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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 2
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0163

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MISCELLANEA

Un quadro sconosciuto di Melozzo da Forlì. —

Sopra Melozzo da Forlì è stata richiamata recen-
temente l’attenzione degli studiosi dal bel quadro rap-
presentante San Sebastiano fra due donatori, identifi-
cato dal prof. A. Venturi e per merito del Venturi
stesso entrato a far parte della Galleria Nazionale
d’arte antica in Roma. 1 II prezioso quadro ha con-
tribuito grandemente a rendere più esatte le nostre
cognizioni sull’attività artistica del maestro forlivese,
del quale disgraziatamente dobbiamo lamentare tanta
scarsità di opere e di notizie.

Il grande affresco eseguito per Sisto IV nella Bi-
blioteca Vaticana, i meravigliosi angioli delle volte dei
Santi Apostoli, adesso nella sagrestia di San Pietro,
i due quadri del San Marco papa e del San Marco
evangelista nella chiesa di San Marco, l’affresco che
adorna la tomba di Juan Diego de Coca in Santa Maria
sopra Minerva e le altre poche opere che ci rimangono
di Melozzo, quantunque siano state sufficienti allo
Schmarzow per far campeggiare maestosa la figura del
maestro fra i più grandi artisti del Quattrocento in
Roma, ci fanno desiderare diveder ancor meglio lumeg-
giata la personalità artistica di lui. Quindi, ogni nuova
opera che possa contribuire a questo scopo non può
che riuscire oltremodo ben accetta nel campo degli
studiosi, tanto più che da essa noi dobbiamo attenderci
sempre nuove rivelazioni di bellezza e di forza. Ed
una rivelazione invero è stato per noi il nuovo quadro
che presentiamo ai lettori de L’Arte, e nel quale cre-
diamo di dover riconoscere indubbiamente la mano del
grande maestro.

Si tratta di un dipinto a tempera su tav. (i,58X°>57)>
che si trova attualmente in possesso del sig. Pio Fabri
in Roma, e che rappresenta la figura quasi grande al
vero di un Santo papa, in piedi, in atto di benedire
colla destra e di tenere un libro nella sinistra.

La figura del pontefice si impone a prima vista per
il suo aspetto nobile e dignitoso, per la sua calma se-
vera e solenne. Egli porta il triregno dorato sulla testa
incorniciata dall’aureola. Al di sotto del triregno scen-
dono sopra le tempie i lembi inferiori del camauro,

1 Vedi L'Arte, fase. Vili, 1904, pag. 310.

di un rosso vivissimo. Il grande piviale che avvolge
tutta la figura in ampie pieghe è tempestato di perle
e di altre pietre preziose. Esso ha disgraziatamente
perduto la sua primitiva tinta di un bel rosso carminio,
solo visibile ancora nella parte superiore, mentre la
parte inferiore, per il facile scolorir della lacca, è tor-
nata quasi al suo primitivo ed incompleto stato di
preparazione ; ed è per questa ragione che noi ab-
biamo creduto sufficiente dare soltanto la riproduzione
della parte superiore del quadro.

Nell’estremo margine della tavola, in alto, si leg-
gono i resti di alcune lettere segate per metà, ma che
ci hanno permesso tuttavia di ricostruire la scritta:
S. FABIANUS. Non vi è dubbio dunque che l’artista
abbia inteso di rappresentare qui San Fabiano papa,
il quale tenne il pontificato dal 236 al 250.

Nonostante che la tavola abbia sofferto in più parti
per alcune screpolature, e per la perdita del colore
nella parte inferiore del manto, essa è tuttavia asso-
lutamente immune da restauri e ci permette di godere
ancora la bella pittura in tutta la sua genuina fre-
schezza.

Un potente verismo anima la figura del pontefice
nello sguardo penetrantissimo ed un po’ irregolare,
nei lineamenti un po’ stanchi, nell’atteggiamento ge-
nerale del corpo leggermente affranto, ma maestoso
e solenne.

L’opera, oltre che nella profonda penetrazione psi-
cologica del carattere, reca in ogni dettaglio la forte
impronta del maestro forlivese che aveva fatto tesoro
delle severe massime di Piero della Francesca, ma
che aveva saputo nello stesso tempo affermare alta
ed intatta la sua personalità al di sopra di qualunque
scuola, di qualunque indirizzo.

La tecnica presenta quella stessa leggerezza lumi-
nosa che riscontriamo in tutte le opere di Melozzo, e
specialmente nel San Sebastiano della Galleria Cor-
sini. Il colorito semplice, trasparentissimo, lascia in-
travedere la sottostante preparazione verdastra nelle
carni, e nel tratteggiar del pennello rivela l’artista av-
vezzo a trattare l’affresco e quasi schivo delle diffi-
coltà dell’impasto.

Non poche sono le affinità che la figura del San Fa-
 
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