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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 3
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Corrieri
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0381

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326

CORRIERI

elevate statue e vasi barocchi colossali, insieme a una
gigantesca balaustrata finale, per muovere le masse e
le linee, i tetti vennero nascosti e rinchiusi fra le nuove
murature; male scompartiti e peggio sorvegliati reca-
rono importanti guasti alla fabbrica e principalmente
alle vòlte, troppo spesso esposte alle filtrazioni ed
agli stillicidi. La necessità di pronti restauri si manifestò
imperiosa. Fortuna volle che il progetto venisse affi-
dato all’architetto Edoardo Collamarini il quale, in-
sieme alla conoscenza superiore dell’arte sua unisce
un eletto senso del bello e la pratica perfetta delle
forme del nostro Rinascimento. Egli giovandosi del-
l’esame del tempio e dei rari documenti rimastici, fra
i quali la tarsia nel coro di San Giovanni, 1 sfrondò
la fabbrica, ricreandone l’ossatura originale, purgan-
dola completamente dalle aggiunte barocche, e con-
servando in ogni linea quel singolare carattere veneto
che serba, in molte parti, la bellissima chiesa.

Nel progetto di restauro ch’egli ideò è una castità
di linee veramente ammirevole. Però il concetto gene-

1 II coro intagliato e intarsiato di San Giovanni fu cominciato
il 25 novembre 1512 dall’architetto e prospettico parmigiano Mar-
cantonio Zucchi. Dopo diciannove anni di lavoro questi morì e le
ultime sei stalli vennero compiuti dai fratelli Pasquale e Gian Fran-
cesco Testa, architetti anch’essi ed intagliatoli cittadini.

rale, a diversi cultori (l’arte che lo esaminarono, sem-
brava troppo diverso dall’aspetto odierno del tempio e
pur convenendo nelle idee del Collamarini e lodandone
la graziosa traduzione estetica, ritenevano che il pub-
blico avrebbe fatto mal viso a quelle linee castigate e
sobrie. Aggiungevano che sarebbe stato un vero peccato
disperdere tutte quelle statue che fino a poco ornarono
l’edificio, le quali, pur essendo barocche, mostravano
tanta vivacità di mosse e tanta pratica dell’effetto deco-
rativo. Il Collamarini non disprezzo quelle osservazioni
e preparò un nuovo disegno collocando le statue in giro
alla fabbrica. Pel resto lasciò intatte le linee del primo
progetto, parendogli che il problema non offra altra
soluzione. Nella chiesa rinnovellata, saranno visibili i
grandi tetti superiori, la cupola riacquisterà tutta la
sua maestà, le mura lascieranno l’orribile camicia di
calce che le deturpa, per assumere il bel colore del
mattone. Saranno ripuliti i capitelli marmorei di Gian
Francesco d’Agrate, vandalicamente imbiancati nei
primi del secolo xix, e verrà tolta la barbarica arric-
ciatura di cemento nel piano inferiore.

Così Parma riavrà intera, nella purezza primitiva,
nella casta eleganza delle sue linee, la chiesa radiosa
pei mirabili affreschi del Parmigianino.

Laudedeo Testi.
 
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