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_ 179 —

brarmi molto probabile la spiegazione datane dal sig.
Raoul-Rochetle, che vi scorgeva la forma fenicia del
T, sempre colla intelligenza di vita e di apoteosi.

Non voglio intanto mancar di notare che il dottis-
simo Lefronne ebbe più volte la occasione di parlare
della croce ansata e nella sua memoria matériauxpour
servir à l'hist. du Christ. pag. 92, inserita nel voi. X
delle memorie dell' Accad. delle iscr. e belle lettere p.
199, ed in altro lavoro della medesima raccolta tom.
XVI part. 2 p. 236-284 pubblicato pure negli an-
nali dell'Ist. 1843 p. 115-143; e finalmente nelle
osservazioni da lui presentate nella reme arch. voi.
II p. 665 e segg.

Il eh. sig. Lajard sostenne ebe la croce ansata come
simbolo di vita non era che una abbreviata e lineare
maniera di figurare il mihr persiano, nel quale egli il
primo ravvisò effigiata la triade divina [mém. de VA-
cad. des inscr. et belles lellr. tom. XVII part, I p. 348-
378; ed annali dell'Ist. 1845 p. 13-37). Noi siamo
non poco colpiti dalle ragioni presentate in contrario
a questa ingegnosa idea dallo stesso Raoul-Rocbette
nella sua memoria sull'Ercole assiro e fenicio [append.
A pag. 377). E ci sembra probabile il ritenere quel
seguo come il Tau fenicio, nella sua idea di vita fu-
tura e d'immortalità : opinione ritenuta pure dal sig.
Toelken (Verzeichniss der ant. Sleined.Kdnigl. Preuss.
Gemmens. n. 167 p. 36-37), e fondata sopra varii
luoghi della Bibbia, e di scrittori profani. In questa
sola idea può riportarsi ad una medesima significazione
il segno delle medaglie di Gaza ( Mionnet descr. t. V
p. 535 n. 108-109 : Raoul-Rochette Herc. assyr. tav.
IX n. 7), di Corinto, di Siracusa, che comparisce
pure in alcuni vasi di Thera ( Raoul-Rochetle l. c.
tav. IX n. 8 a e 8b), in alcuni frammenti di vasi di
fabbrica primitiva rinvenuti a Cuma (Id. ib. n. 9),
e che si vede sul petto del nostro personaggio seden-
te nella sannilica pittura di Capua. E certamente
una non piccola relazione fra'due segni potrebbe ri-
conoscersi traendone argomento dal nostro dipinto ,
al quale mirabilmente conviene un simbolo di apo-
teosi e d'immortalità. Or questo simbolo messo ad or-
namento sul petto ci richiama che il nodo del man-
tello vedesi configurato a foggia di croce ansala sul
petto di Ormuzd in un bassorilievo di Jakht-i-bo$tan

(Ker Porter Travels voi. II pi. 66 : cf. Lajard mém.
citée, p. 364). Nè diversamente pensiamo in quanto
alla grande corona messa in alto presso al personag-
gio sedente, essendo questa simbolo notissimo d'im-
mortalità tanto nelle idee de' Greci, quanto in quelle
de' popoli asiatici ed orientali ( vedi le dotte osser-
vazioni del eh. Lajard note sur l'emploi du ccrcle ou
de la couronne etc. nel nouv. journ. asiat. aoùt 1835
t. XVI p. 174 e 175).

Comunque sia di ciò, non vogliamo nulla dedurre
per ora intorno la origine di quel segno, che non sap-
piamo neppure se sia dovuto alla influenza etrusca ,
e se in Etruria venne sotto la forma usala ne'monu-
menti corintii introdotto dalla colonia di Demarato.
Mancano forse ancora i dati per una probabile solu-
zione di questi difficili problemi.

Avverto intanto che noi avevamo innanzi dedotto
dalla tomba sannilica di Cuma, che solevano quei po-
poli bruciare i loro cadaveri : alla quale conclusione
viene un novello appoggio da'sepolcri di Capua.

Passo alla tav. XI, nella quale tre distinti fram-
menti si osservano di altre pitture, le quali sono in
parte mancanti e sconservate. Esse appartengono al
sig. Vincenzo Caruso , a cui dobbiamo la facoltà di
farne eseguire gli accurati disegni. Furono esse tratte
da tre differenti sepolcri, e tutte fregiavano la parete
opposta alla entrata della tomba; essendo gli altri muri
di bianco, non altrimenti che nel sepolcro preceden-
temente descritto. Questa particolarità ben quattro
volle ripetuta può credersi costituire uno speciale co-
stume ; per lo quale effigiavasi la sola figura dell' e-
stinto sulla estrema parete del monumento. La prima
pittura dunque (alt. pai. 1, 5) ci mostra la parte su-
periore di un giovine con bianca tunica fregiata di
rossi ornamenti, che tien colla sinistra una gialla a-
sticciuola da cui pende un oggetto incerto , quasi un
sacco o piuttosto una rete. Non sapremmo a che vo-
glia alludere quell'arnese, del quale ignoriamo la de-
stinazione. Dirò che aveva pensalo a' retiarii ; ma non
è provato che quosta varietà di gladiatori possa in
Capua riportarsi ad epoca tanto remota, quanto è
quella a cui spetta il sepolcro : nel quale furono pure
ritrovati' alcuni vasi fittili lutti dipinti di nero.

La seconda pittura (alt. pai. 3, 4) ci offre un gio»
 
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