri due vetri, ov' è
scritto PETRVS, Pietro è calvo , mentre egli suole
essere chiomato (2); e nè anche nello altre note de!
volto quivi scorgo indizi probabili di studiosa imita-
zione delle fattezze distintive dell'apostolo Pietro. Laonde
non mi fa meraviglia nè impedimento il vedere Mosè
dinanzi la rupe nelle più antiche pitture cimiteriali o
imberbe o privo dei caratteri manifesti del volto dell'apo-
stolo. Anche nei vetri Pietro e Paolo designali dai loro
nomi sono più volle ritratti imberbi e senza veruna
nota iconografica. Laonde le forme del volto non ostano
al riconoscere Pietro nelle immagini del simbolico Mosè,
secondo l'invito che ce ne danno le ragioni monu-
mentali concordi alle allusioni dei padri, come sopra
ho dichiarato.

Piuttosto è da sciogliere la difficoltà, che molti
crederanno opposta dal vetro, ove non Pietro ma Cri-
sto sembra sostituito nel luogo di Mosè che per-
cuote la rupe (3). Veramente in quel vetro l'artista
si propose di ripetere l'immagine di Cristo in ciascu-
na delle scene che ne formano la catena simbolica.
Laonde quell'esempio è di natura speciale. Io però
non sono alieno dal credere, che più volte gli antichi
abbiano voluto sostituire il medesimo Cristo nel luogo

(1) Vedi la Roma sott. T. II pag. 349, 350; e in questo foglio,
pag. 3 n. 3.

(2) V. Bull. 1865 pag. 84.

(3) Vedi Garrucci, Vetri 2. ediz. pag. 12.
 
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