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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 2
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0181

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136

CORRIERI

Piczulo, suo famigliare, e che da lui sia custodito.
Questo dimostra che fra i tanti orafi e argentieri sul-
monesi di allora, Nicola Piczulo operava per la corte,

Reliquiario d’argento dorato
Cast®vecchio Subequo
Chiesa di San Francesco

onde la sua valentìa gli aveva procurato il titolo di
famigliare del re.

L’epoca più florida dell’oreficeria sulmonese va dalla
seconda metà del secolo xiv fin circa il 1450. In questo
lungo e fortunato periodo una schiera di artisti, fra i
quali quel Ciccarello di Francesco, autore del famoso
calice ordinato da papa Innocenzo VII per la Catte-
drale di Sulmona, produsse un numero sterminato di
opere.

Dopo gli studi del Bindi 1 e del Gmelin, 2 Nicola
Piczulo rimase un ignoto, un nome, insomma, nulla
più. Volli tentare delle ricerche d’archivio, e riuscii a
scovrire che nel 1386 egli era maestro e procuratore
della Santissima Annunziata di Sulmona 3 4 e che nel
medesimo anno fece acquisto di un terreno di opere
otto in luogo Santa Maria dei Carboni. 4 Consultai,

1 Op. cit.

2 Die Mittelalterliche Goldschmiedekunst in den Abruzzen.

3 Archivio Santissima Annunziata di Sulmona, fase. 74, n. 732.

4 Archivio della Cattedrale sulmonese. Indice e transunti di stru-
menti, fol. 54.

poi, i catasti municipali e vidi che il Piczulo figurava
proprietario di molte case e terreni.1 Tutto ciò era
una meschina soddisfazione ; occorreva conoscere l’ar-
tefice nelle opere, e queste trovai a Castelvecchio Su-
bequo, ove alcuni anni fa mi recai a scopo di studi
d’arte.

* * *

Questo paesello è posto sopra una ubertosa collina,
a 470 metri sul livello del mare, appartiene alla pro-
vincia d’Aquila, e conta 2100 abitanti circa.

La chiesa madre, dedicata al Poverello d’Assisi, è
una costruzione barocca del 1647, aggiunta agli avanzi
della chiesa quattrocentesca. L’interno è a tre navi.
Nel primo altare, a destra entrando, si ammira una
tela del 500, che raffigura l’Assunta. Dell’opera ori-
ginale è rimasto solo il bellissimo gruppo degli Apo-
stoli e i due santi laterali; la Vergine, in una corona
di angioli, e l’Eterno che sta in alto, sono evidente-
mente di epoca posteriore. In un altro altare della
nave a sinistra è Sant’Agapito, d’un disegno mediocre
e di un colore scialbo e monotono. È così firmato:
Nicolaus Delens Flander pinx 7649.

L’abside e le due cappelle laterali, corrispondenti
alle navi minori, conservano la struttura quattrocen-
tesca. La cappella di San Francesco, che sta in cornu
Evangeli, è tutta decorata di affreschi, i quali, in tanti
riquadri, rappresentano fatti della vita del Santo. I
quattro semispicchi della volta portano le figure degli
Evangelisti. Questi affreschi, alquanto malandati, sono
pregevolissimi e appartengono ai primi anni del sec. xv.
Nei nastri dei riquadri, nei fondi delle scene, ecc.,
sono molti graffiti in caratteri dell’epoca; eccone al-
cuni: A. d° Mcccclxxinr... fecit Matias...-, mcccqIxxvji
a di xxv de aug.; mccccIxxx a di... Nel 1653 un pit-
tore ristaurò qua e là, senza cagionare danni rilevanti.

L’altare, ove è la statua del Santo, è un’opera di
intaglio non spregevole, della seconda metà del se-
colo xvir.

Della medesima epoca, ma molto più ricco è il gran-
dioso tabernacolo dell’altar maggiore e le decorazioni
degli usci laterali, che mettono al coro.

Negli scaffali della sagristia sono parecchi reliquiari
d’argento e di rame, del tre e quattrocento. Uno di
essi, di stile gotico, è molto bello. Lo stemma a smalto
champlevé dei De Celano — scudo alla banda — che
è nel nodo, fa supporre che l’oggetto sia un dono di
qualcuno di questa famiglia.

È alto 40 centimetri e porta impresso il marchio
SVL {Sullno) usato dagli argentieri sulmonesi fino
al 1406.

Il reliquiario, detto del sangue, è un prisma cavo
di vetro, sostenuto da due piedi di argento. Nei due
ottagoni, che formano le chiusure del prisma, sono
applicati due smalti meravigliosi del secolo xiv.

1 Archivio comunale di Sulmona. Catasto del 1420, pag. 14.
 
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