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2a degli Etruschi della Campania, giacché anche nei
monumenti dell' Elruria centrale l'H equivale a C o
K (v. Lanzi, Saggio T. I. p. 272).

Teales Appuli. Che le monete con la scritta TIATI,
o 1TAIT (p. 107) spettino agli Appuli, anzi che a
Teate de'Marrucini, confermasi pel riscontro dell'a-
naloga desinenza delle monete di LOVCERI ( v. Ca-
relli nutn. Ilal. Descr. p. 33). 11 leone gradiente della
nuova moneta de' Teati par riferirsi al culto d' Ercole
(Carellii tab. LXXXVIII, 9, 10). Del resto, non o-
stante il dissenso del eh. Minervini (p. 109), io per-
sisto nel primiero mio avviso, che le monete con TU,
anzi che a Teate e Lucerà, spettino ad un magistrato
Romano ; e ciò segnatamente perchè il nesso TU, del
pari che gli altri analoghi MT, MP, efors' anche UB,
non che le duplici sigle L T, C M, ricorrono in vit-
toriali vetusti e in altre monete d'argento Romane
(Borghesi, Decad. XVII, oss. 1, 3), che peraltro, al-
meno in parte, forse furono improntate nell'Appulia,
durante la guerra di Annibale.

Valelium (?). A primo aspetto lessi anch'io FA-
AE0AX, del pari che il eh. Minervini, anzi che FA-
AE0AI (p. 169, 173), anche pel riscontro del *
simile delle monete arcaiche di TARA*. Anzi sospet-
tai pure, che la moneta possa spettare a Taranto , e
che FAAE0AX sia il nome dell' eroe $AAANTO^
fondatore di Taranto stessa, alquanto mutato per ra-
gion di dialetto e per influenza de' Messapii o d'altri
barbari, siccome METABO nelle monete de' Mela-
pontini. In tale supposto le due sigle prender po-
trebbonsi per iniziali di Toga? e di FccXavSof. Il glo-
betto posto al disotto della luna falcata , che al eh.
editore parve non altro che il punto centrale del co-
nio ( pag. 70 ), si connette senza dubbio con la luna
medesima, come altra volta avvertii (Bull.arch. 1845
p. 183 ), congetturando che sia goccia di rugiada, in
riguardo ad Erse della figlia della Luna : ma potrebbe
anche credersi perla ingenerala ex lunari aspergine
(Ammian. XXIII, 85: cf. Olivae Iohan. Monum. I-
siac. Romac, 1719, lab. unica).

Heraclea Lucaniae. Il eh. P. Garrucci (p. 20), as-
serendo che Eraclea non lece uso se non che dell'al-
fabeto Ionico, mostra avere dimenticale le piccole

monete d'argento di quella città con l'epigrafe HE,
che si alterna con 1' altra HHPAKAHmN (Carellii
tab. CLXU).—Non so poi comprendere com'egli po-
tesse scrivere (p. 179) , che il ritrailo di M. Claudio
Marcello, l'espugnalore di Siracusa, che vedesi nella
moneta di Marcellino suo discendente, sia appena trac-
cialo e molto incerto; poiché parmi anzi molto espres-
sivo, e probabilmente ricavato dal volto istesso di Mar-
cello defunto, del pari che quello del maggiore Scipio-
ne Africano, come arguire si può dalle forme scarme
di ambedue que'volti (cf. Muller, Handbuch§A'ìtl).

Epigrafìa. La voce Basilica, nell'epistola diS. Gi-
rolamo, fu intesa in significato di cappella, o edicola,
delle Chiese Cristiane anche dal Forcellini [Lexic.Lat.
s. v.), del pari che dal lodato P. Garrucci (p. 37).—
Nella tavola aquaria Venafrana (p. 40) le sigle HS ■
X' parmi debbansi spiegare seslertiilm decem millia,
anzi che sestertios decem mille (1). In essa notevole mi
parve il nome Q • SEIGNII, probabilmente oriondo
da Signia, nelle cui monete leggesi parimente SE1G
(Carellii, tab. X, 10, 11).—L'iscrizione frentana di
Pennaluce (p. 41-45) torna opportuna anche per
l'illustrazione delle monete di C HOSIDI-C'F GETA-
III-VI R, impresse verso la fine del secolo VII di Ro-
ma. Nella più ovvia di esse la testa di Diana, olire la
stefane, vedesi ornata di raggi inflessi nel modo stesso
che nel dipinto Pompeiano (Mus. Borbon:t. X.tav.
20 ). La singolarità paleografica dell' ì sormontato da
un punto, era stata avvertita anche dal eh. Borghesi
in una figulina Velleiate di belle lettere col bollo M*
ALFiSIF (Annali arch. T. XII, p. 241, n. 30: cf.
ALBINV BRVTI-F, nel mio5a^'op.l73,nota86).
L'opinione del eh. Mommsen (p. 44), che al K La-
tino non fosse sufficiente servire al prenome Kaeso,
onde entrasse nei diritli di lettera alfabetica Latina ,
vuoisi reltificare col riscontro dei denarii di L. Cassio
Ceiciano , ne'quali trovansi accoppiale le due lettere
Latine K) (M.—Nell'epilafio di AEBVTIVS MENSOR
(p. 69) lin. 3 leggasi FAVSTVS ; ed a p. 70 , lin.
18, leggasi <( così smontalo ».—La soppressione del-
l'E in lapidi Osche e Latine nelle voci P D, per Pe-
li) Vedi per altro le correzioni, ove fu Ietto sestertioi deciet
mille p. 196.—11 Editore.
 
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