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sollevandolo entrambi; e quello scambio delle mani, os-
servabile in altre opere dell' arte antica, e segnatamente
in altro dipinto murale scoperto presso il Tifata, che
pubblicai con breve illustrazione {Bull. ardi, napol. n.
ser. voi. VII p. 172 seg.), è da attribuire al pensiero di
serbare l'armonia ed il parallelismo nelle due figure che
costeggiano la media. La lucerna, di cui sopra è parola,
ha la forma di un piede umano con calzare elegante-
mente fregiato di argento. E noto che alcune parti del
più nobile metallo vedonsi sovente incastrate nel bronzo,
ora negli occhi a figurar l'iride, ora nelle vesti a deco-
rarle di vaghi ornamenti.
Bellissimo è il trono ove siede la Fortuna, e potreb-
bero citarsi a paragone gli ornati sedili che compari-
scono in qualsiasi classe di antichi monumenti.
Ed il più rinomato fu il celebre trono dell' Apollo
Amicleo descritto da Pausania (lib. III. cap. XVIII), sul
quale sono da leggere le belle osservazioni del Quatre-
mère de Quincy (Jupitcr Olympia! pag. 196 seg.). Erano
in esso Tritoni, Sfingi e moltissime scene mitiche a bas-
sorilievo. Nel trono della Fortuna pompeiana, come nello
sgabello ove poggia i piedi, sono tutti ornati relativi
all'elemento dell'acqua, Tritoni, Scille, Sirene. Intanto
il nuovo gruppo pompeiano de'Lari colla Fortuna con-
ferma le idee da noi svolte sopra simili rappresentazioni,
e pruova il significato divino de'due Camilii; non potendo
altrimenti pensarsi d'immagini collocate sopra basi, come
appariscono le due statuette del larario pompeiano. F la
stessa lucerna sospesa ad una catenella innanzi a quella
triade d'immagini dimostra eh' esse erano tutte oggetto
del domestico culto. Noi rimandiamo a quel che dicemmo
di simili rappresentanze a proposito del dipinto Tifatino
sopra citato {Bui. ardi. Nap. An. VII. 1. e.).- Diremo solo
che in quel complesso di divinità, riconosciamo la For-
tuna ed i Lari, che per certi riguardi corrispondono a
Cerere ed ai Penati. Ed aggiungiamo una sola cosa ;
che quella edicola visibile nell' atrio per soddisfare le
religiose cure degli abitanti, denominavasi appunto Lara-
riunì perchè conteneva i Lari, vere divinità venerate
dagli antichi.
Certamente le nuove scoperte pompeiane, se non ven-
gono ad accrescer di molto le nozioni mitologiche che
avevamo finora su questa categoria d'immagini, vengono
però a darci nuove e belle opere dell' arte antica che
tutti i musei d' Europa vorrebbiro possedere, ma che
spettano solo all' Italia che sola possiede una Pompei
rediviva, la quale rinnova la vita de' popoli antichi e le
gloriose tradizioni dell' arte.
Giulio J^inervirvi
LA MINERVA DI ATENE
La statua della Minerva di Atene di cui si è tanto
parlato in questi ultimi giorni e della quale diamo il di-
J segno, è stata ritrovata da un agricoltore, presso il Liceo
\ Varvaìdon, in Atene, il 18 dicembre 1880. Essa misura
dal vertice del cimiero ai piedi m. i.o5; poggia sopra
una base quadrata dell' altezza di circa m. o. 1 o, lar-
\ ghezza m. 0.40, spessore m. o.3o. La statua è raffigu-
rata ritta, poggiando molto sul piede destro ed ha il si-
nistro tirato indietro e lievemente fermo sulla punta del-
le dita. Sostiene nella mano destra una Vittoria e tiene
la sinistra sopirà uno scudo rotondo. Ha il cimiero sul
capo. Nel volto esprime la tranquillità ed una certa gra-
: zia che si manifesta maggiormente nelle labbra. Sulle
* prime fu creduta opera di Fidia, e si gridò al miracolo;
= ma paragonata con quella del Partenone, si è visto che
; deve appartenere ad uno scolaro o imitatore di Fidia
; che ha cercato prendere le qualità del grande scultore,
ma vi è r.rrivato imperfettamente, con pregi più da mec-
canico che da vero ertista. °M- *
sollevandolo entrambi; e quello scambio delle mani, os-
servabile in altre opere dell' arte antica, e segnatamente
in altro dipinto murale scoperto presso il Tifata, che
pubblicai con breve illustrazione {Bull. ardi, napol. n.
ser. voi. VII p. 172 seg.), è da attribuire al pensiero di
serbare l'armonia ed il parallelismo nelle due figure che
costeggiano la media. La lucerna, di cui sopra è parola,
ha la forma di un piede umano con calzare elegante-
mente fregiato di argento. E noto che alcune parti del
più nobile metallo vedonsi sovente incastrate nel bronzo,
ora negli occhi a figurar l'iride, ora nelle vesti a deco-
rarle di vaghi ornamenti.
Bellissimo è il trono ove siede la Fortuna, e potreb-
bero citarsi a paragone gli ornati sedili che compari-
scono in qualsiasi classe di antichi monumenti.
Ed il più rinomato fu il celebre trono dell' Apollo
Amicleo descritto da Pausania (lib. III. cap. XVIII), sul
quale sono da leggere le belle osservazioni del Quatre-
mère de Quincy (Jupitcr Olympia! pag. 196 seg.). Erano
in esso Tritoni, Sfingi e moltissime scene mitiche a bas-
sorilievo. Nel trono della Fortuna pompeiana, come nello
sgabello ove poggia i piedi, sono tutti ornati relativi
all'elemento dell'acqua, Tritoni, Scille, Sirene. Intanto
il nuovo gruppo pompeiano de'Lari colla Fortuna con-
ferma le idee da noi svolte sopra simili rappresentazioni,
e pruova il significato divino de'due Camilii; non potendo
altrimenti pensarsi d'immagini collocate sopra basi, come
appariscono le due statuette del larario pompeiano. F la
stessa lucerna sospesa ad una catenella innanzi a quella
triade d'immagini dimostra eh' esse erano tutte oggetto
del domestico culto. Noi rimandiamo a quel che dicemmo
di simili rappresentanze a proposito del dipinto Tifatino
sopra citato {Bui. ardi. Nap. An. VII. 1. e.).- Diremo solo
che in quel complesso di divinità, riconosciamo la For-
tuna ed i Lari, che per certi riguardi corrispondono a
Cerere ed ai Penati. Ed aggiungiamo una sola cosa ;
che quella edicola visibile nell' atrio per soddisfare le
religiose cure degli abitanti, denominavasi appunto Lara-
riunì perchè conteneva i Lari, vere divinità venerate
dagli antichi.
Certamente le nuove scoperte pompeiane, se non ven-
gono ad accrescer di molto le nozioni mitologiche che
avevamo finora su questa categoria d'immagini, vengono
però a darci nuove e belle opere dell' arte antica che
tutti i musei d' Europa vorrebbiro possedere, ma che
spettano solo all' Italia che sola possiede una Pompei
rediviva, la quale rinnova la vita de' popoli antichi e le
gloriose tradizioni dell' arte.
Giulio J^inervirvi
LA MINERVA DI ATENE
La statua della Minerva di Atene di cui si è tanto
parlato in questi ultimi giorni e della quale diamo il di-
J segno, è stata ritrovata da un agricoltore, presso il Liceo
\ Varvaìdon, in Atene, il 18 dicembre 1880. Essa misura
dal vertice del cimiero ai piedi m. i.o5; poggia sopra
una base quadrata dell' altezza di circa m. o. 1 o, lar-
\ ghezza m. 0.40, spessore m. o.3o. La statua è raffigu-
rata ritta, poggiando molto sul piede destro ed ha il si-
nistro tirato indietro e lievemente fermo sulla punta del-
le dita. Sostiene nella mano destra una Vittoria e tiene
la sinistra sopirà uno scudo rotondo. Ha il cimiero sul
capo. Nel volto esprime la tranquillità ed una certa gra-
: zia che si manifesta maggiormente nelle labbra. Sulle
* prime fu creduta opera di Fidia, e si gridò al miracolo;
= ma paragonata con quella del Partenone, si è visto che
; deve appartenere ad uno scolaro o imitatore di Fidia
; che ha cercato prendere le qualità del grande scultore,
ma vi è r.rrivato imperfettamente, con pregi più da mec-
canico che da vero ertista. °M- *