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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 1
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Venturi, Adolfo: La scuola di Nicola d'Apulia: impressioni e note
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0046

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ADOLFO VENTURI

Giovanni Pisano: Sant’Andrea
Pistoia, Chiesa di Sant’ Andrea
(Fotografia Brogi)

midi. Appunto nel 1325, lavoravano a Or-
vieto Francesco di Talento, continuatore
dell’opera di Andrea Pisano nel campanile
di Santa Reparata; Pietro di Iacopo, altro
discepolo di Andrea e suo cooperatore
nella porta in bronzo del bel San Giovanni ;
Nicolò de Florentia, che potrebbe essere
quel Nicolò di Beltrame il quale con Fran-
cesco di Talento lavorò nel campanile ; e
un maestro Cione, che potrebbe essere,
secondo il Vasari, il padre d’Andrea Or-
cagna.

Arnolfo, ad ogni modo, non ebbe parte
alcuna nell’opera monumentale, come non
l’ebbe Giovanni Pisano. La maniera del
gran figlio di Nicola già si distingue nel
pulpito di Siena, specialmente nella Strage
degl’innocenti, una scena dove le figure
hanno le teste oblunghe e i corpi contorti.
Più tardi, Giovanni ci appare solenne nella
cappella dell’Arena, nella Vergine col
Bambino, assistita da due angeli porta
candelabri. Il Bambino guarda la madre
negli occhi, la interroga e le sorride: ella
sta tutta pensosa, e par che un brivido
le corra per il corpo che si contrae, e un
velo di tristezza ne appanni lo sguardo.
Uno degli angeli guarda al gruppo divino,
spalancando gli occhi sotto le contratte
sopracciglia ; l’altro chinando dolcemente
la testa. In queste figure è lo spirito di
Giovanni Pisano, sì nel finire e nell’acca-
rezzare la testa del Bambino ; sì nello
scalpellare d’un tratto, con un colpo, quasi
bruscamente, gli addentramenti delle vesti,
il ripiegarsi d’un membro, la fossetta del
mento.

Questi caratteri non sono nella Ma-
donna del timpano della cattedrale d’ Or-
vieto ascritta a Giovanni Pisano. Più va-
riamente si spiegano invece nel pulpito di
Sant’Andrea di Pistoia, tanto nelle aquile
è ne’ leoni che si torcono baroccamente
per adattarsi alle basi circolari delle co-
lonne che reggono il pergamo, come nelle
figure di profeti de’ pennacchi degli archi
acuti che poggiano sulle colonne stesse.
Ora è il veglio che grida ai venti l’eterno
vero; ora il mistico che ripiega il pen-
siero entro di sè; ora il filosofo che scruta
i misteri dell’essere. Addossate ai pilastri,
 
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