PAOLO D'ANCONA
Un secondo vegliardo corre in aiuto del primo, ma il mariuolo non cede e in altri versi
chiarisce le sue intenzioni :
la . nesera . de . ma . bocha . ostea
Sisera . ma . goria . bien . arossea.
Pertanto, malgrado questi inevitabili incidenti di viaggio molti sono già giunti alla mèta,
alla preziosa fontana. Sorge essa in mezzo a un prato fiorito ed è di forma poligonale: nel
centro si erge un piedistallo che regge una seconda tazza polilobata, in alto limitata da un
gotico baldacchino, tutto a pilastrini e pinnacoli. Sulla sommità è il Dio tutelare del luogo,
Amore alato, in atto di scagliare le sue freccie. Presso al fonte ferve il movimento e la vita.
A sinistra i nuovi arrivati si affrettano a deporre le vesti: chi si toglie le scarpe, chi le
calze, una donna fa scorrere dalla testa la veste; un vecchio depone il manto mentre la
consorte già si avvia al bacino. E i poveretti si aiutano fra loro: vedasi, ad esempio, la
vecchia ignuda che fa col dorso sgabello a un infelice. Ma eccoli tutti nelle acque, felici,
trasfigurati. La triste vecchiezza è sparita e con essa ogni guaio: tornano gli anni felici e
i palpiti dell’amore. Stretti abbracci e lunghi baci appassionati sono le prime manifestazioni
della vita rinnovellata.
Ala conviene far ritorno alle proprie case: già i destrieri attendono impazienti che i cava-
lieri e le dame rivestano i ricchi indumenti e saltino in sella.
La cavalcata di ritorno è una viva ed efficace pittura della vita feudale e delle sue raffi-
nate eleganze. Sui cavalli riccamente bardati siedono coppie felici che si baciano con voluttà,
sfilano le gentildonne e i cavalieri, mentre i cani rincorrono la selvaggina e il falconiere è
pronto a lanciare i falconi. Poco lontano dal corteo, un armigero cerca di trarre nella
boscaglia una giovine donna, la quale resiste alle cupide brame, e gli dice:
sidaucun .fusiens ■ troues
nous . seriens . deshonores.
Ala il giovine, che non ha simili scrupoli, ribatte:
dedans . cesi . boys . vons .faut. venir:
ponr . nostres . amours . nius . acuplir.
Come finirà la contesa è facile prevederlo. E chi oserebbe condannarli? Non è questo
il giorno sacro alla gioventù ed aH’amore ? Gli araldi che precedono il corteo lo proclamano
a suono di tromba !
Il soggetto è dunque un po’ ardito, non lo neghiamo, e la scena è stata giustamente
dipinta come un misto di serio e di grottesco, di goffo e di naturale, d’ingenuo e di lubrico,
tale da produrre le più svariate impressioni in chi la riguarda.1 I più l’hanno giudicata seve-
ramente. Il Muletti,2 ad esempio, non sa capacitarsi «come AUlerano e gli antichi feudatari
di Manta potessero condurre nella descritta sala le loro damigelle!». Un altro storico 3
aggiunge che tale scena « non è il migliore argomento in favore della verecondia marchio-
nale ». Ci sembra vana critica questa. Non bisogna giudicare alla stregua dei propri tempi
le manifestazioni di altre civiltà più remote. Invece di scandalizzarci e gridare al peccato dob-
biamo considerare questi come documenti preziosi. Essi ci mostrano come l’arte del secolo XIV
non si sia limitata a rappresentare idealità religiose, ma, amante della vita, ne abbia talora
magnificata tutta la giocondità.
L’anonimo frescante di Alanta attinse nel figurare l’episodio della maravigliosa Fontana
3 C. G., Saluzzo e ì suoi Marchesi, Saluzzo, 1854,
1 Frizzi, op. cit., pag. 293.
2 Muletti, op. cit., IV, pag. 369.
pag. 122.
Un secondo vegliardo corre in aiuto del primo, ma il mariuolo non cede e in altri versi
chiarisce le sue intenzioni :
la . nesera . de . ma . bocha . ostea
Sisera . ma . goria . bien . arossea.
Pertanto, malgrado questi inevitabili incidenti di viaggio molti sono già giunti alla mèta,
alla preziosa fontana. Sorge essa in mezzo a un prato fiorito ed è di forma poligonale: nel
centro si erge un piedistallo che regge una seconda tazza polilobata, in alto limitata da un
gotico baldacchino, tutto a pilastrini e pinnacoli. Sulla sommità è il Dio tutelare del luogo,
Amore alato, in atto di scagliare le sue freccie. Presso al fonte ferve il movimento e la vita.
A sinistra i nuovi arrivati si affrettano a deporre le vesti: chi si toglie le scarpe, chi le
calze, una donna fa scorrere dalla testa la veste; un vecchio depone il manto mentre la
consorte già si avvia al bacino. E i poveretti si aiutano fra loro: vedasi, ad esempio, la
vecchia ignuda che fa col dorso sgabello a un infelice. Ma eccoli tutti nelle acque, felici,
trasfigurati. La triste vecchiezza è sparita e con essa ogni guaio: tornano gli anni felici e
i palpiti dell’amore. Stretti abbracci e lunghi baci appassionati sono le prime manifestazioni
della vita rinnovellata.
Ala conviene far ritorno alle proprie case: già i destrieri attendono impazienti che i cava-
lieri e le dame rivestano i ricchi indumenti e saltino in sella.
La cavalcata di ritorno è una viva ed efficace pittura della vita feudale e delle sue raffi-
nate eleganze. Sui cavalli riccamente bardati siedono coppie felici che si baciano con voluttà,
sfilano le gentildonne e i cavalieri, mentre i cani rincorrono la selvaggina e il falconiere è
pronto a lanciare i falconi. Poco lontano dal corteo, un armigero cerca di trarre nella
boscaglia una giovine donna, la quale resiste alle cupide brame, e gli dice:
sidaucun .fusiens ■ troues
nous . seriens . deshonores.
Ala il giovine, che non ha simili scrupoli, ribatte:
dedans . cesi . boys . vons .faut. venir:
ponr . nostres . amours . nius . acuplir.
Come finirà la contesa è facile prevederlo. E chi oserebbe condannarli? Non è questo
il giorno sacro alla gioventù ed aH’amore ? Gli araldi che precedono il corteo lo proclamano
a suono di tromba !
Il soggetto è dunque un po’ ardito, non lo neghiamo, e la scena è stata giustamente
dipinta come un misto di serio e di grottesco, di goffo e di naturale, d’ingenuo e di lubrico,
tale da produrre le più svariate impressioni in chi la riguarda.1 I più l’hanno giudicata seve-
ramente. Il Muletti,2 ad esempio, non sa capacitarsi «come AUlerano e gli antichi feudatari
di Manta potessero condurre nella descritta sala le loro damigelle!». Un altro storico 3
aggiunge che tale scena « non è il migliore argomento in favore della verecondia marchio-
nale ». Ci sembra vana critica questa. Non bisogna giudicare alla stregua dei propri tempi
le manifestazioni di altre civiltà più remote. Invece di scandalizzarci e gridare al peccato dob-
biamo considerare questi come documenti preziosi. Essi ci mostrano come l’arte del secolo XIV
non si sia limitata a rappresentare idealità religiose, ma, amante della vita, ne abbia talora
magnificata tutta la giocondità.
L’anonimo frescante di Alanta attinse nel figurare l’episodio della maravigliosa Fontana
3 C. G., Saluzzo e ì suoi Marchesi, Saluzzo, 1854,
1 Frizzi, op. cit., pag. 293.
2 Muletti, op. cit., IV, pag. 369.
pag. 122.