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Bracci, Domenico Agostino
Commentaria de antiquis scalptoribus: qui sua nomina inciderunt in gemmis et cammeis cum pluribus monumentis antiquitatis ineditis, statuis, anaglyphis, gemmis (Band 1) — Florenz, 1784

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https://doi.org/10.11588/diglit.3576#0171

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MEMORIE Ì3EGLI ANTICHI INCISORI

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e dall'ufo delle vergini annodati dietro la tefta (7), col braccio nudo, coli' arco, e la faretra
dietro le fpalle (8), e colle gambe ornate di coturni (9). Quefto celebre arte/ice ( come dice
Stofch (io) ) a bella pofta trafairo le leggi della fimetria nel formare le rupi intorno alla Dea Cac-
ciatrice. Egli lo fece, acciocché rifaltajfe la figura principale, che altrimenti farebbe fiata ojfufcata
dalla grandezza degli fogli. In quella maniera è il folo tra gli artefici di quello genere che abbia
confeguico ciò che fanno i pittori per mezzo del chiarofcuro di far rifaìtare le loro figure. 11
panneggiamento delle vedi porta feco una grandiflìma difHcultà, e perciò con accortezza hanno
evitato di farlo i più eccellenti incifori, come Diofcoride, Cneio, Ilio ec. Apollonio in quello
ha ufato la maggior induilria, ed è flato sì abile, che niente di più mirabile fi può vedere
della fuccinta tunica di quella vergine, la quale non increfpata, o follevata dal vento, ma tutta
graziofamente diftinta in varie pieghe fcende elegantemente fino alle ginocchia. Ma quello che
deve riputarli miracolo dell'arte è la nudità della figura che trafpare diilintarnente fotto le fue
membra. Niente vi è di più elegante della tefta, i di cui capelli legati di dietro l'accrefcono
bellezza, e decoro. La faccia è proffima alla rotondità, neìla quale i Greci (11) giudicavano che
riuedefle la bellezza, la fronte è piccola, conforme è lodata da Petronio (ti), le guancie pienotte,
come Apuleio l'attribuirne aBatilio (13), il nafo dritto, e alla fottigliezza delle labbra eguale (14),
mirabile è la delicatezza delle mani, e delle braccia (15), la gamba dritta (io) e la polpa della
gamba grafìòccia (17), il piede piccolo (18), le quali cofe caratterizzano una perfetta bellezza.
Perciò concluderò col Padre degl'Amori, Ovidio (19),

Non è vermi difetto in tutto il corpo.
Per la qualcofa quella gemma tra le più intigni deve eflere meritamente diftinta, per cui ha con-
feguito un'eterna fama Apollonio, che vi ha incifo il fuo nome in sì picciole lettere, che appena
poflòno dillinguerfi, ma però chiariffime, ed ornate neh' ellremità coi foliti puntini.

Quantunque non fia dei mio oggetto il trattare delle cofe mitologiche, tuttavia toccherò
leggiermente alcune particolarità di Diana, le quali potranno fomminiftrare qualche lume per la
fpiegazione della naftra gemma. L'antichità ha venerato molte Dee fotto quello nome, che
facilmente potrebbero ridurli ad una fola. Tre ne fono mentovate da Cicerone (20). La prima
( dice ) figlia di Giove, e di Proferpina, la quale fi dice ejfer Aladre di Cupido alato, la feconda pia cono-
fi iuta , come ci viene infognato ejfer figlia del terzo Giove, e di Lat-ona. Il Padre della terza era Upi, e
la Madre Glauca. La più celebre di quelle appreìfo gli Antichi è la feconda. E (Tendo effa nata
avanti Apollo, ma nel medefimo parto, fece dipoi da raccoglitrice alla Madre, ed avendo ofl'er-
vato quanti dolori aveva fofìerto impetrò da Giove fuo Padre di confervare unitamente alle fue
Ninfe compagne una perpetua verginità (21), e per fare più facilmente ciò fi fcelfe la vita di
Cacciatrice, e T abitare tra i bofchi, e tra ie montagne : perciò fi vede efprelTa con vede fuccinta

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eie; perciò Virgilio nel lib. r. dell'Eneide, veri". 33 J. parlane
do delle giovinette Cacciatrici dice.

Le Virghi! di Tiro bau per co/lume-
Portar faretra y e a porporati Coturno
Altamente allacciar frette le gambe .
Vedi Callimaco Hymn. in Dian. verf. 17.
(io) Stofch pag. 14.

(11) Coluto nel poemetto- del ratto d'Elena .

(12) Petronio Sab. pag. 454.

(13) Apuleio Fior. cap. ij.

(14) Arifteneta nell'Epift. 1. del lib. 1.
(1;) Orazio lib. 1. Od. 13. ed Ovidio lib. 1. Ani. Eleg.

4. verf. 24.

(11S) Orazio lib. 1. delle Satire, Sab. 2. verf. Sr.

(17) Orazio parlando-di Fillide nel lib. 2. Od. 4. v. 2».

(18) Ovid. lib. 3. Amor. Eleg. 3.

(15) Ovidio nel lib. 1. Amor. Eleg. J.

(20) Cicerone lib. 3. de Nat. Deor. cap. 23. Vedi nella
Mitologia di Natal Conti pag. 224.

(21) Come ciò ii dimollra da Callimaco nell'Inno dì
Diana verf. d. Concedimi Almo Padre, che iofafempre vergine .

(7) Riguardo ai capelli di Diana legati di dietro con
un nodo all' ufanza delie vergini ci vien deferitto da Pau-
lonia nel lib. 3. cap. 20. Leucippo veiìito con abito fem-
minile colla chioma legata all' ufanza delle vergini, la
quale era di legare i capelli di dietro con un folo nodo fulla
fommità della tefta ficcome fi deduce dall' ideilo autore nel
lib. io. cap. 2;. dove deferive PolifTena dipinta da Poli-
gnoto , e a propofito dice Ovidio d' Atalanta Cacciatrice
lib. 8. Met. verf. 315.

Semplice il crine , e in un fot nodo avvìnto .

(8) L'Artefice attribuì a Diana l'arco, e la faretra, co-
me armi proprie di quella Dea arciera. Vedi Efiodo nella
generazione degli Dei verf. 14. Omero lib. 21. dell'Iliade,
e Pindaro Pitia Ode 2. pag. 123. Alle volte quelli fim-
boli fi veggono fofpeii di dietro come nella noftra gem-
ma di Diana , la quale ha le braccia nude ,. ed egregiamente
le conviene ciò che cantò Claudiano nel ratto di Profer-
pina lib. 2. verf. 30. e 32.

E pendo» dopo il tergo le flette
E fon le braccia rifpleudeut-ì ìguude.
Vedi ancora Callimaco nell'Inno di Diana verf. 122.
(9) I coturni fon bène adattati ancora all'ufo delle cac-

,loie-
 
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