Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

DOI Heft:
Fasc. 3
DOI Artikel:
D'Ancona, Paolo: Gli affreschi del Castello di Manta nel Saluzzese
DOI Seite / Zitierlink:
https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0241

DWork-Logo
Überblick
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
194

PAOLO D'ANCONA

ij-t»gnfv'«MùflKfiwjrfiwàrt'mnf» * ye^uuwfa^lrb.jjr?»^.^..-'-,

i .^rhiflirscliris Vt'rtKìijrtifinrtrl.Hi
1/is’tjgrj»v)tui8fujmatinS&ij j <gvémrttm ajttn.S
ffnftamrVmpr.ns aflniitt :w>^!r;e:raut tn irrtmelft’fgilm

l^-art «róQu'« jmi'&mow nLtoub#?{ lauanon -

•V’gmènlft fyN/yfMtnfrfa ttf» i fiìfn piane ìw «1*100 itumiuifion ■

Jrtins)tyiufalfm ì le top fc nto*#

llm'rthjir ,)M«0;rtiusfiV-

pflm (itine it* tot; ;ml> —
githorus tvrt^itraeVfirnffu orrtf»

f ftpjtotu.-w -fu -Mu .iqunnitpV

1 ffa *>5*^ !fa iflft j»

___:_.

Manta della seconda metà del XVI secolo. Riportiamo il brano del Muletti che reca l’importante
notizia: 1 « Scrive Valerio della Manta che Valerano, figliuolo del marchese Tommaso di Saluzzo,
cavaliere valoroso, savio e prudente, il quale fu posto alla tutela del nipote marchese Lodovico
pupillo, ed al governo di tutta la marchia, ebbe fra gli altri un figliuolo nominato Giovanni che
fu abate di Staffarda; che questo abate, come personaggio di gran dottrina, fu chiamato da
papa Felice V con lettera datata da Losanna il primo giorno di luglio del 1444 (questa
lettera è riferita nel manoscritto); che papa Felice lo mandò quindi ambasciatore a molti
principi cristiani ed all’imperatore Federico Austriaco; che viaggiando egli per la Germania,
fu anche alla Corte del duca di Saxa, dal quale venne onorato moltissimo per causa che
ben sapeva come la casa di Saluzzo procedeva dai prencepi Saxoni cioè dal grande Alde-
ramo e da Adelasia. Ora prima di congedarsi da quel grazioso duca, monsignor Giovanni
Saluzzo lo pregò che volesse concedergli una copia delle pitture della gran sala del suo
castello: il duca di Sassonia fece delineare su pergamena un’esatta copia di tutte quelle
dipinture da un valente artefice e la rimise al Saluzzo (Valerio della Manta scrive che quella

pergamena ancor si conservava
in sua casa), il quale, portatala
con sè, fece poi dipingere in con-
formità della medesima la sala
del suo castello di Manta ».1 2

Tutte queste notizie vanno ac-
colte però con beneficio d’inven-
tario. Il Muletti stesso dimostra
come la maggior parte dei fatti
narrati da Valerio Saluzzo, pur
contenendo un fondo di verità,
sieno travisati nei particolari. Per
ciò che riguarda le pitture di
Manta noi riterremo una sola cosa,
che cioè fin dall’antico era tra-
dizione che il modello ne andasse

Biblioteca Nazionale di Parigi. La Généalogie des Rois de France ricercato in una pergamena mi

niata. Per far acquistare verosi-
miglianza alla narrazione di Valerio basterà, alla Corte del duca di Sassonia, sostituire quella
francese di Carlo VI, e al nome di Giovanni Saluzzo con ogni probabilità quello dello stesso
marchese Tommaso III.

Non deve questo sembrar strano. Quando nel 1405 Tommaso dalla Francia tornò in
Piemonte portò seco un quantità di oggetti « molte belle cose e gentileze »,3 fra cui vari
libri miniati, come di ritorno da altra gita fatta nel 1401 aveva recato « il disegno della torre
grossa del castello di Saluzzo che lui fece fare in pergamena».4

Dopo quanto si è detto, anche non volendo ammettere che il codice parigino sia l’ori-
ginale, non sarà fuor di luogo supporre che da Parigi il marchese Tommaso assieme al
modello della torre del suo castello recasse un’altra pergamena con le figurazioni che ci
interessano, copiata da qualche tappezzeria o parete affrescata. Si ricordi come il soggetto

1 Muletti, VI, 395.

2 Nella sala dei Giganti del palazzo di Dresda si
trovavano dipinti nelle nicchie delle finestre dei gi-
ganti chiamati anche prodi, figure di quattro metri di
altezza, che secondo Corn. Gurlitt (Kunstdankmaler

Dresden, 1903, pag. 370) furono forse eseguiti da Fran-
cesco Picchino prima del 1555, anno in cui ritornò in

Italia (v. Vasari) e dai fratelli Benedetto e Gabriele

Thola, conosciuti anche come musaicisti (v. Gurlitt,
ibid., pag. 352). Ringraziamo il dott. Hantzsch di Dresda
per questa notizia liberalmente inviataci, la quale ha dis-
sipato ogni dubbio circa l’attendibilità della narrazione
di Valerio Saluzzo.

3 Yorga, op. cit., pag. 153.

4 Muletti, V, 85.
 
Annotationen