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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 2
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Bellucci, Alessandro: Arte decorativa: Un'antica industria tessile Perugina
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0161

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ALESSANDRO BELLUCCI

Corte di Ferrara. Sono ivi menzionati come tessuti di tela di lino, col cotone turchino per
gli ornamenti, aventi olii capi vergate (cioè linee grosse) di diverse altezze, con disegni
spesso geometrici, di stile quasi bizantino o con fughe di uccellini, onde si trovano denominati
inoxelacU, inuccellati.

Nell’Inventario della Corte de panni de lino 1482-1502 (c. 14), c’è il capitolo de man-
tili ad occhiello, cioè ad occhio di pernice. Vi si parla di mantili parisini, forse perusini,
inuxeladi schietti ad occhietto. E poi lì appresso viene il capitolo de tovaglie da famija da
mattina: tovaglie ad occhietto, tovaglie nove vergate. Ed a cc. 55 nelle Spese de lo offitio, 1472,
leggesi : Tovaie 25 de fameja, de le quali glie ne sono 14 use, cum li capi vergadi et inoxe-
ladi, et undici nove cum li capi bianchi, . . . tutte de braza j V una.

Fra questi accenni e gli oggetti tuttora esistenti, la rispondenza è perfetta: si tratta di
mantili, di pannilini, cioè panni di lino, di biancheria da famiglia per la mensa e la camera.

Non posso allungar la già soverchia materia di questa notizia con esporre quanto rin-
venni negli archivi di Perugia ; ma non sarebbe completa la notizia stessa senza un accenno
alla origine di questa arte tessile.

Per la loro forte personalità giuridica e per la grande efficacia politica, le arti ebbero per-
tanto le loro assise nelle matricole, delle quali parecchie si conservano nella Pinacoteca (fra
i codici miniati) e nella Biblioteca comunale di Perugia. Un’indicazione delle medesime
porsi già nel mio Inventario dei manoscritti della Comunale, pubblicato nel 1896, ma molte
andarono perdute: e nulla si saprebbe più di molte di esse, se Annibaie Mariotti non ce ne
avesse lasciato sul finire del Settecento un diligente transunto.

IL ars bambacariorum, o della bambagia, non ha accenni ai mantili o panni di lino, nè
nelle origini, nè dappoi, quando nel 1529 le si unì l'arte della seta, che si occupò poi anche
della tessitura del velluto, del raso e del damasco. La bambagia che col cotone turchino offrì
i primi ornamenti al pannilino, mescolandosi poi coi tessuti più sontuosi, fa per sempre di-
vorzio dall’umile compagno primitivo. Fra i tessitori bisogna cercare.

La matricola dei tessitori reca impresso nel cuoio a caratteri gotici: Matricida artis
capellarum foeminarum : ed il suo maggior lavoro consisteva nel tessere capette, cioè accap-
patoi per le donne del popolo e della media borghesia. Era il cappatoio ancora in uso a
tempo del Mariotti presso le nostre contadine. I primi statuti sono del 1307 : non vi si accenna
ai tessuti di lino con vergate di cotone turchino ; ma in fondo, quando l’arte del cappatoio è
sul declinare, comparisce in modo, dirò così ufficiale, l’arte dei pannilini che si mescola e
fonde con la fraternitas et universitas capellarioruvi.

E detto che mentre prima le capelle (cuffie) le portavano tutti, uomini e donne, « in capite
subctus birectas, postea abierunt in desuetudinem et ars ipsa fuerit et sit depauperata, . . .
attento quod pannilini sint de membris diete artis, cum ex eis fiant diete infide, et pannum
linum tessentes similiter sint de membris diete artis, et nulli arti solvant aliquam dovanam »,
chiedono e deliberano di « concedere diete arti et eorum camerario et artificibus ut possint
a dictis textoribus per futurum tempus in perpetuimi erigere dovanam ... ».

Dunque i Capellarii o Infularii, cioè i tessitori di panni di lino pel dorso e pel capo,
avevano dentro la propria corporazione, oggi diremmo una sezione, cioè una più umile mae-
stranza di tessitori detti i Pannilini, i quali attendevano esclusivamente alla tessitura del
lino : e poiché i primi si occupavano della tessitura degli indumenti esteriori, rimase ai secondi
il provvedere i tessuti di uso più intimo e di destinazione più domestica.

Possiamo lamentare che o la perdita della matricola dei pannilini o la parsimonia degli
accenni non ci sappiano dire di più ; ma se questa specie di diritti di tassa e di esazione si
dà ai pannilini nel 1510, cioè quando l’arte degl’infularii e capellarii è già sul declinare, e
da lei si è allontanato il favore del pubblico, mi pare che dobbiamo dedurne che l’arte del
pannilino doveva essere per lo meno antica quanto l’altra, accanto alla quale e in seno
della quale visse e fiorì: e se, nel principiare del Cinquecento, l’una scade e l’altra viene
sempre più in fiore, bisogna dire che il favore cui accennano gli statuti e le leggi trova
 
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