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Pompei: rivista ill. di archeologia popolare e industriale e d'arte — 1.1881/​82

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Lops, G.: Esposizione di Milano, [2]: impressioni e appunti
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https://doi.org/10.11588/diglit.5959#0064

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MODERNA

ESPOSIZIONE DI MILANO

IMPRESSIONI E APPUNTI

Continuazione e fine — V. il num. procedente.

all'altro canto la pittura in Milano
si afferma in una scuola , ed è la
scuola degl'impressionisti, che quasi
— sarà forse mia soverchia preven-
zione — mi pare come se lavoras-
sero per apparecchiare i disegni ad
una delle tante industrie che fiori-
scono in quella città. Qui non è il
caso di fare la storia di questa scuola,

di cui il Cremona fu uno degli astri maggiori, e che più ebbe
seguito, ma essa appare chiaramente determinata, quantunque in
diverso grado, in tutti gli artisti milanesi, e specialmente nelle opere
pregevoli del Carcano, del Gignoux, del Fontana e d'altri molti,
i quali più che studiare e contemplare il vero, sembra vi rifacciano
a studio l'impressione fugace ma potente che ne abbiano avuto;
onde i loro lavori per certi aspetti sembrano quei libri di viaggi,
che sovente descrivono e giudicano un paese, che non si è visto
che traversandolo in ferrovia. Lo spazio concessomi e l'indole del
mio articolo non mi permettono di poter dire tutto quello che
penso di questa scuola, e fino a che punto l'impressione è arte, e
come e quanto debba essere resa perchè sia tale; ma non vorrei
che le mie parole sian prese come parole di biasimo soltanto e
nuli' altro.

A Milano fa riscontro il Veneto, ove l'arte si afferma benanche
con una scuola, e l'indirizzo dato da un artista pare essere stato
sentito e abbia trovato un'eco in molti valenti e giovani artisti,
che cercano, con colore vivo e studio accurato, di rendere sulle
loro tele tutta la vita pittoresca di quelle province, e assieme al
Ciardi che ripete le placide campagne e le calme della laguna,
al Bianchi, che ci mette un palpito nel petto con l'onda sonora
e spumosa e le vele gonfie dal vento nelle sue marine, vediamo il
Favretto, il Dall'Oca, il Dell'Orto ed altri, che con studio inces-

sante, quantunque ripetendosi un pò troppo e spesso con cifra
; costante e stereotipata, ci rendono i caratteristici costumi di quella
\ parte del popolo italiano. >
| In Torino si conserva ancora una vecchia scuola di tradizione
| specialmente nel paesaggio, che trova molta sua ragione nell'in-
ì dole delle campagne del piemontese; ma essa non è certo all'al-
j tezza dell'arte milanese e veneziana. Questo fatto però, quando
\ appunto si credeva che l'arte rompesse ed abbattesse ogni freno e
legame di scuola, dell'affermarsi una scuola, anzi varie, mi pare
/ che dovrebbe essere studiato molto attentamente e con larghezza:
i ma qui non so tenermi dall' accennarlo.

In Napoli invece, che fu prima a dare il grido della riscossa
contro una vecchia, convenzionale e falsa espressione del bello e
del vero, ed elevò e tenne alta la bandiera del colore e del senti-
mento, l'arte mi sembra sia ancora più indecisa e vagante che
S altrove. Qui essa è luce, ma luce di lampo che non si concretizza,
; è fosforescenza, che non illumina, e se pur va tanto lodata ed
j ammirata, essa è ancora più che altrove poesia, sogno, aspirazione
; ad un ideale che cerca e cerca con febbrile insistenza. Questo fa

< sì che da noi non si vede sorgere una scuola, non si vede un indi-
ì rizzo , una parola comune, ma affermarsi individualità spiccate, di

cui ciascuno à una via propria, pur essendo tutti splendidi e me-
ravigliosi per forza di plastica, di colore e di originalità di tro-
! vata. Io non so se questo sia un bene o un male, — qui non è il
ì caso di esaminarlo — ma credo sia benanche un fenomeno che
andrebbe pur esso notato e studiato, e che potrebbe esser fonte

< di osservazioni e conseguenze molte per i critici e per gli artisti.

ì *
i * *

• Dovrei ora accennare di quei generi di pittura e di scultura che
venuti su nel tramestio della rivoluzione e delle nuove idee, vanno
sempre più accentuandosi o dileguandosi, come di quelP arte che

ì con nome pomposo si è voluta chiamare sociale, ed è, a mio cre-
dere, falsissima tenendo traccia fuori di strada e dando a certi pen-
sieri una parola che non è adatta; ma mi parrebbe gran colpa
se non facessi qualche parola di un'osservazione, che mi sembra

> di non lieve importanza, e di grandi risultati, e che la prima volta
 
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