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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 4
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D'Achiardi, Pietro: Alcune opere di Sculptura in Legno dei secoli XIV e XV
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0430

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ALCUNE OPERE DI SCULTURA IN LEGNO

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Napoli, col quale si suppone che abbia avuto in comune la bottega in Pisa, nella parroc-
chia di San Felice, prese a dipingere una tavola colla Madonna e Santi, per lo spedale di
Santa Chiara. Un’altra tavola di lui rappresentante la Vergine col Bambino, con ai lati San
Bartolommeo, Sant’Antonio Abate, San Giovanni Battista e Santa Dorotea, si conserva nel
Museo civico di Pisa. 1

Altre opere della sua maniera si conservano in Pisa, dove egli sembra essersi tratte-
nuto fino al 1404. Tornato in Siena, lo troviamo nel 1405 a dipingere nella cappella di
San Crescenzio, e nel 1406 in quelle di San Savino e di San Niccolò. Nel 1407 prende a
fare quattro scompartimenti della volta del duomo, e restaura la Madonna dell’ altare dei
maestri « de la pietra». Il 18 giugno di quello stesso anno prende a dipingere, con Spinello,
la sala di Balia nel palazzo comunale, dove fece quattro figure allegoriche in ogni scompar-
timento delle volte. Altre opere di minore importanza lasciò il nostro Martino in Siena e
nei dintorni. Viveva ancora nel 1434. Egli non si mostra pittore di grandi meriti; seguace
della maniera di Taddeo Bartoli, acquistò, specialmente negli ultimi tempi, una certa ele-
ganza nelle sue figure, una certa naturalezza e piacevolezza nel disegno e nel colorito, che
per lo più è di tinta chiara e alquanto difettoso di rilievo. 2

Il fatto che noi lo troviamo nel 1407 a restaurare la Madonna dell’altare dei maestri
« della pietra » mostra, in certo modo, i suoi rapporti cogli scultori in genere. E strano poi
che il suo nome, quale lo troviamo scritto nella base della Vergine di San Gimignano, venga
a nascondere completamente quello dell’artista che scolpì quelle figure. Ciò mostra una volta di
più la modestia di questi intagliatori in legno, che rinunciavano ad ogni diritto di paternità
sulle loro opere, anche quando queste non erano prive, plasticamente, di ogni pregio. Il
nostro Martino dunque, quasi disconoscendo il grado abbastanza elevato al quale era giunto
il mestiere del suo modesto collega, faceva, in certo modo, astrazione della plastica nell’opera
di lui, ed amava soprattutto di porne in rilievo la vaga policromia.

Come ultime testimonianze delle grandi tradizioni pisane, già sopraffatte dall’arte della
vicina Firenze, ricordiamo una statua in legno di Madonna col Bambino, che si conserva
nel Museo di Berlino, e che lo Justi ravvicina cronologicamente e stilisticamente alle scul-
ture della porta dei Canonici.3

Alla scuola fiorentina, più che alla pisana, ci sembra pure che appartenga l’Angelo
Annunziante della collezione Bardini in Firenze, che, per certi tratti naturalistici dei pan-
neggiamenti, del volto e dei capelli, crediamo di dover far rientrare nel secolo xv, piut-
tosto che nel XIV, come crede lo Schubring. 4

La serie delle sculture in legno che siamo venuti raccogliendo potrà essere ancora arric-
chita con nuove opere che giacciono nell’oblio in alcune chiese delle nostre città e delle nostre
campagne. La rassegna di queste opere dovrà però essere necessariamente breve; e la colpa
di ciò è da attribuirsi sia agli infausti mercanti moderni, che hanno frugato in ogni angolo
più riposto, strappando ai luoghi pii tanti fiori gentili, sia agli incoscienti restauratori che
spesso sembrano aver fatto del loro meglio per distruggere l’antica suppellettile del culto
nelle nostre chiese.

Le nostre ricerche potranno essere spinte anche attraverso tutto il secolo xv, durante
il quale l’uso di scolpire in legno si mantenne ancor vivo in Italia.

L’eredità della scultura in legno venne in parte ricevuta nel nuovo secolo dalle terre-
cotte e dagli stucchi dipinti, ai quali tanta importanza si è annessa specialmente in questi
ultimi anni, come attestano gli sforzi del Courajod a Parigi e del Bode a Berlino, per riu-
nire il più gran numero possibile di tal genere di monumenti. !

1 Sala V, n. 30. 4 P. Schubring, op. cit. ; vedi riprod. a pag. 145.

2 Vedi Crowe e Cavalcaselle, Storia della pit- 3 W. Bode, Florentiner Bitdhauer in Renaissance,

tura, voi. Ili, pag. 298. Berlin, 1902.

3 L. Justi, op. cit. ; vedi riprod. a pag. 278.
 
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