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brarmi molto probabile la spiegazione datane dal sig.
Raoul-Rochetle, che vi scorgeva la forma fenicia del
T, sempre colla intelligenza di vita e di apoteosi.
Non voglio intanto mancar di notare che il dottis-
simo Lefronne ebbe più volte la occasione di parlare
della croce ansata e nella sua memoria matériauxpour
servir à l'hist. du Christ. pag. 92, inserita nel voi. X
delle memorie dell' Accad. delle iscr. e belle lettere p.
199, ed in altro lavoro della medesima raccolta tom.
XVI part. 2 p. 236-284 pubblicato pure negli an-
nali dell'Ist. 1843 p. 115-143; e finalmente nelle
osservazioni da lui presentate nella reme arch. voi.
II p. 665 e segg.
Il eh. sig. Lajard sostenne ebe la croce ansata come
simbolo di vita non era che una abbreviata e lineare
maniera di figurare il mihr persiano, nel quale egli il
primo ravvisò effigiata la triade divina [mém. de VA-
cad. des inscr. et belles lellr. tom. XVII part, I p. 348-
378; ed annali dell'Ist. 1845 p. 13-37). Noi siamo
non poco colpiti dalle ragioni presentate in contrario
a questa ingegnosa idea dallo stesso Raoul-Rocbette
nella sua memoria sull'Ercole assiro e fenicio [append.
A pag. 377). E ci sembra probabile il ritenere quel
seguo come il Tau fenicio, nella sua idea di vita fu-
tura e d'immortalità : opinione ritenuta pure dal sig.
Toelken (Verzeichniss der ant. Sleined.Kdnigl. Preuss.
Gemmens. n. 167 p. 36-37), e fondata sopra varii
luoghi della Bibbia, e di scrittori profani. In questa
sola idea può riportarsi ad una medesima significazione
il segno delle medaglie di Gaza ( Mionnet descr. t. V
p. 535 n. 108-109 : Raoul-Rochette Herc. assyr. tav.
IX n. 7), di Corinto, di Siracusa, che comparisce
pure in alcuni vasi di Thera ( Raoul-Rochetle l. c.
tav. IX n. 8 a e 8b), in alcuni frammenti di vasi di
fabbrica primitiva rinvenuti a Cuma (Id. ib. n. 9),
e che si vede sul petto del nostro personaggio seden-
te nella sannilica pittura di Capua. E certamente
una non piccola relazione fra'due segni potrebbe ri-
conoscersi traendone argomento dal nostro dipinto ,
al quale mirabilmente conviene un simbolo di apo-
teosi e d'immortalità. Or questo simbolo messo ad or-
namento sul petto ci richiama che il nodo del man-
tello vedesi configurato a foggia di croce ansala sul
petto di Ormuzd in un bassorilievo di Jakht-i-bo$tan
(Ker Porter Travels voi. II pi. 66 : cf. Lajard mém.
citée, p. 364). Nè diversamente pensiamo in quanto
alla grande corona messa in alto presso al personag-
gio sedente, essendo questa simbolo notissimo d'im-
mortalità tanto nelle idee de' Greci, quanto in quelle
de' popoli asiatici ed orientali ( vedi le dotte osser-
vazioni del eh. Lajard note sur l'emploi du ccrcle ou
de la couronne etc. nel nouv. journ. asiat. aoùt 1835
t. XVI p. 174 e 175).
Comunque sia di ciò, non vogliamo nulla dedurre
per ora intorno la origine di quel segno, che non sap-
piamo neppure se sia dovuto alla influenza etrusca ,
e se in Etruria venne sotto la forma usala ne'monu-
menti corintii introdotto dalla colonia di Demarato.
Mancano forse ancora i dati per una probabile solu-
zione di questi difficili problemi.
Avverto intanto che noi avevamo innanzi dedotto
dalla tomba sannilica di Cuma, che solevano quei po-
poli bruciare i loro cadaveri : alla quale conclusione
viene un novello appoggio da'sepolcri di Capua.
Passo alla tav. XI, nella quale tre distinti fram-
menti si osservano di altre pitture, le quali sono in
parte mancanti e sconservate. Esse appartengono al
sig. Vincenzo Caruso , a cui dobbiamo la facoltà di
farne eseguire gli accurati disegni. Furono esse tratte
da tre differenti sepolcri, e tutte fregiavano la parete
opposta alla entrata della tomba; essendo gli altri muri
di bianco, non altrimenti che nel sepolcro preceden-
temente descritto. Questa particolarità ben quattro
volle ripetuta può credersi costituire uno speciale co-
stume ; per lo quale effigiavasi la sola figura dell' e-
stinto sulla estrema parete del monumento. La prima
pittura dunque (alt. pai. 1, 5) ci mostra la parte su-
periore di un giovine con bianca tunica fregiata di
rossi ornamenti, che tien colla sinistra una gialla a-
sticciuola da cui pende un oggetto incerto , quasi un
sacco o piuttosto una rete. Non sapremmo a che vo-
glia alludere quell'arnese, del quale ignoriamo la de-
stinazione. Dirò che aveva pensalo a' retiarii ; ma non
è provato che quosta varietà di gladiatori possa in
Capua riportarsi ad epoca tanto remota, quanto è
quella a cui spetta il sepolcro : nel quale furono pure
ritrovati' alcuni vasi fittili lutti dipinti di nero.
La seconda pittura (alt. pai. 3, 4) ci offre un gio»
brarmi molto probabile la spiegazione datane dal sig.
Raoul-Rochetle, che vi scorgeva la forma fenicia del
T, sempre colla intelligenza di vita e di apoteosi.
Non voglio intanto mancar di notare che il dottis-
simo Lefronne ebbe più volte la occasione di parlare
della croce ansata e nella sua memoria matériauxpour
servir à l'hist. du Christ. pag. 92, inserita nel voi. X
delle memorie dell' Accad. delle iscr. e belle lettere p.
199, ed in altro lavoro della medesima raccolta tom.
XVI part. 2 p. 236-284 pubblicato pure negli an-
nali dell'Ist. 1843 p. 115-143; e finalmente nelle
osservazioni da lui presentate nella reme arch. voi.
II p. 665 e segg.
Il eh. sig. Lajard sostenne ebe la croce ansata come
simbolo di vita non era che una abbreviata e lineare
maniera di figurare il mihr persiano, nel quale egli il
primo ravvisò effigiata la triade divina [mém. de VA-
cad. des inscr. et belles lellr. tom. XVII part, I p. 348-
378; ed annali dell'Ist. 1845 p. 13-37). Noi siamo
non poco colpiti dalle ragioni presentate in contrario
a questa ingegnosa idea dallo stesso Raoul-Rocbette
nella sua memoria sull'Ercole assiro e fenicio [append.
A pag. 377). E ci sembra probabile il ritenere quel
seguo come il Tau fenicio, nella sua idea di vita fu-
tura e d'immortalità : opinione ritenuta pure dal sig.
Toelken (Verzeichniss der ant. Sleined.Kdnigl. Preuss.
Gemmens. n. 167 p. 36-37), e fondata sopra varii
luoghi della Bibbia, e di scrittori profani. In questa
sola idea può riportarsi ad una medesima significazione
il segno delle medaglie di Gaza ( Mionnet descr. t. V
p. 535 n. 108-109 : Raoul-Rochette Herc. assyr. tav.
IX n. 7), di Corinto, di Siracusa, che comparisce
pure in alcuni vasi di Thera ( Raoul-Rochetle l. c.
tav. IX n. 8 a e 8b), in alcuni frammenti di vasi di
fabbrica primitiva rinvenuti a Cuma (Id. ib. n. 9),
e che si vede sul petto del nostro personaggio seden-
te nella sannilica pittura di Capua. E certamente
una non piccola relazione fra'due segni potrebbe ri-
conoscersi traendone argomento dal nostro dipinto ,
al quale mirabilmente conviene un simbolo di apo-
teosi e d'immortalità. Or questo simbolo messo ad or-
namento sul petto ci richiama che il nodo del man-
tello vedesi configurato a foggia di croce ansala sul
petto di Ormuzd in un bassorilievo di Jakht-i-bo$tan
(Ker Porter Travels voi. II pi. 66 : cf. Lajard mém.
citée, p. 364). Nè diversamente pensiamo in quanto
alla grande corona messa in alto presso al personag-
gio sedente, essendo questa simbolo notissimo d'im-
mortalità tanto nelle idee de' Greci, quanto in quelle
de' popoli asiatici ed orientali ( vedi le dotte osser-
vazioni del eh. Lajard note sur l'emploi du ccrcle ou
de la couronne etc. nel nouv. journ. asiat. aoùt 1835
t. XVI p. 174 e 175).
Comunque sia di ciò, non vogliamo nulla dedurre
per ora intorno la origine di quel segno, che non sap-
piamo neppure se sia dovuto alla influenza etrusca ,
e se in Etruria venne sotto la forma usala ne'monu-
menti corintii introdotto dalla colonia di Demarato.
Mancano forse ancora i dati per una probabile solu-
zione di questi difficili problemi.
Avverto intanto che noi avevamo innanzi dedotto
dalla tomba sannilica di Cuma, che solevano quei po-
poli bruciare i loro cadaveri : alla quale conclusione
viene un novello appoggio da'sepolcri di Capua.
Passo alla tav. XI, nella quale tre distinti fram-
menti si osservano di altre pitture, le quali sono in
parte mancanti e sconservate. Esse appartengono al
sig. Vincenzo Caruso , a cui dobbiamo la facoltà di
farne eseguire gli accurati disegni. Furono esse tratte
da tre differenti sepolcri, e tutte fregiavano la parete
opposta alla entrata della tomba; essendo gli altri muri
di bianco, non altrimenti che nel sepolcro preceden-
temente descritto. Questa particolarità ben quattro
volle ripetuta può credersi costituire uno speciale co-
stume ; per lo quale effigiavasi la sola figura dell' e-
stinto sulla estrema parete del monumento. La prima
pittura dunque (alt. pai. 1, 5) ci mostra la parte su-
periore di un giovine con bianca tunica fregiata di
rossi ornamenti, che tien colla sinistra una gialla a-
sticciuola da cui pende un oggetto incerto , quasi un
sacco o piuttosto una rete. Non sapremmo a che vo-
glia alludere quell'arnese, del quale ignoriamo la de-
stinazione. Dirò che aveva pensalo a' retiarii ; ma non
è provato che quosta varietà di gladiatori possa in
Capua riportarsi ad epoca tanto remota, quanto è
quella a cui spetta il sepolcro : nel quale furono pure
ritrovati' alcuni vasi fittili lutti dipinti di nero.
La seconda pittura (alt. pai. 3, 4) ci offre un gio»