ARTE ANTICA ♦?
LA FONTANA DELLA SIRENA
on è che un piccolo monu-
mento di marmo addossato al
muro. Su di un monte a bas-
so-rilievo sta in piedi la sta-
tuetta di una figurina nuda
colle ali che le scendono lungo
i fianchi, metà donna, metà
! satiro. Il monte rappresenta il
Vesuvio, la figura una Sirena,
[Partenope. Dalle due mam-
melle che preme colle mani
| essa fa schizzare due fili d'a-
cqua sottilissimi, che cadono in una vasca sottopo-
sta , scolpita a festoni, ed alle armi di Spagna e del
Viceré di Napoli D. Pietro di Toledo, il quale, come
dice Celano, fece questa fontana alla commodità del
pubblico, regnando Carlo V. A dritta e a sinistra della
vasca due banchi, anche di marmo, sono applicati al
muro. Le spalliere di essi, ornate di colonnette a basso-
rilievo intrecciate di nastri volanti ne completano la
decorazione, senza contare le tele di ragno.
Al di sopra della Sirena un piccolo cartello ci fa sa-
pere che essa è lì per temperare il foco del Vesuvio,
con questa iscrizione:
Dum Vesuvu Sj-ren incendia muket
Sui fianchi del monte è scolpito anche un violino. Per-
ché mai? Forse questa Sirena il cui mestiere nato era
quello di star, col busto fuori delle onde per attirare i
naviganti col canto e col suono fino a che ammaliati
venissero a rompere sugli scogli, dopo che le sue arti
non riuscirono a bene con Ulisse, si^volse ad una oc-
cupazione più benefica e se ne venne a Napoli a spegner
le lave del Vesuvio. Ma ahimé ! da diversi secoli che
essa si propone questa missione umanitaria, non solo
non è giunta a spegner la lava, ma appena giunge a
spegner la sete di un popolo che non ha acqua, ma
che, per contrasto, ne beve tanta quanta non ne beve
nessun altro popolo al mondo.
E infatti questa Sirena è una vera provvidenza pel
rione. I passanti vanno a dissetarsi applicando la bocca
a due cannelle di metallo che sporgono da un cancello
di ferro, che difende la fontana, ed il vicinato si serve
dell' acqua per tutti gli usi possibili: le ragazze per riem-
piere le loro brocche, gli operai per fare un bagno
parziale, i fanciulli per fare un bagno intero; le donne
per risciacquare le erbe della loro insalata ed all' oc-
correnza per intraprendere un pochettino di bucato.
Poiché è uno strano quartiere quello del Pendino, ove
questa fontana è situata. Esso ha un carattere a sé. Non
una vettura di lusso, raramente vi passa qualche vet-
tura da nolo. Se vi ha qualche carretto, é la gente che
lo tira. E lì che si veggono tipi, acconciamenti, e colori
di abiti ignoti al centro di Napoli, mentre la fisonomia
miserabile della via contrasta con quella delle botteghe
: di gioiellieri, pieni di perle e d'oro pe' contadini. I na-
I poletani del centro non spingono la loro curiosità e le
LA FONTANA DELLA SIRENA
on è che un piccolo monu-
mento di marmo addossato al
muro. Su di un monte a bas-
so-rilievo sta in piedi la sta-
tuetta di una figurina nuda
colle ali che le scendono lungo
i fianchi, metà donna, metà
! satiro. Il monte rappresenta il
Vesuvio, la figura una Sirena,
[Partenope. Dalle due mam-
melle che preme colle mani
| essa fa schizzare due fili d'a-
cqua sottilissimi, che cadono in una vasca sottopo-
sta , scolpita a festoni, ed alle armi di Spagna e del
Viceré di Napoli D. Pietro di Toledo, il quale, come
dice Celano, fece questa fontana alla commodità del
pubblico, regnando Carlo V. A dritta e a sinistra della
vasca due banchi, anche di marmo, sono applicati al
muro. Le spalliere di essi, ornate di colonnette a basso-
rilievo intrecciate di nastri volanti ne completano la
decorazione, senza contare le tele di ragno.
Al di sopra della Sirena un piccolo cartello ci fa sa-
pere che essa è lì per temperare il foco del Vesuvio,
con questa iscrizione:
Dum Vesuvu Sj-ren incendia muket
Sui fianchi del monte è scolpito anche un violino. Per-
ché mai? Forse questa Sirena il cui mestiere nato era
quello di star, col busto fuori delle onde per attirare i
naviganti col canto e col suono fino a che ammaliati
venissero a rompere sugli scogli, dopo che le sue arti
non riuscirono a bene con Ulisse, si^volse ad una oc-
cupazione più benefica e se ne venne a Napoli a spegner
le lave del Vesuvio. Ma ahimé ! da diversi secoli che
essa si propone questa missione umanitaria, non solo
non è giunta a spegner la lava, ma appena giunge a
spegner la sete di un popolo che non ha acqua, ma
che, per contrasto, ne beve tanta quanta non ne beve
nessun altro popolo al mondo.
E infatti questa Sirena è una vera provvidenza pel
rione. I passanti vanno a dissetarsi applicando la bocca
a due cannelle di metallo che sporgono da un cancello
di ferro, che difende la fontana, ed il vicinato si serve
dell' acqua per tutti gli usi possibili: le ragazze per riem-
piere le loro brocche, gli operai per fare un bagno
parziale, i fanciulli per fare un bagno intero; le donne
per risciacquare le erbe della loro insalata ed all' oc-
correnza per intraprendere un pochettino di bucato.
Poiché è uno strano quartiere quello del Pendino, ove
questa fontana è situata. Esso ha un carattere a sé. Non
una vettura di lusso, raramente vi passa qualche vet-
tura da nolo. Se vi ha qualche carretto, é la gente che
lo tira. E lì che si veggono tipi, acconciamenti, e colori
di abiti ignoti al centro di Napoli, mentre la fisonomia
miserabile della via contrasta con quella delle botteghe
: di gioiellieri, pieni di perle e d'oro pe' contadini. I na-
I poletani del centro non spingono la loro curiosità e le