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Iscrizioni Pompeiane.

Le pareti delle case pompeiane ci hanno conser-
vato parecchie leggende quale a carbone, quale a graf-
fito, ed in svariate forme di carattere, di che alcuna
cosa si conosce per le dotte pubblicazioni dell'Avel-
lino, e del Miuervmi nel Bullettino Archeologico Na-
politano. Queste, che verrò qui esponendo e diluci-
dando, comparvero nella escavazione del Settembre
1849 su due pareti di una stanzina terrena posta a
destra di chi va, alla porta nolana poco prima di ar-
rivare alla via, che va alla porta stabiana di recente
scoperta. L'intonaco, su cui erano scritte, cadde pochi
giorni dopo ; onde non se ne ha verun' altra copia ,
die questa. Io le verrò dichiarando per ordine, e co-
mincio dalla più curiosa.
IVE immaginelta N

in un cerchio NATA

IL LA DUE SATV

ORA SECV
Vili NON AV

Vedi la nostra tavola Vili n. 1.

Era ella tracciata col carbone, maniera che sape-
vamo di già essersi usala dagli antichi, perlocchè so-
glionsi citare le parole di Plauto: Impleanlur meae fo-
reselogiorum carbonibus. Un secondo esempio fu già
allegato dal Trotz nelle note ad Hermann Hugo (De
prima scribendi orig. p. 79 ), che lo trovò neh' epi-
gramma 61 del L. XII di Marziale, ove al v. 9 dice:
Qui carbone rudi putrique creta scriba carmina : ed
un terzo ci proverrebbe da Catullo, se Martin de Roa
ha ben corretto quel passo ove leggevasi, namque
tolius vobis froniem labcrnae scipionibus scribam, in-
troducendosi tilionibus in luogo di scipionibus (de
Roa, Singul. locorum ac rerum L. VI. p. 196). La
qual correzione del de Roa piacque anche a Rudgero
Hermanno , che la riporta nelle note critiche al glos-
sario petroniano (Petron. Arbitr. Amslel. 1669, Bour-
delot). 11 Doering (ad Catulli Carm. 37, 10), ed il
Bothe ( Plauti. Mere. II, 3, 74 ) credono, che debba
interpretarsi praeustis scipionibus, baciliis semiusiis.
Anche Orazio fa menzione del carbone per dipingere
sulle pareti le pugne gladiatorie (II, 7, 96 segg. ) :

82 —

Qui peccas minus atque ego cum Fulvi, Rulubique,
Aut Placideiani contento poplite miror
Praelia rubrica pietà aut carbone, velut si
Pevera pugnent, feriant, vilenlque moventes
Arma viri.

Nuovo è il diminutivo Iuvcnilla, che potrebbe ri-
putarsi il nome della fanciullina al pari di Dignilla
Feslilla, Domitilla, Gratilla, Nepoiilla ed altri, ovvero
essere nome appellativo nel semplice significato di pu-
pa , pupilla, ( lo scambio del iuvenis col puer e vice-
versa è stato dimostrato da altri ), ed in questo caso
l'epigrafe procederebbe alla maniera di quella , ebe
si legge in Petronio : Piane inlerpcllavit sallalionisli-
bidinem acluarius, qui tamquam urbis acla recitavi!.
VII Kal. Sextiles in praedio cumano quod est Trimal-
chionis nati sunt pueri XXX puellae XL; dal quale
opportunissimo esempio il Iuvenilla nata die saturni
ora secunda vespertina UH Non. Aug. non differisce
in verun modo.

Le note cronologiche, come ognun vede, non sono
sufficienti a determinare l'anno di sua nascita, man-
cando la notizia della luna corrente, ma si può con-
ghietturare che non si allontani molto dalla ultima
ruina di Pompei, dovendosi tenere scritta la leggenda
dopo il 746, nel quale il mese sestile si chiamò Au-
gusto. Quanto alla ortografìa , che è generalmente
corretta nei graffiti pompeiani, osservasi in questo di-
pinto un solo V nel 1VENILLA , che vi fa anche le
veci del V consonante. Così IVENTVS scrivevasi ai
tempi stessi di Augusto, e V1VNT per V1VVNT. Chi
ne cerca gli esempii, anche dei buoni tempi, li troverà
raccolti dal Marini, e ne ho detto alcuna cosa ancor
io nella storia d'Isernia. Più curioso, e non osservato
è il costume di adoperare la doppia II nella voce DUE
e non invece della E, che si ritiene maniera osca dai
dotti, ma della semplice I vocale. Leggesi così scritto
POMPEIIANA nella leggenda pompeiana ABIAT
VENERE POMPEIIANA IRATAM QVI HOC LAE-
SAERIT, in M. MAIIVS AR graffilo nell'anfiteatro
pompeiano , in ESVREIIS ET ME CELAS di ghian-
da missile del Chircheriano , in L • D • INGENVifS
QVI AD SVBFRAGIA DESCENDVNT di lamina
inedita dello stesso Museo. Nel peristilio di Pompei,
 
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