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124 di G. C. Nel listello superiore della cimasa della
fronte rimangono alcune lettere fra le quali si discerne
la parola GENIO che faceva parte dell' epigrafe dedica-
toria, e nello zoccolo al disotto è posta la consueta for-
inola u Decurionum decreto » da cui ricaviamo che il
monumento fu posto in un pubblico luogo e perciò un
decreto fu necessario dei decurioni della colonia.
Passando ora ai rilievi che vagamente adornano i
quattro lati dell' ara, osserviamo in genere che dessi si
riferiscono alle origini mitologiche di Roma, cioè alla
divina genealogia dei due famosi gemelli, alla loro espo-
sizione nelle acque del Tevere ed alla lupa che li allattò.
Nella fronte ove è incisa la iscrizione dedicatoria, si veg-
gono due figure assai danneggiate, P una virile ignuda
ma con qualche traccia del cimiero che ne cuopriva il
capo, 1' altra muliebre sotto forma di Venere e presso
di loro un giovanetto pur'esso nudo. Fra Xuor$° e da
donna sta un' amore alato e svolazzante in atto di avvi-
cinarli P un 1' altro, e quindi a prima vista si pensa al
consueto gruppo di Marte e Venere: però confrontando
questa scena con quella del lato posteriore ove sono
rappresentati i due gemelli fondatori di Roma~ sembra
più notevole 1' ammettere che la figura muliebre" somi-
gliante a Venere fosse Rea Silvia la quale appunto dal
dio della guerra fu resa madre di Romolo e Remo. Os-
serviamo ancora che fra i due personaggi è rappresen-
tato il gallo" animale sacro a Marte, e per i sanguinosi
suoi combattimenti, e per la vigilanza in lui simboleg-
giata.
Nel lato posteriore già ricordato si vede la figura gia-
cente del fiume Tevere con la canna palustre, ed ivi
presso, la lupa allattante i gemelli; al disopra sono col-
locati i pastori del re Amulio e forse Faustolo mede-
simo con i suoi compagni che salvarono dalle acque i
due neonati. Alla sinistra del riguardante è scolpita
1' aquila simbolo dell' imperio, é certamente vi fu posta
per esprimere il concetto che Roma da sì umili origini,
era pervenuta al dominio del mondo.
Le rappresentanze degli altri due lati sono pure rela-
tive al mito stesso di Marte e Rea Silvia, giacché in una
si vede il carro col quale il nume scese dal cielo gui-
dato da gemetti, e nell'altro assai danneggiato, gli stessi
genii sorreggono le armi del dio, cioè la lancia, la lorica,
e lo scudo con la testa gorgonica.
Dalle scene fin qui descritte potrebbe congetturarsi
che l'ara fosse dedicata al genio di Roma, come sembra
apparire dalla mutila iscrizione superiore della fronte, e
che perciò sostenesse la statua di questa allegorica di-
vinità, quantunque non si comprenda che relazione vi
possa essere fra Silvano ed il genio cui l' ara era con-
sacrata. Osserviamo, infine che coteste rappresentanze
relative alle origini di Roma sono assai rare, ed uno
def confronti più belli che se ne possa recare è quello
degli affreschi del colombario dei Statelii che si conser-
vano nel museo Kircheriano, ove però la scena di Marte
e Rea Silvia è trattata in modo più realistico e più cor-
'rispondente alla leggenda. Le parole poi VOTUM SIL-
VANO incise nel listello della cimasa nel lato sinistro
possono ■significare che l'ara fu eretta per un voto fatto
a quel nume campestre.
I nostri lettori adunque hanno sotto gli occhi un mo-
numento, che ne mostra Io stato dell' arte romana al-
l' epoca di Adriano e la eleganza della città di Ostia ove
già tanti insigni monumenti furono dissepelliti e che spe-
riamo sia intieramente sgombrata dalle rovine, e resti-
tuita in tutte le sue parti alle indagini degli studiosi.
O. Jvfarzocchi
BASE MARMOREA CON RAPPRESENTANZE DEL NILO
Nell'anno 1880 fu rinvenuta in Roma questa base non lungi
dalla chiesa di S. Vitale. Essa fu illustrata nel Bullettino della
Commissione Archeologica Comunale dalla egregia signora Con-
tessa Ersilia Caetani Lovatelli; e di là desumiamo la notizia che
diamo in questi fogli. Vedesi la figura del fiume Nilo poggiata
alla Sfinge e tenendo una grande cornucopia nella quale tra' frutti
ed i fiori, la dotta illustratrice riconosce forse il vomere come sim-
bolo dell'agricoltura. Intorno al barbato dio vedonsi quattro dei
soliti putti o genietti in varie posizioni, uno de'quali è adagiato
sul dorso di un coccodrillo che solca le onde fluviali. Alla sini-
stra del Nilo scorgcnsi due vaghe e giovani donzelle, una delle
quali appoggiata sd una colonnetta e l'altra nell'atto di attingere
l'acqua. Bene a ragione la Contessa riconosce in esse le ninfe
del fiume ; probabilmente le sue figliiole Menfide ed Anchirroe.
Dall' altro lato del Nilo è un barcaiuolo nella sua navicella, in
! atto di pescare ; accennando a'pesci squisiti del fiume. Non segui*
! remo la dotta illustratrice nelle sue diligenti ricerche e quando
< spiega tutte le particolarità della figura del Nilo, e quando riporta
; il primitivo concetto di simili rappresentanze al tempo dei Tolo-
mei , e quando attribuisce al ricordo del prediletto Antinoo la
ripetizione del Nilo nelle monete di Adriano, e finalmente quando
parla dello stile de' bassorilievi che riferisce al secondo secolo
dell'era nostra. Diremo solo che la Contessa Caetani Lovatelli
crede non poter esservi dubbio alcuno, che la base sostenesse un
candelabro di qualche tempio d' Iside o di Serapide. Elegante
chiarezza, solida e scelta erudizione, grande conoscenza degli an-
tichi monumenti seno i pregi di questo nuovo lavoro, che non
è da meno degli altri eh.: lo precedettero. E noi facciamo un
plauso sin:ero alla rara dottrina della valente crcheologa italiana,
GìjmIìo Jtf.inervini-.
124 di G. C. Nel listello superiore della cimasa della
fronte rimangono alcune lettere fra le quali si discerne
la parola GENIO che faceva parte dell' epigrafe dedica-
toria, e nello zoccolo al disotto è posta la consueta for-
inola u Decurionum decreto » da cui ricaviamo che il
monumento fu posto in un pubblico luogo e perciò un
decreto fu necessario dei decurioni della colonia.
Passando ora ai rilievi che vagamente adornano i
quattro lati dell' ara, osserviamo in genere che dessi si
riferiscono alle origini mitologiche di Roma, cioè alla
divina genealogia dei due famosi gemelli, alla loro espo-
sizione nelle acque del Tevere ed alla lupa che li allattò.
Nella fronte ove è incisa la iscrizione dedicatoria, si veg-
gono due figure assai danneggiate, P una virile ignuda
ma con qualche traccia del cimiero che ne cuopriva il
capo, 1' altra muliebre sotto forma di Venere e presso
di loro un giovanetto pur'esso nudo. Fra Xuor$° e da
donna sta un' amore alato e svolazzante in atto di avvi-
cinarli P un 1' altro, e quindi a prima vista si pensa al
consueto gruppo di Marte e Venere: però confrontando
questa scena con quella del lato posteriore ove sono
rappresentati i due gemelli fondatori di Roma~ sembra
più notevole 1' ammettere che la figura muliebre" somi-
gliante a Venere fosse Rea Silvia la quale appunto dal
dio della guerra fu resa madre di Romolo e Remo. Os-
serviamo ancora che fra i due personaggi è rappresen-
tato il gallo" animale sacro a Marte, e per i sanguinosi
suoi combattimenti, e per la vigilanza in lui simboleg-
giata.
Nel lato posteriore già ricordato si vede la figura gia-
cente del fiume Tevere con la canna palustre, ed ivi
presso, la lupa allattante i gemelli; al disopra sono col-
locati i pastori del re Amulio e forse Faustolo mede-
simo con i suoi compagni che salvarono dalle acque i
due neonati. Alla sinistra del riguardante è scolpita
1' aquila simbolo dell' imperio, é certamente vi fu posta
per esprimere il concetto che Roma da sì umili origini,
era pervenuta al dominio del mondo.
Le rappresentanze degli altri due lati sono pure rela-
tive al mito stesso di Marte e Rea Silvia, giacché in una
si vede il carro col quale il nume scese dal cielo gui-
dato da gemetti, e nell'altro assai danneggiato, gli stessi
genii sorreggono le armi del dio, cioè la lancia, la lorica,
e lo scudo con la testa gorgonica.
Dalle scene fin qui descritte potrebbe congetturarsi
che l'ara fosse dedicata al genio di Roma, come sembra
apparire dalla mutila iscrizione superiore della fronte, e
che perciò sostenesse la statua di questa allegorica di-
vinità, quantunque non si comprenda che relazione vi
possa essere fra Silvano ed il genio cui l' ara era con-
sacrata. Osserviamo, infine che coteste rappresentanze
relative alle origini di Roma sono assai rare, ed uno
def confronti più belli che se ne possa recare è quello
degli affreschi del colombario dei Statelii che si conser-
vano nel museo Kircheriano, ove però la scena di Marte
e Rea Silvia è trattata in modo più realistico e più cor-
'rispondente alla leggenda. Le parole poi VOTUM SIL-
VANO incise nel listello della cimasa nel lato sinistro
possono ■significare che l'ara fu eretta per un voto fatto
a quel nume campestre.
I nostri lettori adunque hanno sotto gli occhi un mo-
numento, che ne mostra Io stato dell' arte romana al-
l' epoca di Adriano e la eleganza della città di Ostia ove
già tanti insigni monumenti furono dissepelliti e che spe-
riamo sia intieramente sgombrata dalle rovine, e resti-
tuita in tutte le sue parti alle indagini degli studiosi.
O. Jvfarzocchi
BASE MARMOREA CON RAPPRESENTANZE DEL NILO
Nell'anno 1880 fu rinvenuta in Roma questa base non lungi
dalla chiesa di S. Vitale. Essa fu illustrata nel Bullettino della
Commissione Archeologica Comunale dalla egregia signora Con-
tessa Ersilia Caetani Lovatelli; e di là desumiamo la notizia che
diamo in questi fogli. Vedesi la figura del fiume Nilo poggiata
alla Sfinge e tenendo una grande cornucopia nella quale tra' frutti
ed i fiori, la dotta illustratrice riconosce forse il vomere come sim-
bolo dell'agricoltura. Intorno al barbato dio vedonsi quattro dei
soliti putti o genietti in varie posizioni, uno de'quali è adagiato
sul dorso di un coccodrillo che solca le onde fluviali. Alla sini-
stra del Nilo scorgcnsi due vaghe e giovani donzelle, una delle
quali appoggiata sd una colonnetta e l'altra nell'atto di attingere
l'acqua. Bene a ragione la Contessa riconosce in esse le ninfe
del fiume ; probabilmente le sue figliiole Menfide ed Anchirroe.
Dall' altro lato del Nilo è un barcaiuolo nella sua navicella, in
! atto di pescare ; accennando a'pesci squisiti del fiume. Non segui*
! remo la dotta illustratrice nelle sue diligenti ricerche e quando
< spiega tutte le particolarità della figura del Nilo, e quando riporta
; il primitivo concetto di simili rappresentanze al tempo dei Tolo-
mei , e quando attribuisce al ricordo del prediletto Antinoo la
ripetizione del Nilo nelle monete di Adriano, e finalmente quando
parla dello stile de' bassorilievi che riferisce al secondo secolo
dell'era nostra. Diremo solo che la Contessa Caetani Lovatelli
crede non poter esservi dubbio alcuno, che la base sostenesse un
candelabro di qualche tempio d' Iside o di Serapide. Elegante
chiarezza, solida e scelta erudizione, grande conoscenza degli an-
tichi monumenti seno i pregi di questo nuovo lavoro, che non
è da meno degli altri eh.: lo precedettero. E noi facciamo un
plauso sin:ero alla rara dottrina della valente crcheologa italiana,
GìjmIìo Jtf.inervini-.