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Pompei: rivista ill. di archeologia popolare e industriale e d'arte — 1.1881/​82

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Salazaro, Demetrio: Sull' architettura classica e quella del Medio Evo, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.5959#0079

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Sull'Architettura Classica e quella del Medio Evo

TERZO ARTICOLO

li antichi scrittori che si occuparono dell'ar-
chitettura , e della divisione degli ordini più
remoti, ritennero il Dorico come il primoge-
genito ed il Jonio il secondo.
Alcuni critici credono che la rupe entro la quale si
costruirono i santuari ed i sepolcri, diede origine al tem-
pio greco.

L'uomo non inventa ma combina. Il più antico tempio
che la Grecia del secolo di Pericle avea conservato, era di
legno. E l'istoria conferma, Vitruvio il primo, che la tra-
dizione attribuisce ai Dori questo modo di costruire. Le
colonie che si stabilirono in Licia, erano doriche, percioc-
ché esse venivano da Creta. Ed Erodoto ci lasciò detto
con asseveranza che i costumi e le usanze degli abitanti di
Licia erano un misto di quelli adottati nella Caria, centro
dell'emigrazione dorica in Asia ed in Creta.

Niente adunque v' ha da maravigliarsi se fu cosi intro-
dotta l'arte in quelle regioni. I monumenti di Licia ci
danno l'immagine fedele delle case delle antiche tribù
elleniche. E di siffatte dimore la tradizione rimane tuttora:
si costruiscono, nelle campagne della Grecia, le case con
tronchi di alberi e tavole.

L'importanza di queste abitazioni consisteva nelle loro
proporzioni e dimensioni. Epperó è bene osservare che.
non bisogna confondere le due denominazioni, imperocché
l'una é assoluta e l'altra é relativa, cioè la grandezza ideale
e la grandezza materiale.

L' architettura greca nel tempio, che è il tipo ideale
dell' arte, ha la sua formola suprema, la quale consiste
appunto nelle proporzioni.

Gli antichi artisti spingevano assai oltre questo senti-
mento dei rapporti fra le diverse parti dell' edilìzio, che
solo può costituire l'armonia e l'unità. Vitruvio stabiliva
che un tempio deve avere le proporzioni dell' uomo ben
fatto. Cosi egli considerava le idee emesse dai Greci sulle
opere d'arte. E l'architetto dovea misurare le sue fabbriche
come lo scultore misura la sua statua.

Il tempio dunque nell'antichità era sottoposto alle leggi
che regolano la natura umana.

Per ciò che riguarda la storica attuazione del classicismo,
è inutile ripetere che é solo a cercarsi tra i Greci. La bel-
lezza in tutta la sua sfera di valore, materiale e ideale, è
stato un dono attribuito al popolo greco, ed a lui solo se
ne deve il merito, se l'arte é salita alla sua più alta vitalità.

Cicerone, per le belle proporzioni che si davano al tempio
greco, dicea che se si volesse costruire un siffatto tempio

nell' Olimpo, bisognava lasciare le parti tali quali erano
stabilite; imperocché mancando una di quelle parti, sarebbe
lo stesso che disonorare e distruggere il concetto sublime
dell' architettura ellenica.

Il Partenone é stato un capolavoro appunto perché
l'armonia delle parti era perfetta.

L'architettura in Atene corrispondeva cosi, coi suoi massi
enormi, e coi suoi colossi simbolici, al gigantesco mistero
della divinità, che tutto involge ed invade l'universo. Il
mondo morale non ha potuto prendere forme cosi precise
che con le categorie e l'analisi del mondo greco.

Per la bellezza e continuità dell' architettura greca, si
può oggidì in gran parte ricostruire la sua storia, malgrado
le divergenze d'opinioni fra gli scrittori che di quest' arte
parlarono. I monumenti superstiti della Grecia e quelli
sparsi sul suolo dell'Italia meridionale, possono servire di
guida e di documento imperituro.

L'ordine dorico che costituì dapprima le forme architet-
toniche e diede l'equilibrio e la vita all' ideale artistico in
Grecia, si raccomanda da sé, e svolge sulle opere le fasi
ed il progresso suo.

Non solamente il dorico del tempo di Pisistrato si distin-
gue dal dorico del secolo di Pericle e del secolo di Ales-
sandro il Grande, ma in ogni epoca si osservano varianti
e continue transizioni più o meno felici. Con questi avanzi
che, malgrado l'ingiuria del tempo, tuttora restano, può
stabilirsi la cronologia di quest'ordine architettonico.

Il tempio di Corinto é il primo che prende posto in
questi cenni, trovando noi in esso le belle proporzioni e lo
stile della più alta antichità, noto in fatto d'architettura
greca; ed ancora perché fu in Corinto che l'arte si sviluppò
prima e più rapidamente, per la colonia dorica che avea
in quella città preso stanza. Questo tempio adunque é
situato ai piedi della vetusta acropoli. Non restano del
maraviglioso monumento che solo sette colonne del peri-
stilio, delle quali cinque hanno conservato l'architrave,
ed una sola il capitello. Alcuni scrittori del XVII secolo
affermano che in una loro visita a Corinto il tempio avea
allora dodici colonne , che i turchi più tardi in parte
distrussero. La sua larghezza era di trenta metri e sorpassa
in grandezza quello di Egina e quello di Teseo in Atene.
Fu in Corinto che per la prima volta s'incominciarono i
frontoni dei tempii a decorare con terre cotte, e cosi pure
la sommità del tetto. È ormai un assioma che fra le arti
sorelle é l'architettura, con le sue dispendiose costruzioni
 
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